Wednesday, July 31, 2013

Bozburun

Oggi trasferimento verso il porto di Bozburun dove dobbiamo fare rifornimento di acqua dolce. Navighiamo lasciando alla nostra sinistra Symi la bella. Ci fermiamo in  una baia piccola e di grande bellezza, con fondali strepitosi e una tavolozza di blu fra il luminoso e il cupo passando per l'azzurro.

Visto che siamo arrivati per primi ci facciamo un bel bagno fra 13 intimi. Poi, via via, arrivano altre 9-10 barche: la congestione allontana forse la poesia ma non è nemmeno sua mamma sperare di avere tanta bellezza per se stessi e basta.

Passiamo un'ora a Bozburun, dove faccio bancomat, e io e Cesira beviamo un drink auctoctono: caffè turco "with little sugar" e cay (si legge 'tchai', turkish tea). È difficile capirsi e il barista, dal look turcomanno con baffo biondino, sa dire solo "Auf wiedersen". Vabbè, io penso che è perché Cesira sembra tedesca ma, a parte i dettagli, è incredibile quante cose ci si possa dire con un auf wiedersen: "ecco il te", auf wiedersen; "ecco il caffè", auf wiedersen; "grazie", auf wiedersen e cosi via. Paghiamo, gli diciamo che era tutto molto buono e che speriamo di tornare: "auf wiedersen" questa volte c'azzecca.
Cesira in attesa del cay.

Tuesday, July 30, 2013

Tanja

Ci fermiamo in una baia bellissima dopo aver visto in lontananza il porto di Marmaris. A mezza costa c'è una specie di tempietto circolare di pietra e sulla spiaggia un capanno per la vendita d'olio e miele. Cesira attacca bottone con Tanja, una libanese che "abita" nel caicco ormeggiato a fianco del nostro. Le racconta che una volta l'anno riuniscono la famiglia, i cui membri sono dispersi fra Inghilterra e altri paesi, noleggiano una barca e passano le vacanze insieme. Dice che la costa turca è la più bella ma ci parla molto bene anche di Symi, isola greca non lontana da dove ci troviamo. Penso che questo mare e queste spiagge te le puoi godere solo se ci arrivi in barca. Per uno abituato a raggiungere Jesolo e dintorni esclusivamente via terra è una piccola grande novità. Arriva lo yatch del padre di Tanja (yes!) Ci viene la voglia di una missione per migliorare i rapporti italo-libanesi. Se vi chiedete perché, c'entrano delle ragazz(in)e in bella vista che hanno spinto i nostri adolescenti maschi a rompere il ghiaccio. Ma sono timidoni e c'è Cesira che già conosce Tanja... due più due e Cesira è in canoa con una bottiglia di Cielo tenuta in fresco e io, Carlotta e i nostri giovani virgulti nuotiamo all'abbordaggio. Conosciamo pater e mater familias, due signori anziani che parlano in francese e scambiamo due parole con altri parenti di Tanja, inclusa Paula, al primo anno di Economics and Business a Berkeley. Ci offrono un caffè turco (perfetto, il migliore che abbia mai bevuto) e contraccambiano il dono dandoci una bottiglia di raki all'anice. Ci spiegano che si beve a pasto, allungato con due-tre (meglio quattro, va!) parti d'acqua. Ci salutiamo invitandoli a venire da noi nel pomeriggio ma poi partiamo e tanti saluti.


Per la cronaca: il Cielo pinot grigio "rosato" non ci è parso un vino indimenticabile ma speriamo che i libanesi l'abbiano gradito. Anche il raki, comunque, non ci ha conquistato ed ci è parso strano bere questa grappa allungata al sapore di anice mentre si cena. Siamo pari!

Monday, July 29, 2013

Dalyan

Partiamo alle 5.00 per fare 3 ore di navigazione, alba fresca e luminosità morbida, mare calmo come una tavola.

Alle 8.30 ci ancoriamo in un baia con pendii verdi e pieni di pini su cui leghiamo le cime di sicurezza. Dopo colazione viaggio in barchino per visitare il complesso ellenistico di Kaunos.

Una signora incartapecorita sulla settantina, strategicamente, si piazza a metà della strada fra il fiume e il sito archelogico a vendere limonate e succo di melograno. A 35-38 gradi, sotto un sole diretto che non fa sconti, tutti si fermano a prendere la bottiglietta di succo ghiacciato per 5 turkish lira: grande esempio di domanda e offerta, non serve nemmeno capire tanto d'economia! Il teatro è una meraviglia e Clemente e Giorgio improvvisano un numero declamatorio, la cosa giusta al posto giusto... 2000 anni dopo!

