Sunday, January 31, 2021

Diseducazione finanziaria

Da più di un anno coordino le attività di educazione finanziaria del progetto "Il futuro conta" della Regione Veneto, istituito con legge regionale 17 del 2018. È stato un impegno intenso e ho organizzato e svolto in prima persona numerosi incontri in presenza e online su temi legati a investimenti, tutela del risparmio, previdenza complementare e molto altro.

Credo, con molti altri, che sia urgente e importante contribuire ad accrescere le conoscenze di finanza personale e la consapevolezza dei diritti e dei doveri di cittadini e intermediari. Moltissimi casi di cronaca documentano, anche di recente, frodi, casi di risparmio tradito, furberie a danno di utenti del sistema finanziario e ovviamente resta molta strada da fare. Ma perché ne parlo sul blog, valvola di sfogo delle mie indignazioni, soddisfazioni ed elucubrazioni?

Negli scorsi giorni, dopo un periodo di tempo in cui pensavo che le cose fossero in costante miglioramento, ho sperimentato la controffensiva della finanza peggiore, con il fardello solito di opacità, confusione e disinformatja vera e propria. E, come una pentola a pressione, mi sono caricato fino al punto di scrittura. Ma andiamo con ordine:

  • Sui sentieri della vita, ho incontrato una persona che attraversa un periodo ingarbugliato ma ha incassato un'eredità da una zia buona e previdente. E mi sono trovato ad andare in banca con lei a discutere di come investire con enorme prudenza quel gruzzoletto e di come evitare costi esosi e cantonate. Ero in una filiale di Unicredit, nella campagna trevigiana (per me, a parte il capoluogo, tutta campagna è, e io di questa campagna sono orgogliosamente figlio) e ho rivisto furbizie da quattro soldi da parte di consulenti che tentano di scoraggiare col le buone o con le cattive l'acquisto di prodotti efficienti e poco costosi come gli ETF e suggeriscono invece fondi "della casa" (anche di buona qualità) che costano molto di più. Badate bene, non sto dicendo che sono disonesti o incompetenti e men che meno che Unicredit, che è anche l'istituto di cui io mi servo, sia una cattiva banca. 

Ma perché mi dite che un sano ETF che investe il 20% in azioni e il rimanente 80 in obbligazioni non lo potete comprare? Cazzarola, mi avete appena suggerito "Progetto Azione Brand Vincenti" che incrementa la propria posizione in azioni dal 20% ad almeno l'80% in 4 anni? Dove sta la logica di dirmi che una cosa prudente e a basso costo (0.25% l'anno) è peggio di un fondo che acquisisce rischi via via molto maggiori e costa caruccio (1.75% l'anno)?


I KIID li trovate qui: Amundi Brand Vincenti  e Vanguard LifeStrategy 20 Equity (attenzione che al momento non è un titolo molto liquido) 

Di male in peggio, ho sentito anche simpatiche vaccate come "qualche ETF è fallito o ha perso il 99% del suo valore". Ho pensato e quasi risposto che anche delle banche sono fallite (vabbè) ma ho ribattuto che è un discorso assurdo. Prendere una mela marcia, proprio l'ETF che perde o è fallito, in una montagna di ETF fatti bene o ben gestiti da grandi intermediari, è come prendere un jihadista e dire che tutti i milioni di arabi sono terroristi; o prendere Renzi e dire che tutti i politici dell'arco costituzionale sono patologicamente egocentrici e vanitosi in egual maniera; o citare uno dei rari fumatori ottantenni per dimostrare che il fumo fa bene e anzi c'è evidenza che il tumore ai polmoni ti viene se respiri aria troppo buona e non ti sei fortificato che basta...

