Sunday, January 14, 2024

Peregrinatio

Non succede quasi mai che mi resti la voglia di postare in differita, quello che scrivo spesso mi sale dentro mentre sono immerso nei tornanti delle vicende, piccole o grandi, in cui mi trovo localmente nello spazio e nel tempo. Chissà da cosa dipende, credo che sia un tentativo di vivere per sempre, di lasciare una scia, di provare a non so chi né cosa che c'ero e provavo a ragionare e a trarre spunti per essere, se non migliore, più consapevole e attento a quel che mi turbinava intorno. È il mio modo di osservare dettagli a poco a poco e lasciarli risuonare nella mia testa. Inizio a prendere appunti mentali e a fare qualche foto, un po' per avere materiale iconografico ma specialmente come ricordo visuale, un flash ottico al posto di parole che non appunto su nessun taccuino. L'esito, quasi inevitabile, è che devo scrivere in fretta, prima che altro si affastelli e tolga l'urgenza contingente di fare memoria.

Il pellegrinaggio a Riese Pio X non è stato diverso, mentre caminavo in una giornata luminosa e calda d'ottobre, mi rendevo conto di essere in una bolla speciale, vai di iPhone a carpire le angolature giuste o le frasi celebri mentre mi gustavo l'atmosfera e l'aura di evento straordinario che forse tutti i paesani non hanno potuto evitare di assorbire nei mesi che hanno preparato questo show di religiosità popolare e campanilistica. Non capita spesso di vedere il corpo di San Pio X nel suo paese, dalle grotte vaticane alla campagna dopo un secolo e rotti dalla sua elezione a pontefice.

Ma stavolta non mi sono messo a scrivere, di solito lo faccio furiosamente, perché non ho trovato il tempo, pur se il pensiero che avrei dovuto farlo mulinava di tanto in tanto: "dovrei scrivere", mi dicevo fra lezioni, riunioni, rottura di maroni... Ma se negli altri casi i post non escono mai come cold case, sono invece qui a mettere la Peregrinatio Corporis negli annali, è un viaggio di un corpo e di quel che ho pensato e mi è rimasto impigliato fra i neuroni. E i viaggi, in questo blog, hanno diritto di parola anche se sono figurati o coi trasferimenti in carne ed ossa non c'entrano proprio. Forse la scusa mi è venuta proprio perché avevo fatto diverse fotografie e qualche giorno fa il mio telefonino vibra e richiama la mia attenzione con un rumorino e mi sottopone un ricordo del 13 ottobre. Diavolaccio d'uno smart phone che non si fa i cavoli suoi e decide che, visto che avevo scattato a raffica, la cosa meritava di essere post-prodotta in un video (un ricordo, appunto) e data in pasto all'algoritmo che ci aggiunge la musichetta e qualche dissolvenza. 

Di quella giornata mi resta forse più di tutto la sensazione di spazio e placidità del centro del paese, traffico bloccato, sole e temperatura mitissima che mi ha spinto a togliermi il maglione, tenendolo appoggiato al braccio, la bella sensazione di poter camminare per kilometri in mezzo alla strada che taglia il paese, con le case abbellite da nastri e drappi, sfilando a fianco della casa natale di papa Sarto, fino a  raggiungere il Santuario delle Cendrole, dove c'è la Madonna più celebra delle mie parti e dove si va a fare il picnic a pasquetta, con le uova sode e la colomba. 


Sede del comune di Riese Pio X.

Ero estasiato (e, pur non avendo fatto proprio nulla!) onorato dallo sforzo fatto da tutti per mettere ordine, dai capannelli di volontari, protezione civile dei comuni vicini, carabinieri in pensione, gruppi vari e di una moltitudine di persone che accompagnavano i pellegrini, controllando, ad ogni incrocio, che tutto andasse bene, pronti  a rispondere  a domande, a scambiare due parole, a fare da guide turistiche volanti nei vari punti importanti del percorso (mamma, ad esempio, era di turno alla casetta del papa e raccontava le storie, alcune sentite molte volte altre meno, di quando Bepi era bambino e c'era il pavimento di terra battuta e la cucina economica; nella parrocchiale di S Matteo ho rivisto all'opera Nazzareno, che è stato mio "educatore" diversi decenni fa).

La mia è stata una passeggiata gloriosa, lenta ed assaporata, fino al Curiotto, il sentiero sontuoso affiancato regalmente da fossi e siepi che porta al Santuario e che tradizione vuole fosse percorso dal giovane Sarto senza scarpe per non consumare le suole che andavano risparmiate per la scuola. Ghiaino e stabilizzante per terra a disegnare curve fra i prati, mai avevo visto il Curiotto in forma tanto smagliante, con aperture sulla campagna e viste del campanile della chiesa che via via si faceva sempre più vicina. Quando sono arrivato sullo spiazzo, prima di segnalare il mio arrivo al camper dove registravano la presenza, davano informazioni e si distribuivano i depliant, ho fatto sosta all'osteria dei Biasio, ci sono motivi e persone che me la fanno sentire sempre un po' casa mia, caffè macchiato e tramezzino, poi mi sono recato in chiesa dove la nostra Madonna dorata osservava dall'alto il cofano del santo, collocato in mezzo alla navata svuotata dalle sedie e dai banchi che ci sono di solito. Devo dire che non ho visto molto del corpo, sotto una maschera scura e apparentemente d'ebano che copriva volto e mani, più che altro sapevo che cosa c'era e, come tutti gli altri, ho seguito camminando lentamente e in qualche raccoglimento il percorso circolare che era previsto per i pellegrini.

Fuori dalla chiesa c'era un bel clima, tutti sembravano rapiti o, forse, si gustavano la giornata, l'eccezionalità dell'evento e la familiarità con questo papa che, piacciano o meno alcune sue posizioni, è un eroe della nostra terra e ha plasmato il nostro immaginario (la leggenda/verità forse più appropriata è quella che vuole che Pio X abbia detto "vivo o morto ritornerò", non importa bene quando, dove o a cosa si riferisse: è facile per noi in paese prendere la peregrinatio come un adempimento della promessa fatta ai suoi concittadini). C'era una tensostruttura adibita a cappella e parecchi preti che attendevano i fedeli nel prato della chiesa in postazioni tranquille, con le sedie e un semplice paravento, distanziati quel tanto che bastava per dare un minimo di privacy a chi voleva parlare, mi sono confessato per l'occasione, ritrovando quella serena sensazione giovanile di fluttuare libero quando il sacramento fa tabula rasa dei piccoli e grandi peccati commessi. 

Ho cercato di tornare ripercorrendo a ritroso il Curiotto ma non si poteva andare contro-mano per questioni di sicurezza, mi sono astenuto dal violare le regole tagliando scavezzocampi e sono tornato sulla strada, assieme agli altri. Piccola pausa in cimitero, dove ho lasciato un "santino" col programma dell'evento sulla tomba di papà, avrebbe avuto cose da raccontare anche lui. Proseguo fino a un altro tendone, eretto a fianco della chiesa arcipretale in centro, dove proiettavano un breve film su Pio X e su Riese, si poteva stare seduti sulle stesse panche che sono usate per la sagra di S. Matio in settembre. La chiesa, col fonte dove fu battezzato Sarto, ha anche molti altri cimeli, inclusa la tomba marmorea che fu in Vaticano e che è poi stata donata al paese. Il sito https://www.papapiox.it/ è ricco di informazioni e ricordi.  

Il "biglietto", che credo sia servito a contare le persone che hanno partecipato all'evento, l'ho tenuto nel portafoglio fino ad oggi, anche questo rettangolo di carta dorata dev'essere servito a motivare queste righe un po' balzane a cavallo fra il personale, la storia e la nostalgia.


Friday, January 12, 2024

Rovigo

Rovigo non è poi in capo al mondo, ci metto poco più di un'ora da Mestre e, con la cura di prendere i regionali veloci da e per Bologna, è un viaggio comodo attraverso una pianura piatta, verso il fiume che è il nostro Mississippi. Ci ero già stato, ma non mi era bastato per scrollarmi di dosso l'impressione che è una landa spersa, ingentilita dalla presenza di Susi, che ci abita e che inietta in questo luogo mentalmente lontano un tocco di amicizia e di legami umani. E, in fondo, la percezione di finis terrae resta, nonostante la constatazione solida che basta un'ora per arrivarci: i paesi suonano, se non mai sentiti, rari e quasi emblematici di distanze siderali, le corriere hanno per capolinea Trecenta, parte dalla stazione di Rovigo una linea con fermate a Ceregnano, Lama, Baricetta, Adria, Loreo, Rosolina, Cavanella d'Adige, Sant'Anna di Chioggia e Chioggia (un'ora e dieci minuti dopo), sembra una lista di puerto escondido adatti all'oblio o alla latitanza, come se si trattasse di Tailem Bend! Posti sfaldati da visioni padane accecanti nel sole lattiginoso di questa giornata aperta di inverno, fredda ma tersa, in cui mi godo il caldo della carrozza mentre elaboro qualche sensazione.

