Sunday, December 31, 2006

NYE (live)


provo a scrivere quasi in diretta, fra i fuochi artificiali dell 21.00, i family fireworks, e quelli attesissimi della mezzanotte, "a diamond night in emerald city". si festeggiano i 75 anni dell'apertura dell'Harbour bridge nel 1932. qui sono frenetici, dalle 14.00 in fila per prendersi un posto con bella vista sul ponte (la semplice vista si puo' godere da meza citta'), la gente bivacca per ore.

l'organizzazione e' oliata e in grado di tenere botta con 1.000.000 di persone, forse di piu' quest'anno vista la ricorrenza che preannuncia novita' pirotecniche mai viste. decine di addetti alla sicurezza, spesso giovanissimi, polizia in giro, barriere di gomma e ringhiere convogliano il pubblico con "ordine" se cosi' si puo' dire in mezzo a un milione di persone. le batterie di bagni chimici sono impressionanti, ce ne sono decine e decine sparse in ogni angolo. insomma, si vede che ci sanno fare e che sono abituati e orgogliosi di fare un numero ogni fine d'anno.

tanto per cambiare, abbiamo un "vantage point", posto con vista sull'opera e sul bridge. Patti ci ha fatto avere i biglietti per il Dawes' point, giusto sotto il ponte, dove si tiene un party "privato" per gli invitati del comune. mi sento sfacciatamente molto fortunato, passare il capodanno gustandosi i fuochi in prima fila e' una meraviglia, come la coniglia! i fuochi per bambini erano bellissimi, poi e' partita la sfilata "harbour of lights", con decine di barche illuminate che attraversavano il porto... non so bene cosa aspettarmi per mezzanotte, tutti qui in citta' sono pronti a scommettere che ne vedremo delle belle. sono le 22.30 e chiudo il post. more is coming...

Se volete un assaggio, provate questo filmato quicktime, (6.7MB).

Friday, December 29, 2006

Italieni

le festivita' hanno evidentemente scatenato gli italiani di Sydney. forse sono sbarcati i turisti dal bel paese, piu' probabilmente molti compatrioti che vivono qui si godono le ferie. abbiamo l'impressione che la maggior parte siano ristoratori nei dintorni che chiudono il locale e vanno in giro per un po'. si sente parlare italiano ovunque e questo mi ha fatto venire voglia di passare in rassegna alcuni di noi italiani all'estero, "italieni" appunto.

Marco: mio cugino vive qui da un anno, laureato e appassionato di cinema ha trovato lavoro come proiezionista in Oxford st, dopo aver raccolto angurie e fatto altri lavoretti nel nord tropicale per finanziarsi questo giovanile viaggio di formazione oltremare. e' partito in furgone, usato ma appositamente revisionato al costo di 1600$ sudati a sangue, con destinazione Perth per l'ultima cavalcata on the road da 4000 km prima di tornare nel trevigiano. alcune sue osservazioni mi hanno fatto riflettere, dice che in generale gli australiani sono rozzi culturalmente e ha fatto amicizia specialmente con i tantissimi stranieri che vivono in citta'. le sue parole danno la sensazione che i viaggi non siano in grado di colmare le distanze fra popoli, ma semmai le acuiscano, rimarcando le differenze piu' che le somiglianze... la cosa mi suona strana perche' da sempre coltivo l'idea, trasmessami da mio papa', che i viaggi servono per conoscere e conoscersi. e se ci si conosce, ci si parla, ci si capisce e si puo' convivere. a dir la verita' qualche dubbio me l'ha messo: in una metropoli di 5 milioni di abitanti, con una dozzina di sacche etniche, puo' non essere facile capirsi o parlarsi al punto da integrarsi... per il momento resto favorevole alla tesi di famiglia ma mi rendo conto che sfioro discorsi seri, meglio lasciare perdere in un blog da passeggio!

Nicola: milanese, dottorando a UTS, fidanzata coreana, bell'esempio di brillantezza intellettuale e melting pot riuscito, surfista, vive a Bondai. mi racconta che se ne stara' qui per un paio d'anni ancora, come post-doc e poi vorrebbe tornare da noi, "qui e' tutto terribilmente distante". mi ha portato a mangiare nel primo sushi-train della mia vita gastronautica, la cucina giapponese mi piace e qui e' diffusa e a portata di tutte le tasche. good luck!