Ho continuato a spingere, provando a farmi dire quanto sarebbe costato comprare comunque l'ETF. Mah, un muro di gomma: forse 80 punti base, ma dobbiamo verificare, "verifica, per favore", non lo so è un titolo estero, "ma è scambiato sulla borsa italiana", devo chiedere a Verona e poi a Milano, e poi a Wall Street... OK, ho capito. Il dialogo non è stato molto più produttivo quando ho cercato di capire quanto avrebbero messo in conto di deposito titoli: un ETF, anche se è più semplice e meno rischioso di un fondo interno, arriva forse a costare 12 euro a trimestre, poi 30 all'anno o 2.30 euro al mese (?) e infine, "acclarato" che è un titolo estero (mah...) 75 euro al semestre. Ho faticato a tenerli sul pezzo perché la direttrice ha colto la palla la balzo per propormi di cambiare conto, aderendo a un pacchetto di servizi che cosa 6/9/12 euro al mese ma, vuoi mettere?, in cambio hai il conto titoli gratuito e risparmi 150 euro l'anno di deposito. La mia mente, che si trastulla in conti senza posa, urlava disperatamente "Ah sì, pagare 12x12=144 euro l'anno per risparmiarne 150... Situ mona?" (lo so, ci sono 6 euro di risparmio). Lo capisco anche io che la banca guadagna di più se vende roba propria ma il punto è che la tua banca dovrebbe anche fare i tuoi affari coi tuoi soldi e non tenere solo a mente i suoi interessi e quanto ti sfila di commissioni. 

  • Le Poste Italiane, dove mia mamma ex-dipendente ha il conto, hanno chiuso i conti titoli dei clienti e, a partire dal 1 gennaio 2021, offrono loro una convenzione con Banca Sella. "Chiuso" significa che il deposito non si vede più da internet e che, per operare o anche solo per sapere che cosa c'è dentro, devi andare allo sportello. Un'amica che dirige un ufficio della zona ci ha detto con onestà che lo fanno per stimolare i clienti a comprare prodotti di Poste. Non ti obbligano puntandoti una pistola alla fronte ma se vuoi continuare come prima devi aprire un altro conto d'appoggio con un altro intermediario dove ti offrono sconti su operazioni in borsa a patto che tu ne faccia tante.  

Ora considerate mia mamma: si compra i suoi bravi prodotti Poste (ce ne sono di buoni) e poi, aizzata da questo figlio degenere, aveva anche qualche quota di ETF. Come nel mio stile, compra (anzi, lo faccio io!) e si tiene il titolo per anni. Già, io divento nervoso col trading rapido, troppo ansiogeno, volatile, elettrico e giovanile; io sono un pachiderma del buy and hold, uno che si crogiola nell'idea che il long-term è la cosa giusta (anche se  nel lungo periodo siamo tutti morti) e mi tengo i titoli per lustri o decenni. Per questi motivi, forse, mamma ha bisogno di 2-3 operazioni l'anno. 

Che senso ha scassare me per interposta persona e lei per farci aprire un conto a Banca Sella, con caratteristiche degne di un plotone d'assalto in trading, se abbiamo bisogno di poco o nulla? Non è una cosa bella ma, tanto per riprendere in sostanza un'osservazione già fatta, le Poste semplificano la gestione e mettono sotto pressione tutti i (pochi) clienti che avevano le conoscenze per comprare (anche) cose semplici e efficaci diverse da titoli, fondi e polizze postali. 

  • Il terzo e ultimo esempio me lo offre un messaggio girato nella mailing-list sindacale cui sono iscritto. Non ho per nulla il dente avvelenato coi sindacati ma questo volantino mi ha fatto girare i maroni. Non mi metto neppure a controbattere svariate affermazioni errate e suggerisco di documentarvi sul sito della COVIP, la commissione di vigilanza sui fondi pensioni, leggendo la guida che spiega per benino le cose con un linguaggio semplice. 

Mi soffermo invece sullo stile manipolatorio del testo che risulta completamente fuorviante e viscido, piegando informazioni a proprio uso e consumo e facendo leva sull'ennesimo complotto della plutocrazia o di chissà chi altro contro il lavoratore. 