Rovigo è una città ariosa, con tanti spazi, edifici bassi e mi reco dalla periferia della stazione al centro, diretto verso l'IIS De Amicis, l'istituto tecnico-professionale che ospita la mia lezione di ``orientamento'' su ChatGPT per due classi quarte. Ripercorro a piedi quasi interamente un percorso che ho già fatto, credo quando sono andato a fare una lezione a una qualche scuola di statistica, ritrovo il supermercato Gamma, dove ricordo di essermi comprato un paio di mele, e il negozio di giocattoli PlastoGomma, l'avevo trovato chiuso anni fa ma ora che è aperto non ho il tempo di fermarmi; arrivo al De Amicis. È un istituto che in qualche modo mostra la patina del tempo e ha un nome ben allineato a una storia che deve risalire almeno ai primi anni del novecento.


Vecchio stemma della scuola e lapide d'altri tempi in aula magna.

I ragazzi sono visivamente ruspanti, molte felpe, lontani da ogni pretenziosità e abbastanza posati. mi fanno varie domande, spesso nettamente ``migliori'' della media e interagiscono in modo diretto e sensato, ragiono con loro su domande ampie, ``perché se ci sono tanti rischi si consente l'uso generalizzato di ChatGPT?'', ``chi ha inventato ChatGPT o l'AI?'', dico loro che non sono domande semplici e dipano un filo, sottolineando ad esempio che se Altman ha percorso con OpenAI l'ultimo miglio, prima ci sono decenni di studi, miliardi di dollari d'investimento e si parte della ricerca di McCulloch and Pitts del 1943. La scienza segue lunghi e tortuosi percorsi, è successo tanto volte e questa non è tanto diversa.

Albino Pasotto, uno dei ritratti dell'aula magna.

Il treno passa a fianco dei coni assolati del colli Euganei, l'allarme della glicemia alta si mette a suonare, dice 209 ma ormai ho capito ben bene che sovrastima sempre e so che fra poco le 3 UI che ho preso dopo la vaschetta di cereali entreranno in circolo. Abbiamo accumulato un poco' di ritardo e perdo la coincidenza delle 15.14 a Mestre per un niente, poco male perché alle 15.26 c'è un altro treno per Udine. La giornata volge in un certo senso al termine, decido di andare a casa a sbrigare alcune fra le tante faccende inevase e rimaste sepolte dalla didattica, dagli impegni e dalle riunioni di questa settimana. mi do da solo gli incentivi proponendomi di farmi una moka da tre, che mi dà una svegliata e mi scalda lo stomaco. Metto per ricordo le mille parole circa che ChatGPT ha sfornato come saluto agli studenti:
Prompt: Immagina di essere un docente universitario che deve presentare ChatGPT agli studenti dell’istituto tecnico e professionale De Amicis di Rovigo. Gli studenti sono di quarta superiore e sono iscritti agli indirizzo professionale socio-sanitario, usa un linguaggio formale e accattivante per introdurre una sessione di lavoro congiunto. mostra di saper cos’è il De Amicis e scrivi un migliaio di parole.
ChatGPT: Onorevoli studenti dell'Istituto Tecnico e Professionale De Amicis di Rovigo,

È un onore per me essere qui oggi per presentarvi una tecnologia rivoluzionaria e affascinante: ChatGPT. Come docente universitario, comprendo l'importanza di abbracciare le nuove sfide tecnologiche, e oggi voglio condividere con voi un'opportunità di apprendimento unica.

Prima di immergerci nell'universo di ChatGPT, permettetemi di esprimere la mia ammirazione per l'Istituto De Amicis. La vostra istituzione ha una lunga storia di eccellenza nell'istruzione, e il vostro impegno nel preparare gli studenti per indirizzi professionali, in particolare nel settore socio-sanitario, è davvero lodevole. Siete la forza trainante del futuro e la chiave per affrontare le sfide in un mondo in continua evoluzione.

Ora, parliamo di ChatGPT. Che cos'è esattamente? ChatGPT è un modello di linguaggio avanzato sviluppato da OpenAI, il cui scopo è comprendere e generare testo in modo intelligente. È alimentato da GPT-3.5, una delle tecnologie più avanzate nel campo dell'intelligenza artificiale. La sua capacità di comprendere e rispondere in modo coerente a diverse richieste rende ChatGPT una risorsa formidabile per l'apprendimento e la collaborazione.

Oggi, insieme, esploreremo le potenzialità di ChatGPT attraverso una sessione di lavoro congiunto. Questo ci offrirà l'opportunità di comprendere come questa tecnologia può essere applicata nei contesti socio-sanitari, fornendo nuove prospettive e soluzioni innovative.

Nella vostra futura carriera nel settore socio-sanitario, l'utilizzo di tecnologie avanzate come ChatGPT potrebbe ampliare il vostro bagaglio di competenze. Immaginate di avere un assistente virtuale intelligente che può aiutarvi a rispondere alle domande dei pazienti, fornire informazioni cruciali in tempo reale o persino assistervi nella documentazione delle pratiche mediche. Queste sono solo alcune delle possibilità che esploreremo insieme.

Durante la sessione, avremo l'opportunità di esaminare casi pratici, discutere le applicazioni potenziali di ChatGPT nel vostro campo e, soprattutto, apprendere collaborando. Vi incoraggio a porgere domande, condividere le vostre idee e sfruttare appieno questa esperienza di apprendimento.

In conclusione, siamo qui oggi per esplorare insieme le frontiere dell'intelligenza artificiale e applicarle in modo pratico nel vostro ambito professionale. Sono fiducioso che questa sessione ci aprirà nuovi orizzonti e arricchirà la vostra preparazione per affrontare le sfide future.

Grazie per la vostra attenzione, e iniziamo questa emozionante avventura di apprendimento insieme.
Lo prendo per un buon auspicio.    

Tuesday, September 19, 2023

MFW 2023 e piñacoteca

Bon, sono a Milano, 18.45, il Frecciarossa è puntuale come la morte. Qualche riga sulla città, poi un giro alla Pinacoteca di Brera e, infine, Milano nuovamente. 


Dopo un viaggio tranquillo e confortevole in area silenzio, decido di andare a vedere Brera. Ci avevo provato tante volte, quasi sempre il lunedì quando è chiusa e mi era rimasta la voglia. Salgo sulla M1 fino a Lanza, sguainando la carta di credito senza dover nemmeno fare il biglietto (cosa che trovo sempre avanti anni luce rispetto alla carta Venezia). Intanto mi guardo i cartelloni della MFW 2023 dal 19 al 25 settembre. Ma come mai quasi tutte le volte che capito qui c'è la Milano Fashion Week, con tutto il suo glamour (?) e questa profusione statisticamente sospetta di stangone mirabili, alte e magre, spesso con canottiere ascellari e short inguinali a coprire miracolosamente il minimo che serve? Ma fate la week un mese sì e uno no?   



Il tempo di capirmi con Google maps e cammino fino alla Pinacoteca, dove stanno facendo lavori. Sono in un palazzo monumentale, accolto sullo scalone da una statue di Cesare Beccaria, che non sarà una star ai tempi nostri ma cattura quell'essenza meneghina che ha reso questo luogo una capitale. L'ingresso è popolato di statali che mi danno l'impressione di essere vecchio stampo, dato che per lavorare lavorano ma non mi sembrano affannati per nulla, sempre in coppia, così se uno risponde al viandante che chiede info, l'altro controlla che dica giusto. Mi indicano l'armadietto per il trolley, cauzione 1 euro, pago il biglietto, 16 euro, "posso andare in bagno?", ok ma è fuori, "ci vada prima di entrare che poi una volta dentro non si esce più", ah va ben, sequestrato. Il bagno non è un orgoglio del bel paese: piccolo (e siamo in uno dei più bei musei del mondo), sgangherato, senza sapone, asciugamani ad aria calda che non funziona, le piastrelle come un gruviera di buchi da ex-viti a pressione per accessori che si sono tolti e ri-tolti... mi dico che è una strana partenza: sono a Milano, mica allo Zen, a Brera, e trovo personale "affaticato" e bagni da terzo mondo, c'è qualcosa che mi sfugge? Comunque sono qui per i quadri, mi bevo un caffè, 2 euro, e parto senza riuscire ad orientarmi immediatamente. Chiedo a un custode che mi risponde burbero che non ho un capito un accidente (!), mi stanno per girare le eliche ma intuisco che sotto sotto c'è della stoffa. Mi guida per manina fino a una mappa murale, "parta dalla sala 1 a sinistra, poi prosegue con la 2 e quindi 3, 4, 5, 6, Mantegna e poi..." Vedete che era sveglio, si parte dal numero 1, non dalla XIV come avevo fatto io, e si fa il giro giusto in modo che il sito su cui mi illustreranno i 10 capolavori possa seguire il percorso all'uopo deputato. Si parte dall'1 e si arriva, fate caso al XXXVIII, fine. Altro che fantasia, qui siamo a Brera! 
Il Cristo di Mantegna

Bellini 1, Madonna.