Lorenzo: milanese, in gamba, dottorando a UTS, un bell'inglese dalle vocali aperte inconfondibili. mi fanno simpatia questi giovani in trasferta, a incamerare esperienza e conoscenze a 16000 km da casa. spero che capiti loro l'occasione di tornare da noi senza rimpianti. w la meglio gioventu'!

Massimo: conosciuto in autobus chiedendo informazioni sulla fermata per la discesa, una probabilita' su 5 milioni! nei 6-7 minuti di viaggio chiacchieriamo e vengo a sapere che, oltre a essere italiano, e' professore associato a UTS in computer science e vive qui con moglie australiana. ci ripromettiamo di rivederci ma poi le cose si accumulano e amen. may the computing force be with you!

Renzo (Piano): ebbene si, a Sydney ha lavorato anche la superstar nazionale dell'architettura. al numero 155 di Macquarie rd e nella vicina piazza Aurora ci sono i suoi lavori. non e' semplice farsi notare in una skyline come questa ma il nostro ci e' riuscito, richiamando con una bianca ala ardita le linee curve dell'Opera House. nella prima foto del blog il suo palazzo e' il secondo partendo da destra. si vede anche il grattacielo della Deutsche Bank, che si distingue per quella specie di porta da rugby in cima. cliccate qui per altre foto.


Boxing day


il nostro S Stefano qui si chiama boxing day, il giorno in cui i servi potevano aprire i loro regali, boxes, dopo che avevano accudito i padroni nel giorno di Natale. la cosa divertente e' che, complice la bella stagione, i sydneysiders vivono la giornata come noi facciamo a pasquetta, picnic e passeggiata all'aria aperta.


alle 13.00 in punto parte la regata Sydney-Hobart e la tradizione vuole che la gente attenda all'uscita dal porto, sul North head, di vedere le barche passare e osservare chi vira per primo verso sud per puntare sulla capitale della Tasmania, che dista circa 1000 km. abbiamo partecipato anche noi a questa processione laica andando a vedere lo spettacolo alla bocca del porto. quest'anno sono partite 78 barche, il primo e' gia' arrivato a destinazione, gli ultimi arriveranno domani.

non e' solo questione di bravura, ci sono barche grandi e velocissime e barche a vela "normali" che regatano piu' lentamente. nel 98 a causa del maltempo che sorprese le barche ci furono vari morti, quest'anno tutto ok ma 9 barche si sono ritirate nel primo giorno di gara. c'era anche una barca italiana, arrivata 12esima ma prima della sua categoria (IRC C, non ho la minima idea di cosa voglia dire!). se siete curiosi, andate al sito della regata.


abbiamo concluso il pomeriggio a zonzo per Manly, andando a vedere Shelly beach e la zona a riserva naturale lungo il Tasman sea.

Monday, December 25, 2006

Merry Christmas


Natale qui e' una cosa seria. i preparativi sono collettivi e massicci: striscioni appesi in citta', festoni ovunque, palazzi pubblici illuminati, ricevimenti alla Town Hall per gli auguri... anche in dipartimento non scherzano, la prima cena il 4 dicembre, poi altre manifestazioni fino al lunch del 20 prima del "rompete le righe" definitivo. dal 23 sono in ferie, un luogo dello spirito piu' che del corpo.

questo giorni hanno mostrato un crescendo di fervore natalizio. come da noi, impazza lo shopping natalizio, ma tutto concorre al conto alla rovescia: gli autobus hanno i festoni, gli autisti il cappellino rosso a forma di cono, alberi e addobbi attaccati ovunque. al nordico che e' in me, la cosa pare lo stesso un po' strana visto il clima primaveril-estivo. prendendo a prestito la definizione di Roberto, ci si immagina quasi Babbo Natale, detto Santa, in bermuda a cavallo del surf... non si tratta solo di immaginazione. ma andiamo con ordine.

