Questo è un viaggio interessante, vuoi perché partecipo a una bella conferenza come la Social Simulation Conference (SSC 2025, https://ssc2025.tbm.tudelft.nl/), vuoi perché l'esperienza risuona della lettura del romanzo "La ragazza dall'orecchino di perla" di Tracy Chevalier. Fin da quando avevo Delft nel mirino mi ero riproposto di capire di più del posto in cui sarei andato. E, a dir il vero, a Delft ci ero già stato parecchi anni fa, numero di anni imprecisato, ma reputo una fortuna che quanto dimentico sia almeno pari a quel che trattengo o capisco e, forse, anche di più!
Inizio a leggere il romanzo della ragazza di perla il 2 agosto e lo finisco in una settimana, è un libro che vi raccomando, ben scritto, speziato di un erotismo cromatico e soft che era l'unico che poteva manifestarsi fra Johannes Vermeer, il pittore della luce, e Griet, "fantesca" protestante ancora minorenne a servizio nella casa in Oude Langendijk, nel quartiere cattolico dei "papisti". Imparo almeno due cose: nel secolo d'oro l'Olanda è stata sommersa da un flusso di ricchezza che là si è riversato per l'intensità di scambi commerciali che devono aver reso quasi globale il mondo (nel XVII secolo l'Olanda ne ha passato di cotte e di crude ma certi periodi portano anche frutto). La cosa mi ha sorpreso perché pensavo che i "commercianti" fossero i veneziani: sarà vero, ma nel '600 mentre la serenissima iniziò una inesorabile discesa che l'avrebbe accompagnata alla dissoluzione, questo era l'ombelico del mondo. Famiglie abbienti come quella di Vermeer avevano una dozzina di servi, servette e collaboratori, e lo splendore di Delft si vede ancora nelle strade, chiese e piazze che sono le stesse di 4 secoli fa (con l'eccezione di quanto è andato distrutto nella catastrofica e famosa esplosione di una santabarbara nel 1654). La seconda cosa che ho imparato è diversa: di che colore sono le nubi?
Bianche, ma c'è bisogno di chiederlo?
Dentro c'è anche un po' d'azzurro - aggiunsi dopo averle osservate per qualche minuto - E... di giallo. E c'è del verde, anche!
Mi entusiasmai a tal punto che le indicai col dito. le nuvole le avevo guardate in tutta la mia vita, ma in quel momento ebbi l'impressione di vederle per la prima volta (pag. 71)
È Griet che parla e lascio che parlino anche due nuvole che ho visto al Maurithuis questa mattina, ci arriveremo. Per tornare alle nuvole, da parecchio tempo quando vedo un tramonto imbizzarrito e fiammeggiante di colori fuori dall'ordinario, dico scherzando (che sono i colori di) Vermeer, pronunciandolo "Ferrmiier". Dev'essere il ricordo principale che mi è rimasto della prima visita da queste parti e, con le nuvole che ci sono qui e col vento perenne che le porta in giro, è naturale attribuirgli questa paternità sui nembi. Pensandoci, comunque, se lo dico vuol dire che questi tramonti ci sono anche da noi e, infatti, li avete visti anche voi in realtà e sulla tela i rossi, la pesca, l'olivastro, il canarin e il rosa dei cieli di Tiepolo?
Da una vista di Haarlem di Jacub Van Ruisdact (c. 1670-1675) |
Da Jan van de Cappelle, "Seascape with ships" (1660). https://www.mauritshuis.nl/it/scopri-la-collezione/collezione/1155-seascape-with-ships |
La parte più bella della mattinata è stata in ogni caso il viaggio. Ho affittato una bicicletta olandesona, numero 2602, col manubrio alto, cambio a tre velocità, pesante come un cancello ma perfetta per solcare la pianura a velocità di crociera. Sono andato da Delft al Maurithuis di Den Haag quasi sempre lungo il Delftweg, un canale che offre scorci molto belli e accompagna il viandante lungo il percorso. Girare per l'Olanda in bicicletta è un'esperienza esaltante, specie in una bella mezza giornata di estate morbida a fine agosto. All'inizio ero un po' titubante per la paura di non essere disciplinato abbastanza ma, dopo un po', è arrivata quella confidenza nel sistema che fa sì che essere in sella sia meglio che stare in autostrada! Le piste ciclabili sono uno spettacolo: larghe, a due corsie, con semafori che regolano il traffico tipicamente a svantaggio delle auto che vengono bloccate non appena un ciclista preme il bottone di chiamata. Per farla breve, uno si gode aria, cielo, campagna e mulini in compagnia di una battaglione di altri ciclisti tutt'altro che assatanati che, come te, vanno da qualche parte.