Bellini 2, Madonna.

Ok, mi hai convinto e da qui comincia la riscossa. Mantegna e il suo Cristo steso e scorciato in una rigidità che gronda sofferenza infinita  e poi Bellini e le sue madonne e poi Cima da Conegliano e la Madonna, Piero della Francesca (con madonna), Raffaello (madonna, non mi dire!), Hayek...  è una sensazione ubriacante, penso che è il mio modo di avere una sindrome di Stendhal a puntate (beh, pressapoco!). Non ci sono tanti visitatori e le opere sono godibilissime, per un attimo penso che le boutique sono piene e le gallerie no ma è un attimo. Forse non siamo nemmeno pochi, visto che le sale sono enormi, grandiose, mi ricordano le Gallerie dell'Accademia di Venezia per architettura e stile, forse tutte queste istituzioni sono nate come esposizioni riservate agli studenti dell'accademia e c'era un format che ho visto in laguna e rivedo a Milano. Mi fermo davanti ai 10 capolavori, smanetto sull'Iphone e parte la descrizione dell'opera, letta da una voce professionale e armonica (anche se non suggestiva come questa di Beltramini nella memorabile audioguida di "Manuzio", proprio all'Accademia). 

Il numero di quadri o autori "veneziani" è impressionante: vi ho già detto di Bellini e Cima ma mi ascolto la storia delle reliquie dell'evangelista Marco di fronte a Jacopo Robusti "Tintoretto" e poi Canaletto e chissà quanti me ne dimentico oltre agli oriundi Tiziano e Canova. Se ci fosse la nazionale dei veneti saremmo primi nel medagliere e se questa frase non suonasse leghista sarebbe pure meglio! Sparsi per le sale ci sono anche Picasso e Braque, "Brera mai vista" mostra infatti, in vetrine vetro e rete metallica disegnate da Sotsass, quello che tengono in deposito. Compaiono pure i tubi innocenti in due ambienti enormi in cui ricostruiscono il restauro dei pezzi che necessitano di una remise en forme. 


Nell'ultima sala c'è il "Bacio" di Hayek: possiamo anche discutere se possa stare nello stesso campionato di prima, ma c'è la fila per vedere l'ardore del soldato in calze rosse e giubba verde (come il tricolore) che bacia la sua dama in vestito blu con lampi di luce bianca (come il tricolore francese). Il quadro è ormai un'icona pop, usata anche dai morosi, e abbiamo scordato la valenza politica risorgimentale, potenza dell'arte senza tempo che dice sempre qualcosa, anche se magari è diversa da quello per cui era stata pensata. Il "Bacio" poi attira anche rotoli di custodi dato che l'allarme suona senza motivo a lungo, "Guarda cha Hayek suona anche se nessuno si avvicina..." si dicono al cellulare, aumentando ancora il numero di operatori che arrivano e  strapazzano un aggeggio dietro al cartellino senza gran successo, lui continua a fischiare a intermittenza infischiandosene di tutta la baraonda intorno. 

Bacio e abbracci!

È quasi ora di andare, Luca mi aspetta a Moscova verso le sette e un quarto e mi tocca ammettere che Brera è una meraviglia. lo dico perché si può e si deve passare sopra ai lavori in corso, al look inizialmente svogliato di qualche elemento del personale e a una latrina penosa (fuori dal museo, a dir il vero era in corridoio). Ma, colmo dei colmi, mi scappa di nuovo visto che l'età avanza e la resistenza della prostata regredisce, "c'è un bagno interno, vada nella sala 8" mi dice la custode della XIII (fate voi!). Ebbene, qualche altra toilette mirabile ce l'ho in mente ma questa è commovente: nascosto da un'austera porta di legno massicio c'è sul serio il bagno in sala VIII, pulito, profumato, sapone, aria calda (e i buchi provocati da viti a pressione sono il minimo sindacale). Ripeto, sono in un bagno con sanitari d'antan, ampio e arioso, a pochi metri da Cima da Conegliano e chissà chi altro. Con tutto il rispetto, mai una pipì fu più regale e pacificatrice!

Cima da Conegliano, Madonna. A pochi passi dal quadro si apre la porta di un bagno che rischia di essere il più bello del mondo!

Riprendo via Statuto verso Moscova, solite fioe troppo alte-bionde-magre-occhi-azzurri per essere vere ma ci ho quasi fatto l'abitudine, vedo un gabbiotto dove un parrucchiere ha allestito un atelier apposta per la MFW 2023, proprio di fronte a Panarello, pasticceria cui la mia famiglia rende onore ora e sempre. Finiamo, io e Luca, da Eataly a mangiare spaghetti al pomodoro e altro. Ma devo raggiungere l'Ibis Ca' Granda in zona Bicocca, M5 viola per qualche fermata partendo da Garibaldi, un fiume di tifosi milanisti che riempiono all'inverosimile ogni vagone. Mi fa simpatia questa gente rosso-nera, io gobbo ormai sbiadito, dopo lo 0-0 col Newcastle (scusa, chii???) che arriva a pochi giorni da un derby perso 5-1, cinque pappine! Hanno ancora le magliette di Ibrahimovic, il fenomenale diavolo bosni-svedese che accende ancora la fantasia anche se non gioca più. Ma il tempo non passa e portano pure con sempiterno orgoglio e fede la maglia di Maldini che ha smesso di giocare anni fa (credo sia Paolo, non babbo Cesare, c'è un limite anche alla preistoria del tifo!)


Scendo alla metro di Ca' Granda, altra periferia al centro di una qualche Milano che non conosco ancora, hotel low cost e va bene, stanza anche più grande di quel che mi aspettavo, i ragazzi della reception mi scaldano l'acqua per una camomilla, il filtro me lo sono portato da casa, a mio modo sono milanese anche io.  La chiave è un pezzo di cartone magnetizzato, provo se la carta PAM va bene per tenere accese le spine e nemmeno stavolta la tessera plasticata mi tradisce. Faccio 4 rampe di scale per tenere a bada la glicemia ed è ora di andare a nanna. Grazie Milano (e non è la prima volta che ti sono grato!)

Saturday, August 26, 2023

Pedemontanesiana

Sveglia presto, oggi è il giorno del convegno del Centro Ricerche Didattiche U Morin a Paderno del Grappa, pardon, Pieve del Grappa in seguito alla fusione dei comuni ai piedi del massiccio. Mi ha invitato Silvano, cui invidio una potenza semplice e diretta e cumuli di passione per la matematica e la cultura. Lo avevo già visto all'opera all'Università Popolare di Maserada e oggi lo rivedo rifulgere e tessere questo evento di tre giorni con una sessantina di iscritti, roba da non credere, a me sembrano numeri alti e vacillo quando poi, a pranzo, mi dirà che ci sono stati anni in cui si raccoglievano diverse centinaia di presenti.

Porto S Margherita - Paderno non è la strada dell'orto, ma non sono i kilometri a colpirmi o la sveglia all'alba per guadagnare il tempo di fare colazione con Cesira al panificio Di Bernardo. Il percorso che devo fare mi ricorda in modo carsico quello che sono, attraverso un pezzo di Piave basso e veneziano, poi faccio il Passante e mi immetto sulla Strada Pedemontana Veneta: è un bagno nella mia storia e, forse, nella mia essenza etnica, nella profondità di ciò che mi ha cresciuto, dei luoghi che mi hanno plasmato, negli orizzonti, profumi, cartografie umane e aromatiche che hanno contraddistinto questo transito terrestre (sì, lo so Sydney sta nel nome del blog, ho visto e amato alla follia anche qualche altra scheggia di mondo e, proprio per questo, riconosco anche casa e lascio che la mia terra riconosca me).

