Roma: esco dal corso CRUI alle 17.25, per le 17.50 sono in albergo, passando per i fori accanto alle statue di Traiano e Cesare; alle 18.10 sono in S. Pietro in Vincoli, con le due catene con cui S. Pietro fu incatenato a Gerusalemme e a Roma; poi c'è il Mosè di Michelangelo. Spendo 1 + 1 euro per illuminare la statua e 2 euro per la storia della chiesa. Prima di uscire fotografo uno dei due altari letalmente lugubri della navata sinistra, con una morte falciatrice di buon auspicio (mortacci tua!).
Mosè di Michelangelo a S. Pietro in Vincoli. |
Poi mi dirigo verso S Maria Maggiore e via via m'immergo nel degrado che s'irraggia da Termini: strade scalcinate, buche, bottiglie, negozi balordi, extra comunitari, molto extra e poco comunitari, sporco, manifesti di Casapound, furgoni scarabocchiati con lo spray. Non mi sento del tutto a mio agio finché cerco "La mensa di Bacco": il posto me l'ha suggerito la ventenne che fa da receptionist in questo strano Hotel Centro Cavour, con le stanze disseminate in un palazzo, che per raggiungerle devi andare sulle scale e salire un altro piano insieme ai condomini… la ragazza mi aveva detto che lei, se dovesse mangiare fuori, mangerebbe proprio alla "mensa", dove si mangia benissimo. Beh, non era roba cattiva e i camerieri erano a posto: camicie pulite, sorriso e professionalità. Ma mangiare bene è un po' un'altra storia, certo la digestione è andata bene e forse ho assorbito la negatività della zona. Comunque, su questioni culinarie, non mi fiderò più di questi ventenni che vanno a mangiare in trattorie che magari saranno anche oasi di pace in un carnaio ma evidentemente non sanno che cosa dicono (speriamo che migliorino col tempo, ma i consigli "romani" di Claudia sono meglio 100 volte!)
Mi resta negli occhi l'elegante lettering marziale e romano di Casapound. A pochi metri di distanza, come nemesi e perenne memento per questi sedicenti maschioni dell'ultradestra, ci sono i baracchini dei nepalesi che vendono borse di pelle e qualsiasi altra razza che commercia in qualsiasi altra cosa.
Si rafforza sempre più il piano di puntare la sveglia alle 6.30, anzi l'ho già puntata, per andare a vedere S. Maria Maggiore, che apre alle 7.00 come mi ha detto la signora del negozio di souvenir. Lo spinotto dei carabinieri che non mi ha lasciato entrare perché erano le 18.55, a dir la verità, mi aveva detto che avrebbero aperto alle 9.00. "Ma ci saranno funzioni, no?". Forse non capisce di che funzioni parlo: "No, alle 9.00''. Senza fede che non sei altro, domani alle 7.00 vediamo chi ha ragione!
Il giorno seguente, alle sette del mattino di una giornata luminosa, Roma mi pare diversa e le stesse strade sfiancate che la sera prima mi avevano impressionato per degrado adesso almeno sono "pulite" in mezzo all'aria tersa, pur in presenza delle stesse bottiglie, bidoni straboccanti, taniche di olio di semi di girasole, motorini impolverati cui sono stati tolti e rivenduti i pezzi di ricambio buoni, "parcheggiati" da qui all'eternità nei pressi dei garages. Arrivo a S. Maria Maggiore che fiammeggia colpita dal sole basso e diagonale, passo ai metal detector e guardo i soldati che controllano le vecchiette e le suorine che vanno a messa prima.
La chiesa è un'astronave di bellezza, pare di decollare fra mosaici e oro alle pareti e sul soffitto. Roma è un posto di contrasti, in cui si passa da un estremo all'altro superando una porta. Illumino le pareti della navata con la macchinetta, 1 euro, e mi godo i miei due minuti di accecante visuale sulle meraviglie della chiesa.
Mosaici del pavimento di S. Maria Maggiore. |
Piazza della Suburra per un buon caffè e… pure i sorrisi delle studentesse! |
Giù per Via delle Botteghe Oscure, ritrovo Largo di Torre Argentina che resta uno dei posti più "nostri" di Roma, poi Pantheon e altro caffettino alla Tazza d'Oro. Sono poco più di due gocce ma mentre scrivo questo post in Piazza Rondanini ho ancora quel bel gusto fra il forte e l'amaro in bocca. È un buon momento per chiudere, fra poco mi rituffo in un'apnea di norme, strategie e sistema paese. Arrivederci Roma.