Tuesday, July 09, 2024

Bamberg, economia e "Prisencolinensinainciusol"

Partiamo dalla fine dell'inizio. Sono le 23.49 di martedi 9 luglio e arrivo alla stazione di Bamberg in una tiepida serata d'estate. Sono in viaggio da 8 ore e rotti, Venezia - Bamberg via Munich, con una combinazione, l'unica che mi pareva sensata, di aereo e treno che in teoria avrebbe potuto farmi arrivare entro le 21.00. Già, ma questa è roba da economisti, gente che si incapriccia di una teoria e crede per tutta la vita, anche contro l'evidenza, che la gente non possa che comportarsi come prescritto dai loro principi. Viaggiare in Germania ultimamente pare proprio un esercizio di masochismo economico teorico: pianificare, eseguire, ottenere... ma le cose non vanno mai così. Lufthansa ritarda il volo di due ore, saltano le prime coincidenza a Munich. Per fortuna, su suggerimento di Sarah, ho preso un flexi-ticket, posso prendere qualsiasi treno a qualsiasi ora e questi super-poteri mi consentiranno, bene o male, di raggiungere la meta. Salto al volo sulla linea della metropolitana S1 e arrivo circa un'ora dopo a Munich Hauptbanhof, inondata dalla luce del tramonto che colpisce e indora l'enorme vetrata dove campeggia la scritta cubitale "Grundig". Perso un treno se ne prende un altro e, per mettere una pezza, dovevo prenderne quello lle 19.42, ma anche questo è in ritardo, prevista la partenza alle 20.16 sul binario 22. ci sono diverse ragazzi in gilet rosso con la scritta DB che danno info ai viaggiatori. il mio è simpatico, alto e magro con gli occhiali, pesta sul cellulare e mi dice che non ho altre opzioni per Nurburg-Bamberg, unica  scelta è aspettare. si vedono continuamente turisti e tifosi venuti qui per l'europeo, polizia ovunque, totem col logo della UEFA e così via.



vado da Yorma's e prendo eine kaffee mit sahne (il mio tedesco è solido solo in espressioni linguistiche fondamentali come questa) e una brioche salata e farcita con formaggio e prosciutto. nonostante tutto sono di buon umore anche senza averne motivo: due ore di ritardo areo, treno in ulteriore ritardo per Norimberga e cambio per saltare su un regionale alle 21.49, poi devo camminare un'altra mezz’oretta per raggiungere l'Ibis Alstadt. eppure mi godo il calore che riempie la grande stazione, simile per spazi a Milano centrale, pur senza lo spettacolare arco di ferro e vetro, la forma è tedesca, squadrata, e funzionale. Un flusso di gente variopinta va e viene, si accumulano passeggeri come me, di fronte al binario 22, in attesa dell'ICE. Quando ripartiamo da Monaco, alle 21.20 io mi sono già bevuto il mio tazzone di caffè scuro e addento la mia brioche, mi pare di essere un papa.


nello scalo intermedio di Norimberga, in attesa del regionale per Bamberg con cui percorro l'ultimo tratto, vado in primo binario e trovo una popolazione di viaggiatori che guardano la semifinale Spanien - Frankreich, c'è chi beve una birra seduto ai tavolini del bar e molti che come me approfittano del grande schermo. sentiamo la tensione che attanaglia i francesi alla ricerca del pareggio e tutti, bevitori o meno, sobbalzano quando Mbappé si divora un gol fatto verso la fine. adieu, il calcio è una cosa seria, la comunità del binario 1 alle undici di sera lo prova, e la giustizia del pallone è rotonda: questo Europeo se lo devono prendere proprio gli spagnoli.

sono ormai sfatto e stanco ma l'aria condizionata a manetta sul treno "Regio" mi tiene sveglio con la minaccia constante di assideramento. mi convinco che prenderò un taxi per fare prima e andare a letto. raggiungo la destinazione alle 23.49, un cartello verde mi dice in italiano "Benvenuto a Bamberga", salutandomi nella Roma della Franconia, fa un bel caldino che inizia a massaggiarmi il collo e ad aprirmi i polmoni, mi sveglio di brutto, me la faccio a piedi aspirando la pace della notte, trascino il trolley quasi volando e in pochi minuti raggiungo il Caffè Rondo: sono rientrato nel mio territorio, nei posti che conosco e in cui mi oriento senza Google maps. è mezzanotte e 20, entro nella 301 e l'inizio è finito!