E, come tutti i viaggi che hanno senso, torno a casa anche in numerosi altri modi. Direzione Riese Pio X, c'è pure un'uscita della nuova superstrada; ritorno agli Istituti Filippin, faraonico complesso cui siamo tutti affezionati anche se è visivamente una specie di ecomostro sulle pendici della nostra montagna. Il Filippin però è lui, sempre lui, ha forgiato generazioni di trevisani, una leggenda curiale e organizzativa capace di cose buone e anche di conquistarsi la solida fama di "blindare" i diplomi per i figli zucconi o svogliati dei metalmezzadri e padroncini arricchitisi lavorando 15 ore al giorno, senza pace, senza pietà, senza domani. È questo che ha reso il mio Veneto quello che è; e ritorno anche in una matematica che è prevalentemente, e forse totalmente, didattica e passione, e nuovamente ascolto quel richiamo alle radici quando rivedo i corridoi e le aule dove ho fatto ripetizioni ai corsi estivi, guadagnandomi la pagnotta quando avevo poco più di 20 anni, 5-6 ore di recupero al giorno, seguendo individualmente quei figli di cui parlavo prima, insegnando un po' di matematica a chi era stato rimandato (tutti!) e anche a digrignare i denti contro gli esercizi da compito, un giusto mix di (poca) teoria e (tanto) pragmatismo. Adesso che siamo diventati fighetti la chiameremmo teach the exam, la tecnica che consiste nello studiare come si supera la prova, dimenticando largamente i contenuti della materia e memorizzando trucchi, regolarità, scorciatoie logiche e pratiche per evitare i trabocchetti e le tagliole sparse da noi docenti assetati di sangue. Me la sono sempre cavata bene in questa miscela di trucchi, motivazione e conti, matematica forse non aulica ma efficace e battagliera, specie per chi si deve salvare e se ne frega di volare alto. Sto divagando... sì, ma è proprio questo il punto!





Il Filippin, dopo una lunga storia, si è riconvertito e ospita il CIMBA, master che vede riuniti molti atenei USA di cui non so molto, e vari altri corsi, convegni, incontri e eventi culturali.

Passante e Pedementana, a 110 km/ora percorro in meno di un'ora due miti fondativi del Veneto moderno, vacca boia! ci abbiamo messo decenni per cavarci dalle pastoie di Roma ladrona e costruire quello che serviva al pistone della locomotiva per correre, o far correre più veloce tutti i pistoni dei camion che intasavano la vecchia tangenziale di Mestre e tutte le strade pedemontane. Dopo decenni ce l'abbiamo fatta, habemus passantem ed etiam pedemontanam... uno come me nasce che già se ne parlava, cresce che si fanno progetti, si trovano i fondi, cambiano le giunte e i governi, si allungano le code, i costi crescono, i ricorsi anche, il commissario ci prova,Vernizzi ci riprova, diventi un borghese con la panzetta (beh, se non avessi imbracciato la spietata ferocia alimentare di noi diabetici T1) ma, ostrega, finalmente sventolano le nostre bandiere sul passante (pieno di macchine) e sulla Pedemontana (quasi deserta, ma che importa?)

La mia 500 leggera viaggia leggiadra e io vedo le mie campagne, i miei colli, la mia pedemontana. adesso si chiama SPV, che vuol dire, appunto, Strada Pedemontana Veneta anche se a me suona pure come Special Purpose Vehicle, quelle specie di società semi-truffaldine che hanno usato per impacchettare titoli tossici nella crisi finanziaria del 2010. Le analogie si fermano qui, qualche 10 o 100 o 200 milioni andati in fumo nella costruzione ci sono stati, i conti, in Veneto, non tornano mai alla lira, vedi MOSE. Ma non toccate la SPV, adesso ce l'abbiamo e pazienza se per ora la si usa meno di quanto era previsto, tornerà buona come tutte le infrastrutture quando la domanda crescerà, è come il porsel che non si butta via niente. 6 euro di pedaggio da Spresiano a Spineda, sono arrivato ed è ora di uscire per andare a Paderno via Fonte. Ma queste sono strade che rischio di conoscere anche bendato, si sente il profumo del Muson, si coglie nel contagiri del motore la pendenza lieve che conduce verso la prime falde del Grappa, morbida, non più di 2-3%, perfetta per il giro-caffè domenicale in bicicletta.

Mi fermo da Bizzotto a Fonte Alto, sempre una signora pasticceria, di quelle che ti domandi ma com'e possibile che in mezzo al nulla (beh, a Fonte Alto non me ne vogliano!) ci sia un'eccellenza simile. Eppure ormai questa storia l'ho gia vista spesso: le buone pasticcerie sono oasi di serenità in mezzo ai deserti urbani, mai perdere le speranze dopo che si è visto Accardi nel bronx di Palermo o Papa nei sobborghi di Sydney.

Quando hai otto piani da salire, la vista sui colli di Asolo (visti da "dietro") è spettacolare.

Al convegno racconto "Dalla semplicità alla complessità: tre modelli per barcamenarsi nel presente: Segregazione, SIR, ChatGPT", tentando di ragionare su cos'è un modello, auspicando che sia semplice e chiudendo con qualche riflessione su ChatGPT che ha 170 milioni di parametri e che, da questo punto di vista, semplice non è. Scriverò una quindicina di pagine per la rivista del centro, sono felice di contribuire con qualcosa che forse qualcuno legge, mentre continuano a lievitare i dubbi sulla rilevanza di quello che compare sulle riviste scientifiche che, pare, serva solo per aggiungere piccole tacche sul manico della carriera e a sommare frazioni di punti a conteggi, fasce, impact factor e avanti col latinorum di cose che sempre più distraggono sia dalla scienza che dalla sua trasmissione agli studenti, in una marea di carte e adempimenti e valutazioni e classifiche sulla presunta eccellenza. Critico? Mah, forse sì, prendetemi pure con le molle dato che mi lamento ma fare il prof è comunque meglio che lavorare in miniera!

Sono quasi le 17.00, il cruscotto della macchina misura 42 C, sto benone e il collo mi si rilassa come se fossi in una sauna. Scendo per Castelcucco e spesso vedo i 37 C, a finestrini spalancati e palmo sinistro controvento, giro a sinistra per Pagnano e mi rinfresco a 35 solo quando passo accanto ai filari di pioppi. Sosta a Riese per un piatto di sola verdura, cetrioli dell'orto di mamma e insalata dell'EuroSpin, e poi via verso Treviso, sempre un bel freschino, 35-36 C, ma no moeo mai la condisionada, sono tornato a un livello basico che rasenta il cavernicolo. Ci metto il mio tempo per tornare a PSM, lungo strade belle dritte, in stile Treviso-mare, decido di saltare l'autostrada a Meolo-Roncade, basta pedaggi, e proseguo per Caposile, Stretti, Fiorentina, Brian... quando sono quasi arrivato comincio pure a sentire il caldo,  do la colpa del surriscaldamento ai blue jeans blu, che io chiamo neri, le gambe roventi e alla maglietta, mentre sogno di guidare a petto nudo e mutande, così se ti ferma la polizia ti fanno fare un giro al fresco della caserma per controllarti bene.

È la fine di una giornata memorabile, un bignami di luoghi e storie che fanno parte di me, che sono me, e che ritrovo di tanto in tanto, fingendo di viaggiare nelle metafore piuttosto che da un posto all'altro. Sto anche ascoltando "Amuleto" di Roberto Bolano, letto dalle funambolica voce di Maria Paiato, e a mio modo sento la realtà sfaldarsi come Auxilio Lacouture, lei nel bagno della facoltà di lettere e filosofia dell'UNAM della sterminata Città del Messico il 18 settembre 1968, e io in un endocosmo veneto quasi altrettanto tentacolare. 120 kilometri: ad occhio sono lunghi eguali, Città del Messico e la traversata di oggi, intendo.

Tuesday, May 09, 2023

Io, ChatGPT e julia

Riassunto della puntata precedente che trovate nel post "Io, ChatGPT e Lorenza": stimolato da qualche domanda, chiedo a ChatGPT di risolvere un esercizio semplice da compito. Il celebre programma di Intelligenza Artificiale lo risolve in un attimo, spiegando pure i passaggi con sicumera, ma è tutto sbagliato e ChatGPT non si ravvede nemmeno quando provo ad aiutarlo... bocciato senza appello!

