Friday, April 21, 2017

La forza espansiva della nullità e Francis Bacon

Non credo alla coincidenze, so cos'è una probabilità, non credo alla sfiga anche se qualche giorno fa ho perso per meno di un minuto di ritardo due treni (era la prima volta in decenni, il cigno nero di noi pendolari!). Credo per converso che organizzazione e raziocinio facciano miracoli e che spesso ci siano eventi e incontri serendipitosi, me ne sono capitati troppi nella vita per non sapere intimamente che spesso ci s'imbatte in circostanze e persone, vere e propri benedizioni ambulanti che compaiono esattamente quando servono, anche quando ormai ti senti in un angolo.

Eppure oggi ci deve essere stato qualcosa nell'aria frizzantina che mi ha accolto a un convegno in apparenza tecnico, "Il contenzioso bancario tra classico e moderno", in occasione del decennale di una famosa (mah?) sentenza dalla corte costituzionale sui derivati. Ma era il sottotitolo, questo "forza espansiva della nullità", che deve aver iniziato a squagliare il reale e a dissolverlo in un cumulo di suggestioni stranianti in cui le parole sembravano sempre più non tanto riferirsi ad aspetti tecnici ma alludere al mondo, alle cose e ai sentimenti, tutti ricacciati nell'annichilimento da questa espansione virulenta del nulla... D'altra parte, se ci pensi, nomina sunt consequentia rerum: i derivati non si sa se sono veri, dato che derivano e promanano da altro, quasi delle ombre platoniche con qualche effetto collaterale finanziario; e continuando su questo tema, come si vedono i costi occulti? Non lo vedi l'ossimoro? Sono o non sono occulti scatenando imagini di culti esoterici e Nosferatu?

Dopo una mezza giornata in cui ho sentito persone serissime affermare che "facciamo processi in cui il giudice non sa di cosa parla e con lui non capiscono nulla avvocati, consulenti e testimoni..." o fare battute nichiliste come "la giustizia non è di questa terra e non ci sarà mai nemmeno di fronte al buon Dio", anche il mio solido materialismo (cattocomunista) ha vacillato e mi sono sentito invadere da una sensazione incorporea di svanimento del reale che ha raggiunto l'apoteosi quando hanno definito noi matematici come degli "sciamani, gli unici in grado di mettere in comunicazione i giudici con il divino" che si disvelerebbe nelle curve forward, nell'alea asimmetrica e nei possibili scenari avversi.

A queste suggestioni a un certo punto si sono aggiunte anche altre sinistre notizie proveniente dalle erinni burocratico-amministrative che infestano la mia vita. Leggo degli email in cui colleghi che sembrano normali, ma in realtà devono essere posseduti, dichiarano che non c'è il tempo di fare cose semplici e sensate ma è perfettamente possibile intraprendere un iter burocratico folle il cui unico esito è il fallimento visti i tempi che ci sono dati... Già, dev'essere la "forza espansiva della nullità" che si è impadronita, e non è la prima volta, degli uffici e di chi ci lavora!

Ebbene, in preda a questo travaglio esistenziale e filosofico, quando alle 17.00 scendo dall'autobus n. 1 che da Carità mi lascia in Piazza del Grano, mi trovo di fronte a un bivio. Czzrla, è una metafora che viene in mio soccorso! Quel che resta del tutto mi vuole parlare e il bivio (stradale: Via Manzoni o Viale Burchiellati?) si trasfigura in una scelta di enorme valenza: vai a scrivere email per un'altra ora incazzandoti come una bestia o vai a vedere la mostra di Francis Bacon? Lo sai che cosa ho deciso, vero? Francis Bacon tutta la vita! In realtà, mi scappano alquanti simpatici e liberatori "ma va in mona" indirizzati affettuosamente a vari soggetti istituzionali e privati. Non è un' offesa, giuro, mi do del mona numerose volte quasi ogni giorno e non me la prendo nemmeno con me stesso.

La mostra è semplicemente bellissima. Opinione personale, ovvio. Anzi, in questo caso, personalissima dato che Bacon non è un soggetto semplice e alcune opere, come le crocifissioni, quasi certamente mi avrebbero indignato qualche decennio fa. Ma col l'età forse viene anche la saggezza (?), qualche lucidità e, non ultima, l'espansione della nullità e il delirium tremens del moloch amministrativo in cui tutto dovrebbe essere logico e al tempo stesso radicato inestricabilmente nella follia. Bacon disegna delle cose spaventose e mirabili, come la serie dei papi e mi posso godere le opere in una Casa dei Carraresi ariosa e semivuota, dato che la massa dei turisti preferisce gli impressionisti a S. Caterina.