WEHIA, Workshop On Economics with Heterogenous Agents, è uno dei luoghi scientifici in cui ritrovo un po' di senso, è uno spazio accademico vagamente eterodosso in cui si prova a capire la realtà (economica?) con modelli in cui gli agenti sono imperfetti e diversi fra di loro. ah, potreste chiedere, e dove starebbe la novità? il punto è che in Economia, quella con la "E" maiuscola, le persone sono fenomeni, eroi senza macchia e senza paura, con infinite capacità di capire la situazione, dedurre le implicazioni del proprio operato, setacciare informazioni senza posa, prendere a prestito capitali infiniti e così via. non sto scherzando, le persone in molti libri di testo sono spocchiosamente irreali, infallibili, mostruose macchine che sprigionano una razionalità spaventosa: zero errori, zero passione, zero di tutto. Non vi preoccupate troppo se, invece vi sentite spesso come Fantozzi: siete perfettamente a posto! è del tutto normale essere sbadati, avere molta più sfiga della media, sentirsi sotto pressione e faticare come bestie per stringere un pugno di mosche. è la norma nella vita ma, semplicemente la realtà è stata scacciata da larga parte dell'economia ortodossa, quella per cui se trovi un biglietto da 50 euro per terra non lo raccogli, si deve trattare di un'allucinazione, un evento teoricamente impossibile poiché se ci fosse veramente qualcun altro di sicuro lo avrebbe raccolto prima di voi... è un delirio che mi fa sempre venire in mente "Prisencolinensinainciusol"  di Celentano, fatevi pure due salti finché immaginate il professore teorico che scimmiotta anche la lingua dei colleghi nord-americani!


Al WEHIA trovo ricercatori che studiano argomenti in modi sensati e i modelli tengono conto delle limitazioni di noi umani. E ritrovo alcune dei colleghi e amici con cui ho lavorato per decenni, gente coi neuroni in campana e che puoi definire normale (per carità, tutti a loro modo!). siamo ospiti al Bistumshaus St. Otto, Heinrichsdamm 32, l'ex seminario di Bamberg. è un edificio degli anni venti, con la sua grandiosità che era un segno dei tempi, di quei tempi, quelli in cui si preparava la bufera che avrebbe investito con le sturmtruppen tedesche l'Europa e il mondo. è quasi impensabile ora pensare che una volta Santa Madre Cheisa avesse bisogno di spazi così dilatati, ed è enorme la differenza con un presente in cui i preti "are in short supply", hanno finito le scorte come mi dice Frank, e la chiesa bavarese affitta questa meraviglia di struttura, con sala per le feste, mensa e camere per gli ospiti. 



lasciando perdere l'economia, il primo pensiero va proprio a questa chiesa bavarese che, nella mia testa, si staglia rigida, tradizionalista e implacabile nella sua ortodossia. forse non è un caso che fra i grandi dipinti che adornano i corridoi ci sia un monumentale e potente Benedetto II, una delle glorie locali che rasenta la regalità. Papa Francesco è raffigurato in un quadretto formato A4, ma non fa una piega! sulle porte di varie stanze ci sono anche dei ritratti in bianco-nero, flou come si faceva negli anni trenta, in memoria delle persone fatte sparire dalla gestapo perché credevano in Cristo e non nel Fürher. su un tratto di parete c'è pure il nostro Luciani, Giovanni Paolo I, in grande formato nonostante sia buono come il pane e tutt'altro che teutonico.


in secondo luogo, credo che Frank sia una specie di kami, una persona capace di lenire le tensioni di questo lavoro con la gentilezza, l'acume e l'impegno che è sempre senza risparmio. di recente mi ha presentato anche Sarah, brillante collega-dottoranda franco-tedesca con cui abbiamo scritto questo paper che parla di fake news e che mostra come le persone fatichino a capire quello che succede quando sono bombardate da notizie tarocche. grazie per il (lungo) tratto di strada fatto insieme. 

Con Frank e Sarah, di ritorno dalla passeggiata serale post beer-garten! Grazie di tutto, ragazzi!

Non vi tedio con altro e salto al venerdì. All'inizio della fine leggo sullo schermo del cellulare che l'ICE 505 da Hamburg Altona per Munich Hbf, quello che devo prendere io, è cancellato. penso nitidamente "ma va' a cagare", ho già dato all'andata e parto subito con le eliche rotanti per la stazione con l'idea di andare in ufficio alla DB e cambiare il biglietto come meglio si può. m'incammino e giunto in stazione la signora robusta e sulla sessantina cui chiedo mi dice che invece non c'è problema, aggiunge che il treno è pure in orario. alla fine capirò che il sito in questione riportava la cancellazione del treno di ieri, ho avuto fortuna anche se per essere precisi e tedeschi, l'ICE accumula 9 minuti di ritardo prima di arrivare a Munich e la coincidenza per Bologna via Brennero ha altri 20 minuti di ritardo. penso che è una fortuna, che è una contraddizione in termini -- fortuna un ritardo? --  ma mi godo una sosta più rilassata per comprare sandwich, kaffee e 2 pretzel in due chioschi diversi. salgo sul binario 12, bella carrozza della OBB posizionata in coda al convoglio, c'è il pienone e, come sempre, ciclisti, escursionisti, famiglie e bambini che si stendono subito per terra sulla moquette, una roba che farebbe inorridire una mutter italiana, tutti giù per terra! arriverò a Verona comunque in tempo per la freccia delle 20.00 con direzione Treviso. da ora in poi è discesa e abbiamo già passato Rosenheim e Kufstein...

ps. visto che mi sono imbarcato in un paralleo ardito fra economia e "Prisencolinensinainciusol", a questo punto vedetevi anche  https://vimeo.com/573631010, con la Raffaella Carrà (al posto della Claudia Mori che compare nell'altro) e il balletto, da non credere!