Non so nulla di julia, un linguaggio di programmazione che ha il nome della mia criminologa preferita e di cui sento dire meraviglie, con tanto di commenti sul web e discorsi di amici che si spingono a dire che sarebbe ottimo anche per scrivere modelli ad agenti. Eppure, vista la desolante performance di un tentativo di ChatGPT di risolvere l'equazione x^3+x+1=0, una roba standard e fattibile che uso in ogni compito tanto per scaldare i muscoli ai miei studenti, decido di partire da zero: ce la faccio con julia a trovare la soluzione, anche se non so nulla e non ho nemmeno il programma?

Sono le 13.26 e attacco con zio google per trovare l'installer, individuo subito vari siti molto ben fatti con quanto serve e parecchia documentazione. Scarico, doppio click e vedo sul terminal lo splash screen di benvenuto, a metà fra la preistoria dell'interfaccia testuale (che sempre sia lodata, per altro!) e la scelta accattivante dei colori. Due secondi e due righe dopo ho definito la mia funzione e tanto per gradire provo a vedere se tutto funziona con f(1), che produce 3, e f(-0.62)=0.141672, non lontano da zero. Chi ben comincia è già a metà dell'opera.

Altro giro per digitare la stringa di ricerca "solving equation julia" e "solving equation julia one variable", imbattendomi in una bella lista di pagine che spesso mi suggeriscono di utilizzare NLsolve o nlsolve. A dir la verità, leggendo due righe di esempio alla massima velocità, vedo che lo usano per risolvere sistemi di equazioni, anche troppa grazia visti che a me servirebbe qualcosa di più semplice, nella sola variabile x. Pesto sulla tastiera:

julia> using NLsolve
 │ Attempted to find missing packages in package registries but no registries are installed.
 └ Use package mode to install a registry. `pkg> registry add` will install the default registries.

ERROR: ArgumentError: Package NLsolve not found in current path.
- Run `import Pkg; Pkg.add("NLsolve")` to install the NLsolve package.
Stacktrace:
 [1] macro expansion
   @ ./loading.jl:1163 [inlined]
 [2] macro expansion
   @ ./lock.jl:223 [inlined]
 [3] require(into::Module, mod::Symbol)
   @ Base ./loading.jl:1144

julia> nlsolve(f,[-2,-1])
ERROR: UndefVarError: nlsolve not defined
Stacktrace:
 [1] top-level scope
 Mi rendo conto che devo installare qualcosa di aggiuntivo, NLsolve
 e poi potrò riprovare. Va bene, vai con import Pkg; Pkg.add("NLsolve"), non perdete nulla se scorrete velocemente il lungo elenco di passaggi seguenti, è solo per dare l'idea che julia ci mette impegno:
julia> import Pkg; Pkg.add("NLsolve")
  Installing known registries into `~/.julia`
    Updating registry at `~/.julia/registries/General.toml`
   Resolving package versions...
   Installed IrrationalConstants ── v0.2.2
   Installed DiffRules ──────────── v1.13.0
   Installed DiffResults ────────── v1.1.0
   Installed Adapt ──────────────── v3.6.1
   Installed Setfield ───────────── v1.1.1
   Installed NLsolve ────────────── v4.5.1
   Installed SpecialFunctions ───── v2.2.0
   Installed Preferences ────────── v1.4.0
   Installed NaNMath ────────────── v1.0.2
   Installed StaticArrays ───────── v1.5.24
   Installed StaticArraysCore ───── v1.4.0
   Installed OrderedCollections ─── v1.6.0
   Installed ConstructionBase ───── v1.5.2
   Installed SnoopPrecompile ────── v1.0.3
   Installed JLLWrappers ────────── v1.4.1
   Installed ChainRulesCore ─────── v1.15.7
   Installed NLSolversBase ──────── v7.8.3
   Installed Reexport ───────────── v1.2.2
   Installed Requires ───────────── v1.3.0
   Installed LogExpFunctions ────── v0.3.23
   Installed ArrayInterface ─────── v7.4.3
   Installed LineSearches ───────── v7.2.0
   Installed ForwardDiff ────────── v0.10.35
   Installed CommonSubexpressions ─ v0.3.0
   Installed MacroTools ─────────── v0.5.10
   Installed OpenSpecFun_jll ────── v0.5.5+0
   Installed StatsAPI ───────────── v1.6.0
   Installed UnPack ─────────────── v1.0.2
   Installed InverseFunctions ───── v0.1.9
   Installed Compat ─────────────── v4.6.1
   Installed Parameters ─────────── v0.12.3
   Installed Distances ──────────── v0.10.8
   Installed ChangesOfVariables ─── v0.1.7
   Installed FiniteDiff ─────────── v2.20.0
   Installed DocStringExtensions ── v0.9.3
  Downloaded artifact: OpenSpecFun
    Updating `~/.julia/environments/v1.8/Project.toml`
  [2774e3e8] + NLsolve v4.5.1
    Updating `~/.julia/environments/v1.8/Manifest.toml`
  [79e6a3ab] + Adapt v3.6.1
  [4fba245c] + ArrayInterface v7.4.3
  [d360d2e6] + ChainRulesCore v1.15.7
  [9e997f8a] + ChangesOfVariables v0.1.7
  [bbf7d656] + CommonSubexpressions v0.3.0
  [34da2185] + Compat v4.6.1
  [187b0558] + ConstructionBase v1.5.2
  [163ba53b] + DiffResults v1.1.0
  [b552c78f] + DiffRules v1.13.0
  [b4f34e82] + Distances v0.10.8
  [ffbed154] + DocStringExtensions v0.9.3
  [6a86dc24] + FiniteDiff v2.20.0
  [f6369f11] + ForwardDiff v0.10.35
  [3587e190] + InverseFunctions v0.1.9
  [92d709cd] + IrrationalConstants v0.2.2
  [692b3bcd] + JLLWrappers v1.4.1
  [d3d80556] + LineSearches v7.2.0
  [2ab3a3ac] + LogExpFunctions v0.3.23
  [1914dd2f] + MacroTools v0.5.10
  [d41bc354] + NLSolversBase v7.8.3
  [2774e3e8] + NLsolve v4.5.1
  [77ba4419] + NaNMath v1.0.2
  [bac558e1] + OrderedCollections v1.6.0
  [d96e819e] + Parameters v0.12.3
  [21216c6a] + Preferences v1.4.0
  [189a3867] + Reexport v1.2.2
  [ae029012] + Requires v1.3.0
  [efcf1570] + Setfield v1.1.1
  [66db9d55] + SnoopPrecompile v1.0.3
  [276daf66] + SpecialFunctions v2.2.0
  [90137ffa] + StaticArrays v1.5.24
  [1e83bf80] + StaticArraysCore v1.4.0
  [82ae8749] + StatsAPI v1.6.0
  [3a884ed6] + UnPack v1.0.2
  [efe28fd5] + OpenSpecFun_jll v0.5.5+0
  [0dad84c5] + ArgTools v1.1.1
  [56f22d72] + Artifacts
  [2a0f44e3] + Base64
  [ade2ca70] + Dates
  [8ba89e20] + Distributed
  [f43a241f] + Downloads v1.6.0
  [7b1f6079] + FileWatching
  [9fa8497b] + Future
  [b77e0a4c] + InteractiveUtils
  [b27032c2] + LibCURL v0.6.3
  [76f85450] + LibGit2
  [8f399da3] + Libdl
  [37e2e46d] + LinearAlgebra
  [56ddb016] + Logging
  [d6f4376e] + Markdown
  [ca575930] + NetworkOptions v1.2.0
  [44cfe95a] + Pkg v1.8.0
  [de0858da] + Printf
  [3fa0cd96] + REPL
  [9a3f8284] + Random
  [ea8e919c] + SHA v0.7.0
  [9e88b42a] + Serialization
  [6462fe0b] + Sockets
  [2f01184e] + SparseArrays
  [10745b16] + Statistics
  [4607b0f0] + SuiteSparse
  [fa267f1f] + TOML v1.0.0
  [a4e569a6] + Tar v1.10.1
  [8dfed614] + Test
  [cf7118a7] + UUIDs
  [4ec0a83e] + Unicode
  [e66e0078] + CompilerSupportLibraries_jll v1.0.1+0
  [deac9b47] + LibCURL_jll v7.84.0+0
  [29816b5a] + LibSSH2_jll v1.10.2+0
  [c8ffd9c3] + MbedTLS_jll v2.28.0+0
  [14a3606d] + MozillaCACerts_jll v2022.2.1
  [4536629a] + OpenBLAS_jll v0.3.20+0
  [05823500] + OpenLibm_jll v0.8.1+0
  [83775a58] + Zlib_jll v1.2.12+3
  [8e850b90] + libblastrampoline_jll v5.1.1+0
  [8e850ede] + nghttp2_jll v1.48.0+0
  [3f19e933] + p7zip_jll v17.4.0+0
Precompiling project...
  42 dependencies successfully precompiled in 42 seconds
Sembra aramaico ma julia, tutta da sola e senza errori, installa 42 pacchetti in 42 secondi, facendomi vedere con grazia lo stato di avanzamento a terminale. Adesso nlsolve ce l'ho e ci riprovo, ottenendo quel che vedete in figura. Non ci siamo ancora e la cosa ha molto senso, sto digitando cose a caso e già avevo capito che, probabilmente, stavo usando un macchinario enorme per risolvere una cosa semplice, proprio come quando ti metti in testa di usare la mitragliatrice contro le formiche.