vigilia di Natale e messa di mezzanotte, da buoni cattolici-apostolici-romani in St. Mary cathedral, dall'arcivescovo George Pell. la funziona cominicia alle 11.15 con i canti natalizi, alle 10.30 c'e' gia' la fila fuori, sotto una leggera pioggerella. tantissimi i fedeli asiatici, cinesi, viet, malesi, indiani... la messa vera parte alle 12.00 (mi ero scordato di quanto le cose fossero serie in una sede arcivescovile), in una chiesa zeppa di gente, seduti per terra e in piedi ovunque. Pell e' noto come un duro e puro, fedele alla linea di Wojtyla e dell'attuale papa, tutt'altro che disponibile ad aperture. mi attendo anatemi... invece va solo giu' dritto, "altro che Santa e le renne...", nessun condizionale, noi -cattolici- e loro -ebrei e musulmani-, ribadisce le differenze senza gettare ponti (ma senza nemmeno spianarli). non nascondo che, in generale, mi piacerebbe piu' enfasi sulle cose che ci accumunano piuttosto che su quelle che ci dividono, ma ho sentito di peggio anche a giudicare dalle notizie che vengono da Roma.

il giorno di Natale, passeggiata per il quartiere di King Cross, zona bohemieme della citta' con ville art deco', dimore di artisti, strade a luci rosse. si vede subito che non e' il central business district, gente alternativa in giro, saccopelisi, tanti barboni. il Natale piu' bello lo vediamo di fronte alla Wayside Chapel, a place of many tears, struggles and victories, dove si celebra un gran festone in strada con pasti e musica pompata per chi e' nei casini, lonely, homeless...

continuiamo il nostro giro e finiamo a Wooloomooloo (e' un nome vero, non uno scherzo. se siete in difficolta' dite solo 'loo). un tempo pieno di portuali che lavoravano al finger wharf, ora e' una ristrutturazione intelligente e parecchio sfiziosa, con alberghi di lusso e appartamenti con vista (sul porto e sulla base navale) e posteggio per lo yacht. corre voce che ci abiti anche Russle Crowe, ma il vostro cronista non l'ha visto affacciarsi...

sono appena le 15.00, e' una bella gionata di sole e ci dirigiamo verso la spiaggia di Bondi. gran movida, il mare pullula di bagnanti e surfisti a caccia dell'onda perfetta, pensare a Santa Klaus in bermuda e hawaianas qui e' veramente facile. ci prendiamo un caffe' e dolcetto take away al solito "Gelato bar restaurant", gestito da un russo che parla italiano (!) e ci sediamo vista mare... boh, sara' anche Natale!


la giornata volge al termine, saliamo sull'autobus X80: "X" sta per "express", l'autobus delle ore di punta. con sole tre fermate siamo in centro, 17 minuti cronometrati per arrivare sul Quay. in citta' c'e' chi si lamenta del trasporto pubblico: vi regalerei un abbonamento settimanale sulla Udine-Venezia... cosi' vi rendete conto, ma e' Natale e siamo tutti piu' buoni! merry Xmas.

Thursday, December 21, 2006

Sydneyside me at Selah


lunedi sera, uscendo dal Selah, ci siamo detti "questo posto merita una bloggata". la dedichiamo a Elena, per quest'anno non saremo alla cena di natale, e agli amici siciliani di Venezia e Palermo. questo ristorante sotto casa ci ha incantati e ci siamo andati varie volte invitando anche ospiti. cucina spettacolare, fusion austrialian euro con stile, porzioni non giganti, ben curate visivamente, servizio impeccabile con cambio posate ad ogni portata (thanks to Sam and Mary), carta dei vini preziosa, chinotto S Pellegrino in menu' (meditate, gente, meditate!) abbiamo provato un po' di tutto, date un'occhiata al menu sul sito. scegliamo con fatica un entree, un main e un dolce ma potete anche andare a caso...

entree: bulgarian sheeps feta & leek tart with cherry tomato salad & balsamic glaze, tortino di feta e porro. menzione d'onore all'oca con mango verde.

main: fish and chip (sembra semplice ma e' paurosamente buono), con salsetta di capperi, cetriolini, uova cotte e olio d'oliva. menzione d'onore al pollo con riso nero.

dessert: lotta dura senza paura, Cesira dice che "i dolci qui sono esagerati" e chi la conosce sa che preferirebbe farsi torturare piuttosto che regalare simili complimenti. unanimemente, scegliamo vanilla and spice poached ricotta dumplings, carrot puree and crushed pistachios, palline di ricotta dolce con puree' di carote. Marco, la prossima volta che passiamo da Sydney (facile no?) voglio sentire il tuo commento siculo! menzione d'onore a tutti gli altri desserts.

forget about "supersize me" and "sydneyside me"!
Selah e' una parola ebraica usata anche nei salmi che significa "fermati e ascolta".

