Monday, December 22, 2008

carols



da noi e' diverso. "tu scendi dalle stelle" e "adeste fideles" li sappiamo anche noi e abbiamo i cori in tour nelle chiese prima di natale. ma qui siamo simpaticamente sottosopra. alle 8.00 di sera di sabato scorso al Victoria park ci sono i carols della S. Barnabas anglican church. in chiesa? no, ha preso fuoco tra anni fa. ma se anche fosse disponibile, non se ne parla: i canti di natale (carols) si fanno sdraiati sull'erba del parco, in un festone collettivo al tramonto.




ora, va ben che io mi esalto anche per molto meno, ma la cosa mi sembra quasi schizzata! canti di natale, all'aperto nel parco, complessino rock con chitarre elettriche e tutti a squarciagola in un karaoke collettivo ai piedi della mangiatoia...

o come, let us adore him,
o come, let us adore him,
o come, let us adore him,
Christ the lord




il clima di festa e' accentuato da quei matacchioni della fire brigade del NWS. i pompieri parcheggiano il camion pieno di diavolerie tecniche sul prato, attirando come mosche sul mielel tutti i ragazzini presenti. chi non ha mai sognato di fare il pompiere? non contenti pero' tirano fuori l'idrante e fanno provare ai bambini l'ebbrezza di dirigere il getto verso l'alto. vi figurate il tripudio? tutti in coda per il proprio turno di "spegnimento" e, per non sprecare l'acqua, i ragazzini dopo avere sparato si mettono a debita distanza e si lavano da capo a piedi, correndo sotto lo spruzzo! mamme e nonne fanno finta di incavolarsi, "non abbiamo portato il cambio", ma sono risate e felicita'. da grande voglio fare il pompiere anche io, ho deciso!

il giorno successivo andiamo a un coro piu' "formale", al City Recital Hall c'e' il children choir di Sydney insieme ai Gondwana voices, un coro di 16 giovani, scelti fra le piu' promettenti voci del paese. 300 bambini in grembiule bianco oppure rosso, sia sul palco che sugli spalti. disciplina ferrea, sotto il comando della direttrice. questi sono professionisti e cantano benissimo, fra gli sguardi esaltati e sbrilluccicanti di mamme e nonni che riempiono la platea.



concludo con qualche considerazione sull'evento clou, "carols in the domain". nel tempo questa cantata natalizia si e' trasformata in un fenomeno di massa, che riempie il domain, una spianata erbosa enorme e molto cara ai sydneysiders, di migliaia di persone che si mettono in fila per conquistare un posto dove stendere la coperta ore prima dell'inizio. non e' che ci credevamo tanto a 'sta cosa e allora siamo andati a vedere... le migliaia c'erano e quello che mancava era solo un filo d'erba disponibile. per vedere qualcosa, abbiamo dovuto camminare lungo i percorsi abilitati, marcati stretti dal personale di sorveglianza che non permetteva soste, facendo parecchi giri. cammina cammina, giro giro tondo, sono riuscito a fare qualche foto per rendere conto della manifestazione che da 27 anni viene anche trasmessa in tv e cui partecipano varie star della canzone australiana (mai viste prima!) alla fine, dopo aver scavato un solco circolare, ce ne siamo andati a casa con la coperta disoccupata sotto il braccio a vedere il resto sullo schermo.



merry xmas a tutti (specie ai ns 4 lettori)! dimenticavo: S. Barnabas la stanno ricostruendo, ma i cori li faranno sempre sempre al Vic-park!

Vauclose house


l'ultima spinta per visitare Vauclose ce la da la notizia che e' una delle location del film Australia, il film evento della stagione con le glorie nazionali Nicole Kidman e Hugh Jackman che arrivera' in italia fra un mese. un'occhiata alla tentacolare mappa dei Sydney buses e siamo sul 325 diretti verso est. per arrivare a Vauclose si sfiorano alcuni dei quartieri residenziali piu' chic della citta', come Elizabeth bay, Rose bay, Double bay. a filo sul mare, offrono viste spettacolari della city e della sua skyline, e ospitano lussuosi appartamenti moderni e case di rappresentanza. l'autobus, prima di inoltrarsi fra queste strade ricche di verde e dimore benestanti, passa anche per Kings Cross, che e' tutt'altro che una zona a la' page: la variegata umanita' di emarginati e cacciatori di sesso a basso costo staziona in permanenza in giro. il constrasto con quello che verra' poi non puo' essere piu' evidente.