Altro giro sui motori ma ormai sento il sapore del sangue, leggo in questa pagina che "NLsolve only solve vector problem AFAIK, but you can define a problem of size 1", c'è un esempio e capisco forte e chiaro come smanettarlo! 


Lo ammetto, non so (ancora) bene che cosa ho scritto e non capisco bene perché servano i due argomenti F e x ma si vede bene la sostanza: x^3+x+1

julia> function fun!(F, x)
                  F[1] = x[1]^3+x[1]+1
              end
fun! (generic function with 1 method)

Adesso non mi resta che dare il comando nlsolve(fun!, [0.1]), significa "risolvi", e si ottiene la soluzione -0.6823278047019576 che vedete in figura. Ci siamo, è la cosa giusta e sono le 13.41, da zero alla soluzione in 15 minuti (senza capire nulla seriamente, installando un po' a caso julia e i suoi pacchetti, senza alcun intoppo, ravanando un po' fino a quando ho trovato un esempio che potevo modificare). 15 minuti...

Questo episodio mi ha spinto a decidere di insegnare julia ai miei studenti l'anno prossimo, è ora di cambiare e di innovare rispetto a R, che è ed è stato un software meraviglioso. Ma il corso ha questa forma da una dozzina d'anni, a quel tempo R era la frontiera ed è ora di rimettersi in marcia. Lo devo ai miei neuroni in via d'invecchiamento, lo devo ai miei studenti che si possono mettere alla prova con quello che servirà nel prossimo decennio (e non col vecchiume di matlab, python and so on).

In fondo, la spinta me l'ha data ChatGPT e il suo clamoroso fiasco: tutti ne parlano ma l'intelligenza artificiale non è in grado di risolvere un problemino che si risolve in due righe di R e che io ho risolto in 15 minuti con uno strumento sconosciuto. Per qualche motivo questa esperienza (e lo scambio con Lorenza) mi hanno dato la carica. Sarà anche necessario capire la potenza e i difetti di un fenomeno come ChatGPT ma lo è di più vedere che altre cose sono affidabili, divertenti e formative, vai con julia!

Ma non è finita così. Una volta deciso di inserire in programma julia, di cui al momento non so una mazza, mi sono reso conto che mi devo documentare e cosa c'è di meglio che chiedere a ChatGPT? Specchio delle mie brame, puoi fornirmi le referenze più belle del reame?


ChatGPT, servizievolissimo, mi suggerisce tre referenze per imparare julia e i link ai pdf. Cappero, è proprio bravo, no?




È una figata e m'ingolosisco, clicco sul primo indirizzo, ma il link è broken e non c'è nessun file. Poi clicco sul secondo link, broken pure lui... Indovinate cosa è successo quando ho provato a raggiungere il terzo link? Sì, ci avete beccato! Broken, page not found anche la terza volta! Tre su tre, mi hai preso per mona? Non è la prima volta che lo becco a dare referenze fantasiose, scritte secondo lui da gente che  sembra sensata, con titolo accattivante e tanto di indirizzo. Ma è tutto inventato o forse, decidete voi, completamente tarocco pur nella somiglianza superficiale con qualcosa che pare rilevante.

Ecco, ChatGPT è un portento ma non mettetevi nelle sue mani perché tutto quel che dice, quando si tratta di informazioni fattuali e non di discorsi vaghi, va verificato a sangue perché spesso fornisce informazioni del tutto inaffidabili. Per ora. Uomo avvisato mezzo salvato!


ps. I link su julia erano broken e "sbagliati" ma non sono stati del tutto inutili. Con un po' di pazienza, sono risalito a titolo e autore dei libri e ho anche ritrovato altrove alcuni dei file cui ChatGPT mi aveva indirizzato. A saperle usare anche informazioni imprecise possono essere utili, sono stati punti di partenza per il segugio  che è in me (è un altra versione di quanto dicevo prima: non sempre servono livelli di precisione atroce, spesso va bene un su-e-zo!).

ps2. Per chi ne vuol sapere di più (sono le stesse cose che sto leggendo o leggerò io):

julia> using Roots

 │ Package Roots not found, but a package named Roots is available from a

 │ registry. 

 │ Install package?

 │   (@v1.8) pkg> add Roots 

 └ (y/n/o) [y]: y

   Resolving package versions...

   Installed Roots ─────── v2.0.14

   Installed CommonSolve ─ v0.2.3

    Updating `~/.julia/environments/v1.8/Project.toml`

  [f2b01f46] + Roots v2.0.14

    Updating `~/.julia/environments/v1.8/Manifest.toml`

  [38540f10] + CommonSolve v0.2.3

  [f2b01f46] + Roots v2.0.14

Precompiling project...

  2 dependencies successfully precompiled in 8 seconds. 42 already precompiled.


julia> find_zero(f,0)

-0.6823278038280193


julia> f(x) = x^3+x+1

f (generic function with 1 method)


julia> find_zero(f,0)

-0.6823278038280193


julia> 


Monday, May 08, 2023

Io, ChatGPT e Lorenza

Secca come una fucilata: "Ma tu non hai paura che ChatGPT ti rubi il posto di lavoro?"

Sento una lievissima fitta agli addominali, è colpa evidentemente della panca bassa che abbiamo fatto stamattina a yoga, ma significa anche che la domanda mi ha fatto contrarre i muscoli. Giunge quasi alla fine di una conversazione interessante su ChatGPT, su come può cambiare lo scenario del lavoro, sui mestieri che si estingueranno e sulle professionalità che resteranno in sella a questo cavallo imbizzarrito e artificiale di cui tutto parlano. Respiro un attimo, ci penso su, un altro respiro e poi: "Lorenza, no, non credo che ci rimetterò il posto..." ChatGPT non è preciso, lo hanno beccato a contraddirsi molte volte, ma questo è tipico del linguaggio naturale, di come comunicano gli umani, tutto un ripetere cose lievemente diverse, infarcendo di contesto, di cose implicite e incerte, dando per scontato che l'interlocutore capisca e riempia i buchi del discorso. È ovvio, se ci pensate, che sui dettagli ci contraddiciamo spesso, non fosse altro perché tagliamo corto e non ripetiamo tutto quello che, forse, logicamente dovremmo. Tiriamo via dritto, e le scorciatoie possono tralasciare i dettagli, sono fatte apposta. La maggior parte delle nostre imprecisioni non è grave, aiuta la sintesi e nessuno te le rinfaccia (certo, ci sono anche i rompicoglioni...). I politici sono casi esemplari: cambiano idea sin verguenza come banderuole, dicono anche fesserie monumentali e poi si scusano, a base di "non mi avete capito", "non prendetemi alla lettera", "avete estrapolato dal contesto" (appunto, è semplre colpa del contesto!) e, per farla breve, li votiamo sempre nonostante le imprecisioni. "Ma io sono un matematico e la mia materia è una delle poche, pochissime, in cui la precisione estrema è l'essenza e la bellezza delle cose, non un'appendice cosmetica". E continuo dicendo che non ho paura di ChatGPT nemmeno nel mio secondo lavoro, quello di insegnante: "Non mi può sostituire perché educare significa tirare fuori dagli studenti quello che sono, serve capacità di coinvolgerli, di motivarli, di accendere un fuoco. Non si tratta solo di passare contenuti, ci vuole sempre un supplemento d'anima". ChatGPT non fa nulla di tutto questo, è uno zero nei confronti di un professore che ha letteralmente il potere di cambiarti la vita (se è bravo, d'accordo; ci sono anche quelli che ti fan venire il latte alle ginocchia!)