Monday, December 18, 2006

The other side of the Bridge


Abstract. A strong association between the Harbour Bridge in Sydney and the Opera House is generally perceived by the public. This short paper advocates a different approach, arguing that the Bridge can be fruitfully appreciated without any reference to the House. Indeed, we demonstrate it's the most fascinating and charming work in the Emerald city and suggest some interesting applications to foster the discovery of its many facets.

1 Introduction. The two most known monuments of Sydney are the Harbour Bridge (HB) and the Opera House (OH). Situated at the two ends of the Sydney cove, where the first fleet stopped for the first time in 1788, the two milestones are often described and photographed together. We argue that this is an infortunate habit. We feel that HB which can be seen, completely or in part, from innumerable sites in town is indeed much more fascinating and powerful. Although this might look at first as a personal impression, we give a torough discussion in favor of our viewpoint.

The paper is organized as follows. In Section 2 we describe the North side of the bridge with special reference to the experience that can be gained from Kirribilli Rd and Lavender Bay. In Section 3, a formal treatment of the view from Hickson Rd and relative piers is provided. Formally speaking, this body of notions are not taken from the _other_ side (North). Yet, this experience is often neglected in the literature and deserves a more careful consideration. Finally, Section 4 gives some conclusive remarks.

2 North Sydney Story. If you take the ferry from the mother of all quays (CQ) to Kiribilli, it's immediate to feel the omnipresence of HB. You can see the upper part of its arch from many places. The bridge clearly keeps a benevolent eye on the two pretty "pied a terre" used by the governor of NSW and the premier of Australia when in Sydney. The sardonic smile of the clown is another curious piece of architecture, in pure don't-worry-be-happy style of some decades ago. Lavender Bay completes this survey giving further unforgettable images.




3 The unexpected side. An interesting, almost on the rock(s), exploration of the often hidden side of HB can be taken walking up trough the Argyle cut toward the Miller's and Dawes point. Strictly speaking these places are not on the "other side" but despite their closeness to CBD, they tell a totally different story.

The vibrant harbour activity, with its ugly yet industrially charming, old and modern warehouses gives a new perspective on the HB. A walk along Hickson Rd, with numerous divagations along the piers, reinforce this argument. The old piers are worthwhile a visit by their own and display nice and quite respectful recent renovation work. To sum up, a quite remarkable example of successful gentrification for rather wealthy Sydneysiders in search for somewhat lateral but first class accomodation, with plenty of stylish restaurants and enchanting pubs.



4 Conclusion. The previos sections clearly demonstrate that you can do more than taking combined pictures of HB and OH. A walk on the other side, physical or emotional, can greatly enhance your fun and experience of the Bridge.


Forthcoming, "Woolloomooloo Review of Serendipitous Economics", 2006.

Thursday, December 14, 2006

Raymonda


serata all'Opera House per vedere l'Australian Ballet e "Raymonda", un pezzo scritto piu' un secolo fa ma di grande freschezza e vitalita'. c'e' il pienone e, come spesso accade, il pubblico e' parte dello show. molte gente in "tiro", a volte con mise improbabili e vestitini arditi, ma nel complesso un bel vedere. prima dello spettacolo, che iniziava alle 19.30, tutti a mangiare (piu' pasti veri e propri che aperitivi) nel concourse, il bar-ristorante dell'Opera, una gran ressa e scorrere di vino bianco e bibite.

lo spettacolo ci e' piaciuto molto, storia glamourous e divertente, protagonisti e corpo di ballo molto bravi, bella musica. la direttrice dell'orchestra era una signora bionda, il suo casco di capelli e il braccio chiaro che brandiva la bacchetta si vedevano luminosi nel buio della sala, con un effetto molto piacevole. nell'intervallo, tutti fuori a brindare (di nuovo!) o a bere una bevanda calda, sciamando verso le finestre con vista sul ponte o sul Farmer Cove.

eravamo all'Opera Theater, capienza 1500 persone, che non e' nemmeno la sala piu' grande del complesso. ma nella Concert Hall davano musica concettosa e ho felicemente optato per un bel balletto, zero chiacchiere e tante figure! siamo usciti verso le 22.00, in una piacevole serata tiepida. molte fra le signore in tiro di prima, si tolgono le scarpe e via scalze a piedi nudi per la strada. immaginatevi una in vestito da sera seducente in giro per la citta' con le scarpe in mano: relaxed e' la parola chiave. ormai ci siamo abituati a vederli, sono fatti cosi', il male ai piedi li rende nervosi e quindi, indossano le scarpe fintanto che e' necessario (anche in ufficio) e poi ale'!

qui il caldo non abbonda, loro continuano a dirmi minacciosi che arrivera' ma ormai sono scettico e quasi rassegnato. chi e' abituato ai 33-35 gradi estivi e grondanti umidita' della pianura padana puo' venire qui senza patemi, portatevi sempre il magliocino e non solo per difendervi dall'aria condizionata un po' troppo presente nonostante faccia freschino.

