Alicarnasso è stata a suo tempo l'ombelico del mondo, porto commerciale fiorente, città natale di Erodoto, patria del mausoleo, una delle sette meraviglie dell'antichità, l'abitato fu raso al suolo da Alessandro Magno (gli giravano anche a lui ogni tanto!) Nel medioevo, i crociati costruiscono un castello grandioso e potente: ci mettono un secolo e lo perdono in un anno, accerciati dai turchi, infedeli e irrispettosi di tutto questo lavoro. Dormiamo all'Asmin hotel, un'oasi di pace in mezzo al cancan cittadino. Serata con quattro passi, saluti e baci (e un filo di tristezza) per Carlotta, Giogio e Maria Vittoria che si rimettono in viaggio in barca diretti a nord. A cena ci godiamo la vista dall'alto della selva di alberi delle navi, fitti al punto da coprire il castello.
Beviamo il cay da Hatipzade dove il giorno prima mi avevano servito il caffè turco "classico" con baclava. Prendiamo le turkish delight per parenti e nipotini e poi via col taxi fino all'aeroporto. Il tassametro segna 175 TL ma l'autista dice laconico "one hundred twenty lira, discount". Grazie, gli lascio 20 TL di mancia. I tassisti sono, in generale, gente da prendere con parecchie molle ma mi godo questa gentilezza come un buon auspicio e un arrivederci.
Dimenticavo: i miei libri di viaggio sono Massimo Cirri, "Il tempo senza lavoro", una bella storia, anche un po' triste quando penso ad Adriano Olivetti, Mario Tchou e all'Elea 9003, ai tempi in cui i migliori al mondo eravamo noi e la Silicon Valley era a Pregnana Milanese; leggo anche brani di Mark Haddon, "The curious incident of the dog in the night-time". Grazie Maria Vittoria, anche se a lei non piaceva! Alcune idee per i post chiaramente vengono dal modo di Christopher di (intra)vedere il mondo: "I find people confusing... [as they] often talk using metaphors". È nel capitolo 29 e, se non lo avete notato, 29 è un numero primo :-)
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