Non succede quasi mai che mi resti la voglia di postare in differita, quello che scrivo spesso mi sale dentro mentre sono immerso nei tornanti delle vicende, piccole o grandi, in cui mi trovo localmente nello spazio e nel tempo. Chissà da cosa dipende, credo che sia un tentativo di vivere per sempre, di lasciare una scia, di provare a non so chi né cosa che c'ero e provavo a ragionare e a trarre spunti per essere, se non migliore, più consapevole e attento a quel che mi turbinava intorno. È il mio modo di osservare dettagli a poco a poco e lasciarli risuonare nella mia testa. Inizio a prendere appunti mentali e a fare qualche foto, un po' per avere materiale iconografico ma specialmente come ricordo visuale, un flash ottico al posto di parole che non appunto su nessun taccuino. L'esito, quasi inevitabile, è che devo scrivere in fretta, prima che altro si affastelli e tolga l'urgenza contingente di fare memoria.
Il pellegrinaggio a Riese Pio X non è stato diverso, mentre caminavo in una giornata luminosa e calda d'ottobre, mi rendevo conto di essere in una bolla speciale, vai di iPhone a carpire le angolature giuste o le frasi celebri mentre mi gustavo l'atmosfera e l'aura di evento straordinario che forse tutti i paesani non hanno potuto evitare di assorbire nei mesi che hanno preparato questo show di religiosità popolare e campanilistica. Non capita spesso di vedere il corpo di San Pio X nel suo paese, dalle grotte vaticane alla campagna dopo un secolo e rotti dalla sua elezione a pontefice.
Ma stavolta non mi sono messo a scrivere, di solito lo faccio furiosamente, perché non ho trovato il tempo, pur se il pensiero che avrei dovuto farlo mulinava di tanto in tanto: "dovrei scrivere", mi dicevo fra lezioni, riunioni, rottura di maroni... Ma se negli altri casi i post non escono mai come cold case, sono invece qui a mettere la Peregrinatio Corporis negli annali, è un viaggio di un corpo e di quel che ho pensato e mi è rimasto impigliato fra i neuroni. E i viaggi, in questo blog, hanno diritto di parola anche se sono figurati o coi trasferimenti in carne ed ossa non c'entrano proprio. Forse la scusa mi è venuta proprio perché avevo fatto diverse fotografie e qualche giorno fa il mio telefonino vibra e richiama la mia attenzione con un rumorino e mi sottopone un ricordo del 13 ottobre. Diavolaccio d'uno smart phone che non si fa i cavoli suoi e decide che, visto che avevo scattato a raffica, la cosa meritava di essere post-prodotta in un video (un ricordo, appunto) e data in pasto all'algoritmo che ci aggiunge la musichetta e qualche dissolvenza.
Di quella giornata mi resta forse più di tutto la sensazione di spazio e placidità del centro del paese, traffico bloccato, sole e temperatura mitissima che mi ha spinto a togliermi il maglione, tenendolo appoggiato al braccio, la bella sensazione di poter camminare per kilometri in mezzo alla strada che taglia il paese, con le case abbellite da nastri e drappi, sfilando a fianco della casa natale di papa Sarto, fino a raggiungere il Santuario delle Cendrole, dove c'è la Madonna più celebra delle mie parti e dove si va a fare il picnic a pasquetta, con le uova sode e la colomba.
Sede del comune di Riese Pio X. |
Ero estasiato (e, pur non avendo fatto proprio nulla!) onorato dallo sforzo fatto da tutti per mettere ordine, dai capannelli di volontari, protezione civile dei comuni vicini, carabinieri in pensione, gruppi vari e di una moltitudine di persone che accompagnavano i pellegrini, controllando, ad ogni incrocio, che tutto andasse bene, pronti a rispondere a domande, a scambiare due parole, a fare da guide turistiche volanti nei vari punti importanti del percorso (mamma, ad esempio, era di turno alla casetta del papa e raccontava le storie, alcune sentite molte volte altre meno, di quando Bepi era bambino e c'era il pavimento di terra battuta e la cucina economica; nella parrocchiale di S Matteo ho rivisto all'opera Nazzareno, che è stato mio "educatore" diversi decenni fa).