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L'originale at https://en.wikipedia.org/wiki/File:Vermeer-view-of-delft.jpg | |
TU Delft: pensavo, ingenuamente, che fosse una piccola università, per giunta tecnica e vagamente ingegneristica, in una piccola città grande anche meno di Treviso. Pensavo che UvA o Vrije ad Amsterdam la sovrastassero. Pensavo. Già, se ne pensano tante... e invece mi rendo conto solcando un campus mostruosamente grande e imponente che mi trovo in un ateneo con 3600 studenti di dottorato e 7000 ricercatori (per continuare a dare numeri forse imprecisi ma che danno nondimeno un'idea, Ca' Foscari avrà un trentesimo di quel numero di dottorandi e sì e no un decimo dei ricercatori, siamo dei microbi!). Il campus sfavilla di edifici moderni, spaziosi e quasi faraonici, acciaio e vetro, tutto molto dutch, aule grandissime, senza le classiche file di banchi, in cui gli studenti si sistemano su tavoli da 6 persone e possono lavorare in gruppi dall'inizio alla fine della lezione, anche se sono decine e decine. La cosa sarebbe impossibile in un'aula tradizionale, dato che gli studenti sarebbero allineati su una fila o dovrebbero slogarsi le cervicali continuamente per parlare con il mezzo gruppo di colleghi che staziona alle loro spalle. Menziono solo un altro paio di meraviglie: le aule hanno lastre di vetro bianche che si possono usare come lavagne lungo tutto il perimento, decine di metri lineari di lavagne, su cui si scrive facilmente e si cancella con un panno... infine, la biblioteca è una spettacolo, con vetrate enormi e muri di libri altri una decina di metri su cui ti puoi (e ti devi) arrampicare con delle scale per accedere ai volumi. Scatto qualche foto per Sara visto che, in fondo, visitare e imparare dall'organizzazione delle biblioteche altrui è una cosa che devo a lei!
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Tre viste della biblioteca centrale di TU Delft: wow... |
Delftanesiana: ho trovato sorprendente che spesso gli abitanti di Delft sapessero della loro citta meno di quello che sapevo io dopo la lettura di un romanzo. Non sembrano condividere la fascinazione per Vermeer e Griet, nessuno conosce il libro, i giovani hanno idee vaghe e confuse sul pittore e, secondo me, si confondono anche su alcuni episodi della loro storia (pur nell'intrico di lotte, regni, religioni che hanno attraversato i paesi bassi).
Ho trovato sorprendente che la cena sociale abbinata al congresso si tenesse nella Oude Kerke, la chiesa vecchia, sia perché per me è inconsueto vedere tavoli per 200 persone e catering all'opera nella navata di una chiesa in cui celebrano le funzioni in altri momenti, sia perché a pochi passi da noi c'era, lupus in fabula?, la tomba di Vermeer! Ora, va bene tutto, ma avrei qualcosa da ridire sul come è "gestita" spazialmente la sua sepoltura, coi banchi troppo a ridosso e un mazzo di fiori finti. Non è una genialata nemmeno dimenticarsi secchio, spazzettone e altro a pochi centimetri dalla lapide. La prossima volta fate uno sforzino!
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- IBIS Styles Delft City center, promosso a pieni voti, letteralmente in piazza della stazione ferroviaria, comodo per il centro e per TU Delft, caffè e infusi gratis e a volontà day and night, colazione buona (ma forse un po' basic). Se ci riesco ci torno ;-)
- Kek: locale dove con Linda prendo l'ultimo caffè prima di partire per Schipol, indipendentemente suggerito da due locali, espresso ok ma voi dovreste accompagnarlo con fetta di torta, chiude alle 17.00.
- Huszar: imperdibile, anche per i motivi menzionati prima!
- Sevenhills: ristorante in centro, migliore di Moodz che è sopravvalutato, cena su barcone con bistecca alle 19.00 del primo giorno e prime chiacchiere con studentessa delle superiori cui lascio la mancia e mi consiglia Kek (ticked!) e Tazz (la prossima volta!)
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Dutch Dawn mug |
- Royal Delft 1653: io credevo fosse un museo ma mi dicono che è l'unica fabbrica di porcellane rimasta in città. Mi porto a casa una mug della linea "moderna" Dutch Dawn, un pezzo del celeberrimo "blu di Delft" anche per Cesira (la tecnica è transfer ma gli oggetti dipinti a mano richiedono una carta di credito a parte... work in progress. Se volete curiosare questo è il link).
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Bye bye Delft (prima dell'alba, mentre in piazza stavano allestendo le bancarelle del mercato) |
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