Eppure, la domanda m'inquieta. Lorenza scrive su un giornale locale, nella sua voce serpeggia curiosità, ammette di essere felice perché può scrivere di quel che le interessa (cosa rara, wow!) Fa le domande giuste, non cerca risposte semplici, memorizza la mia difficoltà a darle visioni e previsioni su quel che sarà, sorride all'altro lato della cornetta quando sparo che secondo me in 5 anni ChatGPT potrebbe avere già sostituito tutta una serie di lavoratori impegnati in mansioni intellettuali a bassa intensità, dato che altri intervistati le hanno detto che serviranno 10 o trent'anni.

La nostra bella conversazione finisce ma io continuo a mulinare cattivi pensieri: "ChatGPT, che diamine vuoi da me e dai miei studenti?", mi chiedo.  Decido di prendere un problema da compito, un esercizio standard per i miei studenti di "Computational tools", e di darlo in pasto all'AI: risolvi l'equazione x^3+x+1=0. A suo modo, non è un problema difficile, "x alla terza più x più uno uguale a 0", ma non c'è una formula risolutiva semplice come per le equazioni di secondo grado, quella che a un certo punto della vita abbiamo imparato tutti (sorvolo sul fatto che quanto ho scritto è un'imprecisione... Cardano abbi pietà ma non finirei più!)

Ogni computer dovrebbere risolvere quell'equazione di terzo grado "facilmente" e produrre il risultato. Vuoi vedere che da ora in poi i miei studenti mi possono fregare e trovare quel numero semplicemente chiedendo a ChatGPT?
solve the problem x^3+x+1=0

ChatGPT: Unfortunately, the equation x^3 + x + 1 = 0 does not have an algebraic solution that can be expressed in terms of elementary functions. This is because the equation is a cubic equation, and there is no general formula for solving cubic equations algebraically like there is for quadratic equations.

However, the equation can be solved numerically using numerical methods, such as the Newton-Raphson method or the bisection method. These methods involve iteratively refining an initial guess for the solution until it converges to the true solution.

Formulo il problema: risolvi un'equazione di terzo grado (8 maggio 2023)

È una bella filippica, fin qui tutto ok, ma non c'è ancora traccia della soluzione. Del numero, intendo.
Using the Newton-Raphson method, ... the solution to the equation x^3 + x + 1 = 0 is approximately -1.324717957244746.
Resto senza fiato! Sto gran figlio (o figlia?) dell'intelligenza artificiale e di un computer ha trovato la soluzione! E così potranno fare i miei studenti, senza studiare un solo minuto. Sono destinato alla disoccupazione, preparate anche per me il nuovo reddito di cittadinanza!

Non mi resta che dirmi "finché c'è vita c'è speranza" ma decido, per puro scrupolo, di controllare. Scrivo due righe in R, un altro programma di cui mi fido da decenni:
> f <- function(x) x^3+x+1
> uniroot(f,c(-2,0)) # trova la soluzione compresa fra -2 e 0
$root [1] -0.6823219
Vedo che la soluzione è -0.682. (sto arrontondando per risparmiarvi file di cifre). Ma ChatGPT aveva detto -1.325 e rotti... Un ghigno si scolpisce sulla mia faccia dato che ChatGPT, con grande faccia tosta, ha dato la soluzione sbagliata! Provo ad aiutarlo, se -1.325 fosse la soluzione dovrei ottenere che f(-1.325)=0.
compute f(x) with x= -1.324717957244746

ChatGPT: To compute f(x) with x = -1.324717957244746, we substitute this value of x into the function f(x) = x^3 + x + 1:

f(-1.324717957244746) = (-1.324717957244746)^3 + (-1.324717957244746) + 1

= -1.324717957244746

Therefore, f(-1.324717957244746) = -1.324717957244746.

Un altro pezzo di sessione (8 maggio 2023)

Ora, fidatevi, il ragionamento è giusto ma i conti sono tutti sbagliati e f(-1.324717957244746)=-2.649436. Riassumendo per i comuni mortali: ChatGPT sbaglia a trovare la soluzione e sbaglia pure a controllare se ha fatto giusto! Se fosse uno studente non se la passerebbe bene a questo punto. Provo a insistere, uso perfino un filo d'ironiaa, magari torna in sé:

that's strange as i got f(-1.324717957244746) = -2.649436

ChatGPT: I apologize for my mistake. You are correct.

To compute f(x) with x = -1.324717957244746, we substitute this value of x into the function f(x) = x^3 + x + 1:

f(-1.324717957244746) = (-1.324717957244746)^3 + (-1.324717957244746) + 1

= -2.64943585095
Ci sono segni di ravvedimento: intanto si scusa, come un Salvini qualsiasi dopo che ha detto una vaccata, vabbuò! Poi fa il conto giusto (ma il risultato gliel'avevo già detto io formulando la domanda), sempre meglio di nulla. Penso che forse ce la può fare e riattacco:
but you told me that f(-1.324717957244746)=0. can you try to solve the equation correctly?

ChatGPT si scusa un'altra volta e scrive questo sproloquio:

I apologize for the confusion and my previous incorrect answer. Here's an attempt to solve the equation x^3 + x + 1 = 0 using Cardano's method, which is a standard method for solving cubic equations:

First, we express the equation in the form x^3 = -x - 1:

x^3 = -(x + 1)

Next, we introduce a new variable y such that x = z - b/3, where b is the coefficient of the quadratic term, which is 0 in this case. This gives:

(z - b/3)^3 = -(z - b/3 + 1)

Expanding the left-hand side and simplifying, we get:

z^3 - 3bz^2/9 + 3b^2z/27 - b^3/27 = -z + 1/3

Multiplying both sides by 27 and simplifying, we obtain:

27z^3 - 27z + 9b^2z - b^3 + 3 = 0

Substituting b = 0, we get:

27z^3 - 27z + 3 = 0

Dividing both sides by 3, we obtain:

9z^3 - 9z + 1 = 0

Now, we need to find a root of this equation, which can be done using numerical methods such as the Newton-Raphson method. A root of this equation is approximately z = 0.4533976515.

Finally, we can obtain the three solutions of the original equation x^3 + x + 1 = 0 by using the formula x = z - b/3:

x1 = z - b/3 = 0.4533976515 - 0/3 = 0.4533976515 x2 = αz - β/3 = -1.088186771 - 0.5i x3 = αz - β/3 = -1.088186771 + 0.5i

where α = (-1 + sqrt(-3))/2 and β = (1 - sqrt(-3))/2 are the complex cube roots of unity.
Il punto è che  il valore z=0.4533976515 menzionato da ChatGTP, nuovamente, non è una soluzione! ChatGPT ci ha provato, e ha scritto una rampegada che contiene polvere di verità anche se, per notarlo, devi essere un matematico. Insomma, non è uno studente brillante ma ci ha provato, sbrodolando sia cose corrette che errori. Forse "ragiona" e prende dai siti alcune informazioni giuste ma poi o non le capisce o le usa male e, invitabilmente, produce il risultato sbagliato, questo povero z=0.453 che non c'entra con il numero giusto -0.682 (che R aveva trovato subito).

È ora di concludere: i miei studenti dovranno studiare ancora un po' o imparare altri trucchi dato che non si possono fidare di ChatGPT, che le spara grosse a raffica. Per ora nessuno mi ruberà la cattedra. Già, per ora: i sistemi di AI apprendono, si esercitano, a loro modo imparano dagli errori e forse proprio io, che pure l'ho preso per il culo, gli sto insegnando a risolvere le equazioni di terzo grado come si deve. E non è detto che, fra qualche settimana o mese, non riesca a darmi la risposta giusta con disinvoltura. Insomma, lo terrò sotto osservazione.

Continuo a pensare che su altri fronti ChatGPT sia ancora più indietro: forse un buon docente riesce a incuriosire gli studenti, forse gli fa capire a cosa serve quell'equazione, forse presenta esempi illuminanti e legati al rendimento dei BTP, forse qualcuno inizia a percorrere gli impervi sentieri della matematica computazionale e della programmazione proprio grazie alle lezioni. Forse. Ma temo serva umiltà anche qui e non è detto che fra un po' ChatGPT non riesca ad essere simpatico e travolgente più di me e dei miei colleghi!

ps. In realtà il post non è finito e domani aggiungerò "Io, ChatGPT e julia" perché questo esperimento mi ha dato una frustata e ho deciso che, in barba al fatto che sto invecchiando, insegnerò anche un altro di linguaggio di programmazione oltre a R. Non voglio inseguire ChatGPT, è lui che deve rincorrere me!

ps2. Vi voglio anche raccontare un paio di altre cose "sbagliate" e di come ChatGPT si vada usato con cautela, le cantonate sono sempre in vista!   

