Wednesday, November 05, 2008
glebe
city of villages e' quello che Sydney e' veramente. ce ne manca sempre qualcuno anche se cerchiamo di colmare via via le lacune. e' la volta di Glebe, dal latino glaeba, pezzo di terra di 160 ettari affidato a santa madre chiesa nel 1789 dal governatore Phillips, proprio quello che sbarco' con la first fleet un anno prima. facciamo un giro un po' largo per capitare verso l'ora di pranzo al fish market, che tecnicamente sta ancora a Pyrmont. si tratta di un mercato ittico enorme, dicono secondo solamente a quello di Tokyo alimentato dalla passione dei giapponesi per il pesce fresco e il sushi. e' uno spettacolo per la vista, c'e' tutto il seafood che potete sognare.
oltre a vendere, cucinano a tutta manetta e vi potete sedere sui tavolini all'aperto con un fagotto di ostriche (mezza dozzina a 4 euro), aragosta, fish'n'chip, sushi e sashimi, gamberoni e tutto il resto che la mia natura di polentone dell'entroterra non sa nemmeno riconoscere. non resisto, sono le 13.00 perdiana, ci sediamo dopo aver preso anche noi il nostro vassoietto e attacchiamo bottone con una coppia di portoghesi con cui abbiamo diviso il tavolo. li ha tratti in inganno il termine in veneto "giardin" che per assonanza somiglia al loro "jardin".
ripartiamo e visitiamo Glebe, adagiato su una collina a cavallo di Glebe point road che arriva fino a Blackwhattle bay a offire bellissime viste sull'Anzac bridge. e' un quartiere alternativo e bohemien, negozi e caffe' di tendenza lo popolano ora, dopo che mezzo secolo fa si e' sfaldata la struttura di quartiere popolare abitato dagli operai del porto. in Ferry road alle 13.50 facciamo in tempo a visitare una casa chic che andra' in vendita all'asta fra qualche settimana. qui si usa cosi' e l'immobiliarista in immancabile cravatta e sorriso volitivo ci fa vedere l'appartamento di 308 mq, acciaio e vetro come si conviene a un pezzo di archittettura moderna e vagamente yuppie. "affordable" mi dice. "quanto?" gli dico io. si parte da 1.700.000 AUD. una scarica di pensieri: anche coll'euro robusto di ora, forse di affordable c'e' solo tua sorella! ma non batto ciglio, mi sforzo di mantenere la faccia distesa senza ridere e faccio capire che volendo (volendo tanto) ce la potrei fare, "you never know", proprio never!
proseguiamo col giro, tanti negozi di parrucchieri/e, caffe', mercatini e lavori in corso. la zona somiglia un po' al quartiere latino (penso a Parigi, non a Treviso!), sempre in movimento. ci fermiamo a bere una cioccolata e alla fine avremo percorso tutta Glebe point road senza nemmeno accorgercene.
ieri sera cena fuori al Glebe Point Diner in compagnia di Patty, Tony e una coppia di amici italiofila e liberal, Robert e Susie. il primo brindisi e' per la vittoria di Obama (!?), e' forse sorprendente ma qui c'e' stato un grande tifo. conoscono Venezia, qualche spesa al mercato di Rialto e apprezzamento (condiviso!) per la locanda Cipriani di Torcello. poi i discorsi vanno in politica, non so se hanno capito un granche' del mio mix di catto-social-comunismo: io credo sia sincretismo ma al sesto bicchiere forse sembrava cretinismo! a proposito di vino: mi aspettavo grandi cose da un merlot del 1998, ma ahime' sapeva di tappo e amen. cose tristi che succedono. in ogni caso, abbiamo rimediato alla grande con un inaspettato pinot noir della tasmania, fresco, di colore acceso e grande vivacita'. cose dell'altro mondo!
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