  1. "Non viene spiegato ai lavoratori che essi, aderendo al fondo pensione, rinunciano al TFR". Ma come "rinunciano"? Lo traduco in italiano: in cambio del TFR investono in quote di un fondo, è uno scambio identico a quello in cui, ad esempio, quando andate al supermercato per fare la spesa "rinunciate" a 50 euro in cambio di un carrello di prodotti; 
  2. "Non è dato sapere al lavoratore come vengono investiti i suoi soldi": falso. I fondi pensione dichiarano esplicitamente i loro costi, come vengono investite le contribuzioni e offrono all'aderente diverse linee di investimento (ad esempio, totalmente o prevalentemente azionario, obbligazionario, monetario e così via). I fondi sono anche regolati in modo stretto e operano sotto il controllo di una commissione indipendente;
  3. "Nessuno è in grado di certificare che le somme siano restituite integralmente": vero. Ma pensateci un attimo. Siete in grado di "certificare" che salendo domani in macchina o sui mezzi arriverete vivi al lavoro? (si lo so, forse vi state toccando...) Vivere è un'assunzione di rischi (mirati) e di responsabilità (ponderate). Il TFR rende poco poco ma sono soldi sicuri. Un fondo pensione, specie se negoziale, rende mediamente di più (a mio avviso, molto di più) e offre benefici fiscali ma non siete assolutamente certi che tutto andrà bene. Ma di cosa siete certi, con la certezza richiesta da questo messaggio? Non la tiro lunga, uno è libero di esigere garanzie o "certificazioni" e, se va tutto bene, godrà "integralmente" di un rendimento magro che potrebbe non coprire nemmeno l'inflazione. Oppure può e, secondo me, deve investire nell'arco dei decenni della sua vita lavorativa puntando a una rendita più alta e a una integrazione pensionistica che non dipende dal livello futuro dell'erogazione pubblica;
  4. "L'accantonamento è garantito e matura circa il 2% l'anno": quasi vero. La guida COVIP già citata spiega che si tratta dell'1.5% + il 75% dell'aumento dei prezzi. Pazienza se in questo momento i prezzi calano piuttosto di aumentare. Ma la guida dice anche che questo "2%" è tassato al 17%, come d'altra parte sono tassati in via agevolata anche i rendimenti dei fondi;
  5. "Come mai non è decollata la previdenza complementare?" Il punto di domanda l'ho messo io ma il senso è chiaro. Bellissimo trucco per farvi pensare, "ci saranno i suoi motivi", adombrando complotti, grandi fratelli, mangiatoie... Il fatto che la previdenza complementare in Italia sia meno diffusa che altrove è un problema, non ci sono per nulla motivi per vantarsi del fatto che troppi cittadini non hanno ancora preso misure adeguate per rafforzare la loro posizione pensionistica, a fronte di trend demografici ed economici preoccupanti. Ci vantiamo forse del fatto che rispetto ad altri paesi e alla media europea, abbiamo meno laureati, più disoccupati, investiamo meno in ricerca, c'è minore parità salariale per le donne? Forse "ci saranno i suoi motivi" per tutto ma capovolgere il senso delle cose e usare le parole in questo modo perfidamente retorico è semplicemente indegno. E andateci sul serio a chiedere al vostro delegato sindacale se lui ha sottoscritto un fondo pensione: se vi dice di no, guardatelo bene in faccia mentre vi spiega i motivi e capite se è avverso a qualsiasi rischio in maniera quasi patologica (e allora ci sta!) oppure se è il caso di suggerirgli d'informarsi meglio.

La buona finanza, come la democrazia, richiede cura e attenzione costante. Purtroppo, anche quando si sono corretti alcuni macroscopici difetti e problemi, non c'è garanzia che lo cose andranno bene o che quanto c'è di buono resti per sempre. Pochi mesi dopo scandali e vicende che, forse, avevano spinto tutti a comportarsi con maggiore serietà, sono riemerse furberie e mezzucci che sfruttano le nostre debolezze per spingerci verso decisioni deboli e risultati mediocri. Duri i banchi!