Tuesday, December 12, 2006

Lord Major Clover Moore

alle 16.00 di un'assolata domenica ci dirigiamo verso la Town Hall di Sydney dove ci attende un ricevimento natalizio offerto dal sindaco, Lord Major Clover Moore. senza la gentilezza dei coniugi Hall, che ci hanno incluso fra i loro ospiti, non avremo mai potuto partecipare al party natalizio e stringere la mano alla non banale mrs Clover. "look that cook", direbbe qualche mio studente, capelli corti e sparatini, sguardo diretto, bel portamento, la signora Moore mi fa una buona impressione. discorso breve, ben preparato, con qualche battuta generica ma anche pungente.


organizzazione del ricevimento impeccabile: all'ingresso ti danno un'etichetta adesiva col nome in caratteri cubitali da appendere sul bavero, tanto per sapere a colpo con chi ti stai bevendo una birretta. entriamo nella sala del comune, con "complessino" e cantante charmant che intona pezzi natalizi. a un certo punto arriva un coro di 4 giovani che cantano e fanno gli strumenti con la voce allo stesso tempo, bravi. i tavoli sono ricolmi di bibite, i camerieri non smettono di ronzare coi vassoi di spunci locali, atmosfera festosa and relaxed. la pietanza che riscuote il successo maggiore e' il traditional "fish and chip", servito in un pratico astuccio di cartone con forchetta vera. io non me lo faccio ripetere, nonostante la signora all'inglese con cui sto parlando lo trovi un po' ruspante a un ricevimento del sindaco. alcuni dicono che si vede che le elezioni si stanno avvicinando e lei combatte per il rinnovo del mandato. ciacola piu', ciacola meno, poi pero' vengo a sapere che si terranno nel settembre 2008. e allora siete maligni! manca un po' troppo per cominciare col "fish and chip" elettorale, e' ben noto che chi mangia con tanto anticipo raramente si ricorda poi nel segreto dell'urna! in ogni caso, e' stata gentile con noi esuli, mi godo il rinfresco rinforzato e quasi quasi mi dolgo di non poter votare per lei da "Australiano all'estero". mi fa anche simpatia quando ricorda che il comune ha sponsorizzato varie iniziative come il festival "Primo italiano 2005" e la tradizionale parata gay-lesbian del Mardi Gras. non so quanti sindaci di metropoli italiane si azzarderebbero ma lei non batte ciglio.

finiamo verso le 18.00, con foto ricordo, e usciammo. un'altra puntata oltreoceano della saga sindaco-familiare! Clover ha stretto centinaia di mano ma riesce pure a dirci due parole in italiano. chapeau!

Sunday, December 10, 2006

Mosman Bay





oggi veloce gita mattutina, abbiamo impegni mondani nel pomeriggio di cui vi daremo conto. Cesira non aveva voglia di venire a spasso e cosi' sono a guinzaglio completamente sciolto, mi fiondo e prendo il ferry alle 11.00 diretto al Cremorne point, sull'altro lato del porto a North Sydney. 12 minuti di viaggio con le usuali, ma non meno spettacolari, viste dell'Opera e del Harbour bridge. scendo dal ferry e mi dirigo a piedi al Robertson point, uno degli angoli piu' panoramici della citta', con splendide vedute sul Farm cove, il giardino botanico, il porto, le scogliere, le insenature punteggiate di barche a vela.


attraverso il parco di Cremorne risalgo la Mosman bay su uno strepitoso sentierino, bush a destra e case a sinistra. "case" e' una parola un po' generica, io in realta' penso "bloody bastards" molte volte relativamente ai proprietari di queste ville. sono dimore molte belle con viste mozzafiato sulla baia, giardino e striscia di parco a macchia. mi auguro che i padroni di queste meraviglie se le godano e se le meritino. la bellezza migliora l'uomo e allora spero che siano brava gente, pazienti coi dipendenti e positivi, visto che alla fine della giornata se ne tornano in quest'approssimazione di paradiso.

