Saturday, May 26, 2018

Il maliano che è in me

Se smettessi di essere Paolo e vi rivelassi che sono un maliano di 25 anni, licenza media, che parla il Bambara? In effetti finora mi sono camuffato bene e molti credono che sia un professore e che abiti a Treviso. Mi ha aiutato la passione per la matematica e sono partito dai numeri per imparare questa strana lingua, l'italiano, lasciando perdere il mio idioma mandingo maliano: uno due tre, ..., dieci al posto di kelen, fila, saba, naani, duuru, wooro, wolofila, seegin, konoton, tan.  Non è semplice stare in Italia, ma è molto meglio che ammuffire dov'ero.  Ho un permesso di soggiorno temporaneo in attesa che la mia pratica venga esaminata dalla commissione territoriale.
Ho il mio appuntamento in lavanderia, potrò usarla per 5 mesi. Al dormitorio però al massimo si resta per 2 mesi.
Il problema è che sono stato espulso dal CAS, un Centro di Accoglienza Straordinario, perché sono entrato due volte in ritardo.  Mi sono sembrati un poco rigidi e mi sono cercato un altro posto ma non è facile.  Da due giorni, comunque, dormo nei parcheggi vicino alla questura: non si sta male ma faccio fatica, ci svegliamo in continuazione e da troppi giorni non mi lavo e non mi cambio.

Vado alla Caritas a caccia di un pasto caldo, corre voce nel parcheggio che non ci siano molte alternative.  Le due ragazze sono energiche e gentile, una parla anche qualche parola di francese (il bambara qui non lo sa nessuno). Mi domandano la tessera ma io non ho nulla.  Mi fanno capire con ferma gentilezza che l'indomani devo andare al Centro di Ascolto e farmi rilasciare la tessera, senza di quella non mi daranno nulla e non c'è verso di aiutarmi.  Unica eccezione che fanno è quella di darmi da mangiare, "ma è l'ultima volta senza tessera!" e finalmente metto sotto i denti un minestrone caldo, pane e una porzione d'arrosto. Poi vedo che tutti danno una mano a riordinare la mensa, faccio qualcosa anche io e aiuto le signore e le due ragazze che ci hanno accolto all'entrata.  Me ne torno nel parcheggio, notte n.  3, ben determinato a farmi questa benedetta tessera il giorno dopo.


La mattina vado al centro d'ascolto, c'è già la fila e una volontaria compila il modulo coi miei dati e mi dice di aspettare il colloquio.  Quasi un'ora dopo entro e Nicola mi registra, mi chiede da dove vengo, dove dormo, che documenti ho, se ho studiato...  mi dice che a volte i CAS rilasciano anche una carta d'identità ma a me non l'hanno data.  Parliamo per circa mezz'ora e poi le ragazze dell'ufficio mi fanno la foto e mi preparano la tessera: da ora in poi, per cinque mesi, posso utilizzare i servizi della Casa della Carità.  Tiziana mi porta a vedere la lavanderia, mi mostrano le lavatrici per indumenti, le posso usare lunedi, mercoledi e venerdi, prenotando l'ora.  C'è una signora di una certa età che mi mostra i cesti dove riporre la roba da lavare e mi dà la dose di detersivo, mi dice di prestare cura e di non rovinare i vestiti che mi daranno, se ne trovano.  Poi Shaila, una ragazza che sembra bengalese e che indossa un bel camice bianco, mi ricorda che se non arrivo puntuale il prossimo mercoledi, salto il turno, non possono lasciare le macchine ferme se uno arriva tardi.
Io avevo capito 3 giorni... ma poco importa!
Tiziana mi riprende e mi mostra le docce maschili: posso usare il servizio tre volte a settimana, da quando tiro il filo ho sette minuti di acqua calda, mi daranno anche il sapone e un asciugamano.  I locali sono semplici, puliti, non saprei come dirlo in bambara ma in italiano credo che si dica "spartano", anche se quando ho detto la parola la prima volta tutti hanno riso...  gli operatori sono tranquilli, solidi, capisco che senza questa linearità sarebbe difficile offrire la possibilità a quelli del parcheggio di lavarsi qualche volta alla settimana.

Continuo il giro, passiamo di fronte alle docce femminili, mi porta a vedere il dormitorio.  Antonio e Giuseppe, sui cinquanta uno e sui sessanta l'altro, mi spiegano che forse si libera un letto fra 4 giorni, poi potrò restare per due mesi.  "E finiti quelli?", "Mi spiace, dovrai trovarti un altro posto", mi pare che gli dispiaccia veramente ma fra due mesi spero di aver documenti nuovi, magari un lavoro, vedremo...  Gli dico che tornerò fra 4 giorni, venerdi devo anche venire alle 16.30 per usare la lavatrice e poi spero di avere la camera che mi hanno mostrato: semplice, pulita, un letto appoggiato al muro e un sacchetto con quel che serve, anche un rasoio.

[Il 12 maggio sono stato a "Venite e vedrete", l'evento in cui la Caritas Tarvisina presenta il bilancio sociale e mostra quello che fa. Sentirsi maliano per due ore è un'esperienza in cui sei grato che persone solide e buone ti lancino un'ancora. Sono fiero di loro.] 




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