Wednesday, March 29, 2023

Germania uber che?

Appese alle pareti dell'unico bar dell'aeroporto, il cafè Wings, ci sono delle immagini iconiche e immediatamente riconoscibili, il ponte di Brooklyn, la skyline di Manhattan, l'Empire State Building, in un bianco-nero luccicante. Potenza delle immagini, tanto le abbiamo viste e tanto abbiamo sentito parlare di quei luoghi che ci sembrano consuete anche a mgliaia di km di distanza. Sono a Muenster-Osnabruck FMO flughafen, in attesa di un volo per Venezia via Francoforte, alla fine di 6 giorni di trasferta presso le università tedesche di Bamberg e Bielefeld, ospite di colleghi-amici, per partecipare a un evento di un progetto di ricerca tenendo qualche lezione e facendo ricerca con uno di loro.


Al controllo di sicurezza non c'è bisogno di sgomitare e davanti a me ci sono solo un anziano signore e la moglie con deambulatore...

Sono stato forse in una Germania minore, Franconia (in alta Baviera) e Nord Westfalia e la familiarità con le immagini di New York mi fa riflettere sul radicamento, per certi versi simile, di idee sulla Germania. Mi rendo conto che il viaggio è stato un bagno di realtà che ha messo in un angolo alcune immaginifiche fascinazioni sui tedeschi. Non so voi, ma associo a questo paese efficienza alla massima potenza, organizzazione ingegneristica e precisione, visione di lungo periodo, infrastrutture che noi ci sogniamo, puntualità e via dicendo.

Ma Lufthansa, tanto per dirne una, mi ha cancellato un volo da Francoforte per Norimberga, obbligandomi a bivaccare al terminal B per 5 ore. Me la sono passata bene, in una versione ridotta della felicità che è concessa quando trovo un sedile comodo, buona illuminazione, ho il computer carico, magari una connessione internet o qualcosa da leggere. È come il tempo dei pescatori, 5 ore che ti allungano la vita leggendo e scrivendo, senza sensi di colpa a guardare orizzonti di possibilità di fare quel che mi pare. Va bene, però il volo lo avete cancellato come un Alitalia qualisiasi dei bei tempi andati e, a dire il vero, mi trovo adesso in un aeroporto in cui fino a qualche minuto fa ero l'unico viaggiatore, una cattedrale in un deserto (vuoto!) da dove partono 7-8 voli di collegamento al giorno in modo da portarti negli hub di Francoforte o Monaco di Baviera. Muenster-Osnabruck è difficile da raggiungere, Herbert mi ha spiegato che avrei dovuto seguire altri sentieri ma il sito Lufthansa, sia per l'andata che per il ritorno, indicava come rotte migliori quelle che passano per Norimberga e, appunto, Muenster-Osnabruck. Col senno di poi è una cosa strana, perché vendete biglietti e poi cancellate i voli o suggerite di partire da posti dispersi e raggiungibili a fatica, tanto sono rarefatti i collegamenti, anche via bus o treno?

Che FMO sia uno ``strano'' scalo l'ho capito dalla faccia degli amici tedeschi, ma anche dal fatto che internet è lenta: download 7.68 upload 7.75 mb/sec sulla FMO-WLAN-FREE. in realtà questa è la conferma di un altro mito che si è sgretolato, i tedeschi non sono ben connessi e diverse persone mi hanno detto che spesso la qualità della loro connessione è bassa. e, per continuare su questo tenore, negli asili non si trova posto, le donne sono discriminate sul posto di lavoro, i treni sono in perenne ritardo oppure offrono un servizio scadente (su questo potete leggere anche questo post), al punto che ormai perfino il tassista se n'è uscito ridendo quando gli ho chiesto come usare i treni, ``nessuno qui ormai usa più Deutsche Bahn'', opinione condivisa da vari colleghi che, sfiancati, usano altri mezzi per evitare disservizi, ritardi e mancati appuntamenti o lezioni.

Quando, nella cartoleria e micro-bar dello scalo, ho chiesto alla commessa dai capelli rossi se potevo mangiare qualcosa mi ha seraficamente detto di no, ``ma se vuoi puoi avere un burger nel bar dall'altra parte della vetrata''. Ah, bene, lo vedo che siete tedeschi e c'è sempre una soluzione! Per raggiungere ``l'altro lato'', però, devo uscire all'aria fresca di un giorno nuvoloso... sono all'aperto e il ``bar'' è un chiosco tipo sagra paesana dove i viaggiatori si mettono in fila sotto un'impalpabile pioggerellina per ordinare wurstel e patatine con senft, mayo e salsa al pomodoro! Quando è il mio turno, so di poter chiedere un burger e Justin, un ventenne efficiente dall'aria scanzonata, mi dice che anche se non ha tutti gli ingredienti me lo fa volentieri. È un trionfo, mangio una cosa sana (mah, un due etti di carne almeno e 75 g di bagel precisi, mi ha detto il peso leggendolo sul sacchetto), fuori al freddo, rinforzo gli anticorpi e mi basta una sola UI! Ringrazio Justin e ci scambio quattro chiacchiere dato che sono l'ultimo della coda, ci facciamo un selfie per gli archivi.

Ottimo e abbondante il panino, simpatico e ben organizzato Justin!

In questi clima metafisico e rarefatto io e gli altri 4 gatti andiamo al controllo di sicurezza, setacciano con metal detector sia me che l'anziano signore che mi precede, forse lo fanno per passare il tempo dato che da due ore non ci sono stati voli né ce ne saranno altri nelle prossime due, in attesa di una partenza per Monaco. Superata la barriera, vagamente si rientra nel mondo, nel senso che c'è una parvenza di duty free, che poi è un'esibizione delle solite cianfrusaglie, Jonnhy Walker e prodotti sedicenti imperdibili a prezzi raddoppiati. Con professionalità, questa sì molto tedesca, ma che francamente meriterebbe miglior sorte, imbarcano la sporca ventina di passeggeri per gruppo, manco fossimo centinaia: si parte con anziani, poi famiglie, e via via disabili, primo gruppo, secondo, terzo ecc in ordine rigoroso, due-tre al massimo per buttata. mentre vedo questa cosa, sorrido un po' basito, tanto la mia d'imbarco porta scritto Group 5!

Rientro nel vortice a Francoforte, il bus aeroportuale si ferma per dare spazio a un mostruoso Emirates a più piani che in taxi fra un posto e l'altro ha bloccato mezza dozzina di autobus, carrelli, camioncini, al suo cospetto sembriamo tutti Playmobil. Ci sfreccia accanto un treno ICE ad altra velocità e vedo l'autobahn coi camion... eccoci tornati al mondo, quello degli ingorghi e dei treni in ritardo di cui mi hanno parlato i colleghi.


Mi fanno simpatia questi tedeschi, i miei colleghi sono dei bijoux, a sbattersi da matti in quello che gli altri pensano essere un paradiso terrestre mentre è un posto in cui ti prendi le tue cinghiate e devi schivare fastidi e transizioni, anche loro come noi europei suddeuitsche!

Eppure concludo in bellezza: atterriamo vinco al gate 1 del terminal A e invece di partire dal 19, come previsto sulla carta d'imbarco, mi mandano al 40, facendomi percorrere la massima distanza (ma proprio tutta!) possibile, se non sono chilometri poco ci manca. Penso che sono bravi ragazzi, la mia glicemia batte in ritirata e, nel tragitto, ritrovo la Bakerei Heberer, la stessa che mi aveva rifocillato all'andata. Torno con due brietzel appena sfornati e, fosse solo per questo, la Germania resta mitica ed inarrivabile!


PS. Sua maestà ChatGpt dice che "the distance between gates A1 and A40 can be around 1.5 to 2 kilometers (0.9 to 1.2 miles) apart, which could take around 20 to 30 minutes to walk depending on your walking speed", per forza che resto in forma!

PS2. Per onore di cronaca, Justin mi ha pure fatto lo sconto e al posto di 6.90 mi ha chiesto 6.00 tondi tondi... già, siamo pur sempre in Germania e mancavano degli infredienti (che ne so? cetriolini? granella di semi oleosi? doppia foglia d'insalata brasileira?)