io sono un po' ebbro della giornata limpida e tersa. io lo definisco "caldo fresco": sole alto e potente, afa zero, un venticello che ti accarezza la fronte (e asciuga l'ascella!), una meraviglia. continuo a camminare in mezzo a una specie di giardino continuo, a meta' fatto di piante indigene e di fiori coltivati. "adopt your plot", "adotta un pezzo di terra" e' lo slogan di un'iniziativa del parco che lascia in gestione un fazzoletto di terra agli abitanti delle case di fronte. in latente gara fra di loro, i residenti piantano, abbeverano, puliscono, spianano, tolgono le erbacce. il risultato e' godibilissimo e a disposizione di tutti. il percorso e' molto ben curato, qualche buon'anima ha anche cerchiato di vernice le asperita' o i buchi onde evitare distorsioni al viandante o inciampamenti al turista con la testa per aria (tutti!). in 30 minuti arrivo a Mosman, in fondo all'omonima baia, dopo aver oltrepassato un ristorante assai ganzo e il Mosman Rowing Club, discreto posto se hai uno yatch da ormeggiare. "bloody bastards" parecchie altre volte, ve lo dice con affetto uno di solida terraferma che non aspira a navigare. certo che certe barche in certi posti fanno venire voglia di bella vita anche alla gente dell'entroterra.
concludo la camminata nel Reid park dove sorge una delle prime case costruite sul posto, "The Rangers". un secolo e rotti fa, il proprietario ormeggiava la barca sulla baia e si faceva due passi per andare a casa... mica tonto!
in tutto ci ho messo 45 minuti da fermata a fermata del ferry, si puo' fare anche per pranzo, altro che restare in ufficio a respirare condizionato e mangiare nella vaschette di plastica.




nel viaggio di ritorno in ferry mi godo l'esplosione di sole, di acqua blu e di velisti frenetici. Sydney ha un porto potente, l'attivita' e' estrema anche di domenica e le scie bianche nel blu non si contano. al caldo fresco si aggiunge la finezza degli spruzzi nebulizzati sollevati dal vento, a rinfrescarmi la faccia. penso impertinente che mi sto godendo anche un velo di olio nell'acqua di uno dei porti piu' trafficati del mondo. una vigorosa alzata di spalle e via: chissenefrega!

adesso che sono andato in avanscoperta, so che Cesira gradira'. non e' la prima volta che do consigli, ma anche questa e' una passegiata da segnarsi se passate di qui. a 10 minuti dal Central Business District, yet miles away. kisses and hugs. paolo

Storia del deportato John

Questa è la storia di un altro deportato, che si chiamava John.
John aveva rubato solo pochi metri di stoffa ma fu preso dalla polizia e deportato in Australia ai lavori forzati. Un bel giorno riuscì a scappare via e si nascose vicino alla costa del mare sperando di riuscire a salire su una nave e andare lontano da lì. Aspettò per molti mesi e riuscì a sopravvivere mangiando pesce e radici delle piante. Ma un giorno John fu scoperto da un gruppo di aborigeni che vivevano in quella zona. John aveva paura di essere ucciso perchè era il periodo in cui gli aborigeni erano molto arrabbiati con gli uomini dalla pelle bianca. Invece John fu molto fortunato perchè una donna aborigena disse che lui era la reincarnazione di suo marito morto, cioé pensava che lo spirito di suo marito, che era morto, fosse tornato a vivere dentro il corpo di John. E così si sposarono e John visse molti anni assieme agli aborigeni, imparando il loro modo di vivere e la loro lingua. Un giorno gli arrivò la notizia che un gruppo di inglesi era stato catturato dagli aborigeni. Tra gli altri era stata fatta prigioniera anche la moglie di un famoso capitano inglese.


Allora John pensò che se lui avesse aiutato questa donna a tornare libera da suo marito, il capitano avrebbe potuto aiutare John a farsi dare il perdono perchè era scappato dai lavori forzati. E così fece. Grazie al fatto che lui poteva parlare la lingua degli aborigeni riuscì a convincerli a liberare la donna e a riportarla da suo marito. Il comandante, oltre che dare a John il perdono per quello che aveva commesso nel suo passato, gli regalò anche dieci sterline con le quali potè costruirsi una nuova vita da uomo libero.

