Thursday, April 21, 2016

SPQRui

I sentori forti e umidi della notte mi accompagnano fino al treno delle 5.36 diretto a Roma via Mestre per la terza puntata del corso CRUI sul management universitario nel III millennio. Mi godo la passeggiata, trolley minimale e zainetto coll'air, per un viaggio light e tecnico, poco più che su e giù da Piazza Rondanini, come fosse la porta dell'orto con qualche inciso di famigliarità: la sede, quella zona di Roma, il baracchino dei panini, l'Osteria del Sostegno, se riesco.

Roma: esco dal corso CRUI alle 17.25, per le 17.50 sono in albergo, passando per i fori accanto alle statue di Traiano e Cesare; alle 18.10 sono in S. Pietro in Vincoli, con le due catene con cui S. Pietro fu incatenato a Gerusalemme e a Roma; poi c'è il Mosè di Michelangelo. Spendo 1 + 1 euro per illuminare la statua e 2 euro per la storia della chiesa. Prima di uscire fotografo uno dei due altari letalmente lugubri della navata sinistra, con una morte falciatrice di buon auspicio (mortacci tua!).

Mosè di Michelangelo a S. Pietro in Vincoli.

Poi mi dirigo verso S Maria Maggiore e via via m'immergo nel degrado che s'irraggia da Termini: strade scalcinate, buche, bottiglie, negozi balordi, extra comunitari, molto extra e poco comunitari, sporco, manifesti di Casapound, furgoni scarabocchiati con lo spray. Non mi sento del tutto a mio agio finché cerco "La mensa di Bacco": il posto me l'ha suggerito la ventenne che fa da receptionist in questo strano Hotel Centro Cavour, con le stanze disseminate in un palazzo, che per raggiungerle devi andare sulle scale e salire un altro piano insieme ai condomini… la ragazza mi aveva detto che lei, se dovesse mangiare fuori, mangerebbe proprio alla "mensa", dove si mangia benissimo. Beh, non era roba cattiva e i camerieri erano a posto: camicie pulite, sorriso e professionalità. Ma mangiare bene è un po' un'altra storia, certo la digestione è andata bene e forse ho assorbito la negatività della zona. Comunque, su questioni culinarie, non mi fiderò più di questi ventenni che vanno a mangiare in trattorie che magari saranno anche oasi di pace in un carnaio ma evidentemente non sanno che cosa dicono (speriamo che migliorino col tempo, ma i consigli "romani" di Claudia sono meglio 100 volte!)


Mi resta negli occhi l'elegante lettering marziale e romano di Casapound. A pochi metri di distanza, come nemesi e perenne memento per questi sedicenti maschioni dell'ultradestra, ci sono i baracchini dei nepalesi che vendono borse di pelle e qualsiasi altra razza che commercia in qualsiasi altra cosa.

Si rafforza sempre più il piano di puntare la sveglia alle 6.30, anzi l'ho già puntata, per andare a vedere S. Maria Maggiore, che apre alle 7.00 come mi ha detto la signora del negozio di souvenir. Lo spinotto dei carabinieri che non mi ha lasciato entrare perché erano le 18.55, a dir la verità, mi aveva detto che avrebbero aperto alle 9.00. "Ma ci saranno funzioni, no?". Forse non capisce di che funzioni parlo: "No, alle 9.00''. Senza fede che non sei altro, domani alle 7.00 vediamo chi ha ragione!


Il giorno seguente, alle sette del mattino di una giornata luminosa, Roma mi pare diversa e le stesse strade sfiancate che la sera prima mi avevano impressionato per degrado adesso almeno sono "pulite" in mezzo all'aria tersa, pur in presenza delle stesse bottiglie, bidoni straboccanti, taniche di olio di semi di girasole, motorini impolverati cui sono stati tolti e rivenduti i pezzi di ricambio buoni, "parcheggiati" da qui all'eternità nei pressi dei garages. Arrivo a S. Maria Maggiore che fiammeggia colpita dal sole basso e diagonale, passo ai metal detector e guardo i soldati che controllano le vecchiette e le suorine che vanno a messa prima.


La chiesa è un'astronave di bellezza, pare di decollare fra mosaici e oro alle pareti e sul soffitto. Roma è un posto di contrasti, in cui si passa da un estremo all'altro superando una porta. Illumino le pareti della navata con la macchinetta, 1 euro, e mi godo i miei due minuti di accecante visuale sulle meraviglie della chiesa.
Mosaici del pavimento di S. Maria Maggiore.
Esco e annuso l'aria in cerca di una buona colazione, vecchio refrain della mia vita, ereditato dalla parte migliore di me. Un indizio che portava in via Leonina lo avevo trovato sul web e percorro una laterale di Via Cavour. Invece trovo "Er caffettiere", fiuto che è il posto buono, c'è l'insegna "Illy" ed è zeppo di gente che esce dalla metro Cavour. È un posto in cui, di colpo, sparisce il marasma esterno e quella sensazione sottile di non essere da nessuna parte che ti prende quando sei vicino alle stazioni, fra indiani assonnati, cinesi strani, italiani logori, e ti senti in un posto col suo senso. Claudia serve i clienti e ordina i caffè/cappuccini al suo collega, "Ciao Terè, come stai?" Ecco, siamo tornati al mondo, all'armonia della caffetteria, un luogo dove qualcuno riconosce qualcun altro, Claudia saluta questa bella signora mora mora sulla trentina, in salute, truccata e sorridente. Mi danno uno strepitoso cappuccio con un cornetto al cioccolato di pasticceria che mi rimette in squadra. Finisce bene, anche in Piazza della Suburra che pure ha un nome evocativo che potrebbe portare male e, per altro, s'inserisce benissimo nel contesto urbano sgarrupato della zona. "Er caffettiere", comunque, è una meraviglia!

Piazza della Suburra per un buon caffè e… pure i sorrisi delle studentesse!
Decido di farmela a piedi da Cavour al Pantheon, la mattinata è fresca e solare e Roma ammaliatrice continua ad incantarmi. Cammino sui Fori Imperiali, questa volta dal lato di Nerva mentre ieri avevo sfilato a fianco del foro di Traiano. Per uno di campagna, è tutto di una bellezza hors categorie, manca il fiato proprio come quando fai le salite in bicicletta tanto è bella l'area e sono suggestive le rovine.

Giù per Via delle Botteghe Oscure, ritrovo Largo di Torre Argentina che resta uno dei posti più "nostri" di Roma, poi Pantheon e altro caffettino alla Tazza d'Oro. Sono poco più di due gocce ma mentre scrivo questo post in Piazza Rondanini ho ancora quel bel gusto fra il forte e l'amaro in bocca. È un buon momento per chiudere, fra poco mi rituffo in un'apnea di norme, strategie e sistema paese. Arrivederci Roma.