La mia è stata una passeggiata gloriosa, lenta ed assaporata, fino al Curiotto, il sentiero sontuoso affiancato regalmente da fossi e siepi che porta al Santuario e che tradizione vuole fosse percorso dal giovane Sarto senza scarpe per non consumare le suole che andavano risparmiate per la scuola. Ghiaino e stabilizzante per terra a disegnare curve fra i prati, mai avevo visto il Curiotto in forma tanto smagliante, con aperture sulla campagna e viste del campanile della chiesa che via via si faceva sempre più vicina. Quando sono arrivato sullo spiazzo, prima di segnalare il mio arrivo al camper dove registravano la presenza, davano informazioni e si distribuivano i depliant, ho fatto sosta all'osteria dei Biasio, ci sono motivi e persone che me la fanno sentire sempre un po' casa mia, caffè macchiato e tramezzino, poi mi sono recato in chiesa dove la nostra Madonna dorata osservava dall'alto il cofano del santo, collocato in mezzo alla navata svuotata dalle sedie e dai banchi che ci sono di solito. Devo dire che non ho visto molto del corpo, sotto una maschera scura e apparentemente d'ebano che copriva volto e mani, più che altro sapevo che cosa c'era e, come tutti gli altri, ho seguito camminando lentamente e in qualche raccoglimento il percorso circolare che era previsto per i pellegrini.
Fuori dalla chiesa c'era un bel clima, tutti sembravano rapiti o, forse, si gustavano la giornata, l'eccezionalità dell'evento e la familiarità con questo papa che, piacciano o meno alcune sue posizioni, è un eroe della nostra terra e ha plasmato il nostro immaginario (la leggenda/verità forse più appropriata è quella che vuole che Pio X abbia detto "vivo o morto ritornerò", non importa bene quando, dove o a cosa si riferisse: è facile per noi in paese prendere la peregrinatio come un adempimento della promessa fatta ai suoi concittadini). C'era una tensostruttura adibita a cappella e parecchi preti che attendevano i fedeli nel prato della chiesa in postazioni tranquille, con le sedie e un semplice paravento, distanziati quel tanto che bastava per dare un minimo di privacy a chi voleva parlare, mi sono confessato per l'occasione, ritrovando quella serena sensazione giovanile di fluttuare libero quando il sacramento fa tabula rasa dei piccoli e grandi peccati commessi.
Ho cercato di tornare ripercorrendo a ritroso il Curiotto ma non si poteva andare contro-mano per questioni di sicurezza, mi sono astenuto dal violare le regole tagliando scavezzocampi e sono tornato sulla strada, assieme agli altri. Piccola pausa in cimitero, dove ho lasciato un "santino" col programma dell'evento sulla tomba di papà, avrebbe avuto cose da raccontare anche lui. Proseguo fino a un altro tendone, eretto a fianco della chiesa arcipretale in centro, dove proiettavano un breve film su Pio X e su Riese, si poteva stare seduti sulle stesse panche che sono usate per la sagra di S. Matio in settembre. La chiesa, col fonte dove fu battezzato Sarto, ha anche molti altri cimeli, inclusa la tomba marmorea che fu in Vaticano e che è poi stata donata al paese. Il sito https://www.papapiox.it/ è ricco di informazioni e ricordi.
Il "biglietto", che credo sia servito a contare le persone che hanno partecipato all'evento, l'ho tenuto nel portafoglio fino ad oggi, anche questo rettangolo di carta dorata dev'essere servito a motivare queste righe un po' balzane a cavallo fra il personale, la storia e la nostalgia.