Wednesday, December 06, 2006

Mac pride


come sapete sono un Mac-enthusiastic da anni (dopo i leggendari Vic20 e Commodore64, solo Mac fin dal 1987) e cerchero' di contenermi. ma l'Australia sembra la terra promessa. il marchio della mela e' ovunque.

primo, la diffusione dell'iPod e' amplissima, se ne vede una marea per strada ed e' veramente un must per quasi tutti quelli che fanno jogging. lo portano appeso sul bracciale apposito o alla cintura, se non corri a ritmo di i-music sei out. non ho mai condiviso l'iPod mania, mi sembra un bell'oggetto utile per attivita' quasi irrilevanti, con un costo cosi' sostenuto da aver consentito ad Apple profitti esorbitanti negli ultimi anni. nondimeno e' una bandiera per noi utenti Macintosh e vedere i numerosi cartelloni pubblicitari in citta' e' di grande soddisfazione. in Italia sono molto diffusi anche i lettori mp3 alternativi (da quattro soldi), ma qui non ne ho visto uno che e' uno. solo iPod originali in mano alla gente e ammiccanti da vetrine, espositori e negozi. fra poco te lo vendono anche in farmacia. nella frenesia d'acquisti natalizi e' in prima fila fra i gadget tecnologici di grande consumo

secondo, il marchio che campeggia nei reparti tech dei centri commerciali e' sempre la mela luminosa. non dico che vendono solo mac, anzi. ma gli altri marchi (Toshiba, Dell, Microsoft...) non si vedono assolutamente, oscurati dalla brillantezza degli stand pieni di iMac e MacBook. la cosa che mi ha sorpreso che i Mac non sono collocati solo nell'apposita sezione tecnologica dello store. appena oltrepassata la porta d'ingresso, dietro alla batteria di iPod che solleticano il consumatore, trovate i computer e tutto il frutteto delle mele bianche, con tanto di personale che sfrutta il traino del lettore per mostrare i gioielli di famiglia e convincere gli utenti Win a saltare il fosso e comprare un Mac. mi sembra di sognare, che cosa gli sara' preso agli australiani? think different a tutti.

Sunday, December 03, 2006

A caccia di wireless!

dovete sapere che dal primo giorno nel continente rosso mi sono collegato a una rete wireless aperta (denominata "1310") che ricevevo nel mio appartamento. ringrazio molto l'inconsapevole fornitore di internet che per un mese mi ha consentito di comunicare gratis con il mondo.

deve pero' avere subodorato qualche cosa e di brutto ha protetto la sua rete con una password, 'sto villano. non e' una bella cosa lasciare a piedi sul piu' bello uno abituato ad avere la rete a tutte le ore! Cesira quella mattina era inferocita, ma come si permette? e per di piu' durante il fine settimana!

a mali estremi, estremi rimedi. avevo visto che presso la scuola di inglese di Cesira c'era una rete wireless aperta cui mi ero prontamento collegato. in preda a crisi d'astinenza da email, stamattina siamo andati a sederci su un comodo scalino fuori dalla porta della scuola (che e' chiusa il sabato) per vedere se "prendevo" e... vittoria! ero in rete nuovamente. immaginatevi la gente che passava e ci vedeva compunti al lavoro sullo scalino d'ingresso. per fortuna che qui sono proverbialmente relaxed.


prima che pensiate che sia un morto di fame, vi devo dire che non lo faccio per risparmiare. e' un fatto che le cose gratuite, "sniffate", sono piu' saporite, e' piu' forte di me. dallo scalino in strada vedevo altre tre-quattro reti, una fornita a tutto il Central Business District dalla Telstra, l'operatore di telefonia cellulare australiano. ma e' a pagamento, scartata!

in preda all'adrenalina del cacciatore di reti, brandendo il mio ibook come un rabdomante, ho verificato che nell'ingresso del mio condominio si prendono altre due reti aperte, gentilmente offerte alla collettivita' dal ristorante giapponese Wagamama a fianco e da un ignoto "default". tenendo conto che l'ingresso del palazzo e' dotato di salottini e tavolini, cosa volete di piu'? ho un secondo ufficio con vista sulla strada. ho deciso di usare la rete del Wagamama, a parziale compensazione delle zaffate d'odore di cucina che spargono nell'aria e ci obbligano a tenere le finestre chiuse in orario di sbobba. il proprietario della "1310" e' servito, more wireless is better!