Tre papi e almeno due Innocenzo III, nelle versioni di Bacon e di Velazquez/Bernini  (da un'incredibile stanza della Galleria Doria Pamphjili a Roma).
Bacon disegna delle sequenze ripetitive e il curatore annota che "le opere sono molte, spesso anche con minute variazioni, perché voleva riuscire a proporre la forma perfetta, ripetendola più e più volte". A me la convergenza per piccoli passi pare sensata e utile ma l'esperto continua con una sparata su Freud, che avrebbe scritto: "la ripetizione di una stessa cosa... suscita un senso di perturbamento che, per di più, richiama alla mente quel senso di impotenza che si prova in taluni sogni". A me il perturbamento me lo fan venire queste letture e Freud mi pare che dica cazzate, ora e sempre: le ripetizioni sono tutt'altro che prova d'impotenza come documentato in altre pagine del blog. Tornando a Bacon c'è da dire che, un filo diabolicamente, mi affascina: bassa scolarità, ateo militante, gay, artista, disperato. E anche pervicace, brillante, iconoclasta, irlandese, provocatore, disordinato. Dice cose come:
Mi sento a casa in questo caos perché il caos mi suggerisce anche delle immagini.
O fulmina con battute tipo:
Dio? Non ho alcuna nostalgia di chi fa il prezioso... A me basta l'inferno, se ci vado io ci andranno anche i miei migliori amici, faremo baldoria sicuramente anche senza nostro Signore...
La maiuscola in "Signore" è sua, trovo il dettaglio ironicamente illuminante, più o meno come la circostanza che è morto solo e assistito dalle suore. Dice che coi "papi la religione non c'entra assolutamente; sono piuttosto frutto di un'ossessione per [...] il ritratto di Papa Innocenzo III di Velazquez". Tutto mi pare un cortocircuito che parte dal Bernini, che d'Innocenzo III s'intendeva, e finisce con "The New Pope", in giorni in cui mi tocca vedere gli episodi due volte per capire a fondo Sorrentino e quello che la storia mi dice senza essere distratto dalla bellezza funambolica delle immagini, dagli occhi di Jude Law e dal sogghigno beffardo di Silvio Orlando.


Altri due papi, quello in basso è preso da http://www.bacontreviso.it/opere-francis-bacon-treviso-casa-dei-carraresi/
Mi guardo anche la mostra con occhio tecnico e osservo da inesperto l'allestimento facendo pure foto alle contropareti per fissare idee per "In volta de Canal", prima o poi su questi schermi. Ascolto l'audioguida e mi dico che non la voglio uguale: troppi numeri da premere pur con testi e voce di ottima qualità. Preferisco una storia che si dipani, un racconto che guidi su un filo rosso senza abbandonare l'ascoltatore, finale col botto con Roberto Ferri e la sua "Figura in trasformazione" (il nuovo Caravaggio e io nemmeno l'avevo notato, grazie Ruth!). I pannelli neri sono bellissimi, le opere di Bacon risaltano illuminate dai faretti (anche se certi disegni a matita sparsa e ultradura si vedono così poco che attingo a una nullità grafica che ben si collega con quell'altra di cui parlavo prima).


Le persone si sentono ferite dalla distorsione delle loro immagini... Ma mi dica, chi oggi è riuscito a registrare qualcosa, qualcosa che venga recepito come realtà, senza aver compiuto un grave scempio all'immagine? Francis Bacon
Esco dalla mostra di Bacon e, forse stranamente, mi sento carico e più pronto di prima ad affrontare la pulsante e incomprensibile bizzarria di quel che mi circonda,  e la fatica e lo sforzo per rimettere assieme i pezzi e il senso di quesiti, cause, lavori e processi che a volte s'imbizzarriscono e si avvitano in una spirale insensata. A volte succede anche nella vita, Bacon me lo ha mostrato con ferocia sui suoi disegni e, anche se non vedo il mondo con le sue lenti, gli sono grato per aver ricucito a suo modo una giornata curiosamente degna di nota.

[Un post è un post e provare a rovistarsi l'anima non è sempre facile. Concedetemi qualche licenza letteraria e questa sessione di autoanalisi diaristica: il convegno era interessantissimo, stimo veramente i colleghi cui alludo, mi do del mona sul serio, non c'è contraddizione con quanto ho scritto e ogni riferimento a persone o cose reali è puramente casuale. Anzi nullo!]