Poi risaliamo il Dalyan river, che si snoda fra banchi di sabbia e giunchi per un lungo tratto: un tempo Kaunos era sul mare, ora è a 8 km dalla riva. Le tombde dei Lici ci si parano davanti come un'apparizione straniante: scolpite nella roccia ad altezza folle. Mi chiedo perché qualcuno si fa costruire una tomba in altorilievo su una montagna. Perché? Vivrò senza risposta ma sono una bellezza.

Tornando, ci fermiamo per un bagno sulla spiaggia sabbiosa e acqua bassa limpidissima. Le tartarughe nidificano a pochi metri da noi e i cartelli implorano i turisti di non romper loro... le uova nel paniere! In questo caso, il divieto è da prendersi alla lettera e rimaniamo a debita distanza.
Su fronti meno culturali ma culinari, abbiamo un grande cuoco: oggi abbiamo mangiato con piatti principali pasta e pollo. In aggiunta, c'è sempre abbondanza di verdure fresche, di ottima qualità, e cotte in vari modo. A pranzo il cuoco ci ha anche ripresentato il branzino avanzato ieri, sminuzzato e servito in una buonissima casseruole. Pensiamo che cucinare in barca è, se possibile, un'arte ancora più fine di quella del cuoco di terraferema: rimaneggiare con fantasia gli avanzi per renderli appetitosi è una grande qualità.  

Sunday, July 28, 2013

Kaya Guneri III

Kaya Guneri III è la nostra barca, spettacolare caicco, a vela e motor sailer. Per deformazione professionale mi annoto i numeri: 29 m, beam 7 m (non so cosa sia ma tant'è!), quattro membri d'equipaggio, quattro tonellate di gasolio, 9 tonnellate d'acqua, motore Caterpillar da 542 HP.


Il comandante, Musa, mi dirà nei giorni seguenti che è "un gran bel motore". In effetti andiamo molto più spesso a motore che a vela, che sembra relegata a pochi momenti, più dimostrativi che altro.
Ma Kaya Guneri (senza "III") è anche il nipote di Mustafa Guneri, l'armatore. Il piccolo Kaya, 15 anni, è in vacanza-lavoro sul Kaya III: supponiamo che sia là per imparare il mestiere e, forse, vedere quello che un giorno potrebbe essere suo. Ma forse mi allargo troppo, diamo tempo al tempo!

Saturday, July 27, 2013

Turkish Airlines

Pur arrivando con un'ora di anticipo sul volo,  la signora del  checkin ci tira le orecchie e ci dice che avremmo dovuto arrivare prima. È bruna, asciutta e decisa, mi immagino che sia turca ma poi le colleghe la chiamano "Martina": o è una traduzione o è una locale. Mi riprometto di arrivare prima la prossima volta ma poi partiamo con 50 minuti di ritardo e, in fondo in fondo, penso che la ramanzina non ce la meritavamo... Il volo è un gran bazar di confusione, ascelle e bagagli a mano enormi e pesantissimi. Un gran numero di lavoratori torna in Africa e Asia usando Istanbul come hub. Questo casino può sembrare esagerato, in fondo le regole dicono "un solo bagaglio a mano, peso massimo 10 kg" e qualche passeggero è infastidito. Io ripenso in particolare al mio viaggio a Canterbury nel '95: borsone a mano da 27 kg, con computer "casson da folpi", pesava così tanto che a stento lo alzavo e, in più, io dovevo anche fare finta che fosse leggero, con la faccia tosta spavalda che diceva: "sembra grandino ma è un bagaglio a mano normale...". Per poco non mi segavo le dita ma a quel tempo quelli del terzo mondo in Inghilterra eravamo noi studenti italiani.
Scalo a Istanbul. Ricordo due pubblicità di alta moda con modelle velate ma nelle edicole c'è la solita sfilata di copertine occidentali, anche se non scosciate.

Arriviamo a Dalaman, 35 C belli secchi come una fucilata. La barca è bellissima, passaggi in tek e legno levigato, poppa e prua ampia, serviti e riveriti come pascià. Mi pare vagamente un sogno. Conosco i nostri compagni: Anna, Angelo, Carlotta, Paola, Clemente, Alessandro, Laura, Vittorio, Andrea, Giorgio, Maria Vittoria. Sei adulti e 7 adolescenti, siamo potenzialmente esplosivi: meglio farsi un bagno!

Per i posteri: ho letto un bellissimo articolo su rootfinding con polinomi di Chebyshev e autovalori di matrice di Frobenius. Ma da ora lavoro e internet sono banditi!
Paolo, Carlotta, Anna, Paola, Angelo e Cesira: foto ufficiale Turchia 2013, "veci".
Alessandro (di spalle), Vittorio, Maria Vittoria, Laura, Clemente e Andrea [Giorgio manca], "bocie".