Saturday, December 02, 2006

La storia dei deportati

Questa e’ una storia per Marco, Valentina, Anna, Lorenzo, Jacopo, Veronica, Samuele, Paula, Emma e Oscar. Ma non e’ una storia “storia”, e’ una storia vera, successa qui in Australia molti anni fa.

Quando gli inglesi scoprirono l’Australia a qualcuno di loro venne un’idea. Siccome l’Australia e’ una grande isola circondata dal mare e molto lontana dalle altre terre abitate dagli uomini, pensarono che poteva essere usata come una grande prigione, tanto da qui sarebbe stato impossibile scappare. Questo lo pensavano loro!
Gli inglesi cominciarono a caricare i prigioneri delle prigioni in Inghilterra su grandi navi e dopo mesi e mesi di navigazione li scarivano qui in Australia. Si chiamavano deportati perchè erano obbligati a venire qui a scontare la loro pena e venivano messi ai lavori forzati: dalla mattina alla sera dovevano spaccare la pietra oppure fare altri lavori molto faticosi senza potersi fermare o andar via altrimenti venivano torrturati e imprigionati un’altra volta.
Ma qualcuno riuscì a scappare. Uno di loro si chiamava Martino. Martino era un ladro, poi un giorno fu preso dalla polizia e condannato a essere deportato in Australia e qui obbligato ai lavori forzati. Un giorno Martino e altri due compagni deportati che si chiamavano Lorenzo e Giorgio progettarono un piano per scappare. Senza essere visti da nessuno si nascosero in una grotta strettissima e rimasero li’ per tre giorni aspettando che i soldati smettessero di cercarli. Poi si legarono i vestiti e tutte le loro cose in testa per non bagnarle e attraversarono a nuoto la baia stando attenti a non farsi scoprire dai cani da guardia e soprattutto dagli squali che infestavano quelle acque.

Quando riuscirono a raggiungere l’altra riva Martino e i suoi compagni erano finalmente liberi e per vivere cominciarono a fare i banditi andando a rubare nelle case e nei negozi, ma senza usare violenza e senza fare troppi danni, così diventarono famosi come i “banditi gentiluomini”. Ma un giorno Martino fu catturato e condannato ad essere impiccato. Invece un’ora prima di essere impiccato la sua condanna fu cambiata e Martino venne mandato un’altra volta ai lavori forzati. Questa volta si comportò come un prigioniero modello tanto che molti anni dopo riuscì comprarsi una fattoria e lavorò come agricoltore per tutto il resto della sua vita.

Friday, December 01, 2006

China Town



la citta' offre un'occasione notevole per vedere ora quello che potrebbe capitare da noi fra un decennio. la presenza asiatica in citta' e' impressionante. forse sono un po' distorto perche' UTS ha sede nel quartiere cinese della citta', ma il numero di persone "cinesi" e' altissimo. numerosi miei colleghi, molti dottorandi, il 30-40% degli studenti e moltissimi passanti sono di tratti asiatici. il quartiere e' vivacissimo, zeppo di attivita' commerciali e tonnellate di ristoranti. sembrano molto ben integrati, la comunita' cinese e' qui da parecchi anni. gli immigrati di prima generazione parlano un cin(gl)ese di comprensione ostica (e anche agnostica!) non capisco due parole di fila, mi aggrappo a quella che capisco e al fatto che non intavolo discussioni complicate: "posso avere dei pomodori?" e poco piu'. i giovani invece parlano bene e lavorano in banche e uffici.



la comunita' che in questo momento non gode di grande simpatia e' quella libanese. un po' e' perche' l'islam ed hezbollah non accendono le simpatie occidentali. infatti ci tengono a sottolineare che le cose vanno meglio coi libanesi maroniti, cioe' cristiani (finezza calcistica: c'e' differenza fra la serie C e l'inter-regionale, ci mancherebbe!) in piu' ci sono state risse fra gruppi di giovani libanesi e locali, ennesima prova che gli ubriachi non riconoscono frontiera alcuna. la cosa pero' ha avuto vasta eco sui media e ora non tira aria buona per chi viene dal paese dei Cedri. libanesi, tenete duro! fra un po' ne arriveranno degli altri a prendere il posto vostro. gli emigrati italiani nel mondo lo hanno sperimentato molte volte: dopo essere stati considerati della feccia, arrivava sempre un momento in cui altri si prendevano quell'onore...