arriviamo a Vauclose, un palazzo storico gestito dal HTT, historic houses trust, quando ancora ci sono nuvoloni in giro. la giornata promette bene e, in capo a qualche ora, un sole vigoroso splende sul palazzo con giardino della famiglia Wenthworth. si racconta che mr Wenthworth sia stato la prima personalita' australian-born di rilievo nella colonia. intorno al 1820, si sposa una figlia di convicts, Sarah, compra questa tenuta in una zona periferica di Sydney. dei 200 ettari originari ne sono rimasti 9, ma bastano a dare un'idea di magnificente splendore di villa in campagna. Wenthworth e' uno di larghe vedute: scrive la bozza della costituzione del NSW, ancora in vigore; fonda "the australian", il primo giornale indipendente del paese, quello che mi leggo ogni fine settimana; finanzia la nascita di University of Sydney. nel 1852 parte con tutta la famiglia per il gran tour d'europa, vendendo tutto il mobilio (!?) e resta in viaggio per 9 anni. torna nel 1861 con bauli e bauli di souvenir, compresa una partita di mattonelle comprata a Pompei con disegni ispirati agli scavi. quelle piastrelle fanno bella mostra di se in quasi tutte le stanze. Sarah, donna pratica e di carattere, procede a riarredare la casa ma nel 1862 la famiglia rivende tutti gli arredi (!!?) e riparte per l'inghilterra. Wenthworth tornera' solo da morto, nel 1880, per essere sepolto con il primo funerale di stato che il NSW ricordi.



queste cose, e molte altre, ce le racconta Gordon, che sovraintende alla gestione della casa. si offre di introdurci "brevemente" al palazzo quando chiediamo al desk se ci sono dei tour guidati, ha ancora le ragnatele sulla maglietta nera visto che sta riordinando il bellissimo giardino. e' un curioso soggetto, ma dopo un po' la sua passione ci contagia: ci racconta morte e miracoli della casa, degli usi e costumi dell'epoca, della famiglia Wenthworth. tanto per dirne una, sapevate perche' il dessert si chiama cosi'? quando arriviamo alla sala da pranzo, Gordon ci spiega che dopo il pasto i camerieri rientravano nella stanza e svuotavano completamente la tavola ("desert the table") per portare il dolce: nient'altro intorno, desert, appunto! va avanti senza soste per 45 minuti, sappiamo tutto anche dei matrimoni infelici delle figlie di Sarah e di quanti pomodori erano seccati in cucina per fare fronte ai capricciosi inverni di Sydney... poi, semplicemente, ci dice che deve tornare a lavorare. gli chiedo di fargli una foto, e' il nostro piccolo monumento alla sua gentilezza e al suo travolgente amore per questa casa.



finiamo la visita e torniamo a vedere orto e giardino, ora sfolgoranti di luce e di fiori. il parco e il paddock sono frequentati da locali e famiglie per il picnic e concludiamo la giornata nella tea house che ora ospita un bel caffe'. fish and chip all'ombra con viste sulle palme: penso (mi capita spesso!) che sono un ragazzo fortunato.

Thursday, December 04, 2008

milano (4-6 dicembre)

dopo questa galoppata, e' uno shock. milano mi accoglie alle 14.30, tirata, livida e grigia. foglie autunnali per terra, fango, penso che qui deve essere tutto tetro anche col sole ma arrivare da sydney e confrontare l'estate e la luce con l'inverno e la nebbiolina fa effetto. dove diavolo sono capitato? in viale romagna ci sono anche lavori in corso e, forse per lo spaesamento di 27 ore di viaggio, penso distintamente che sembra una citta bombardata, "meglio la vucciria". esco svelto dall'hotel e cerco di andare a mangiare un boccone, ma sono le tre del pomeriggio e a milano e' troppo tardi. in vie semideserte, il primo ristorante sta chiudendo, nel secondo il pizzaiolo se n'e' appena andato, "scusa tanto". finisco in un buco, il bar oasi in via juvara. voglio che resti negli annali perche' hanno solo un tramezzino confezionato e il te ("molto caldo, per favore" avevo chiesto) e' appena tiepido. mi nutro e trangugio ma penso a pitt e george street, dove c'e' un fiume di gente e tonnellate di posti dove ti danno da mangiare di tutto (compreso cani arrosto, letteralmente) a qualsiasi ora. fiuto la nebbiolina, con le mani conficcate nelle tasche del mio spolverino leggero e primaverile: dove diavolo sono capitato?

devo dire che poi mi riprendo. come spesso succede, gli amici illuminano e scaldano i luoghi. sento i veneziani, ma soprattutto comicio a parlare al telefono con Alberto e Massimo, i miei milanesi a l'havana e organizziamo la serata. riempio il borsone con gli effetti personali che lascero' qui fino a gennaio, per alleggerire il nostro ritorno e esco verso le 20.00 per andare a cena. finiamo a china town (che mi pare benaugurale, finalmente li ritrovo!), dal "vecio friul" in via rosmini. Massimo lo ha scelto ed e' un trionfo, grandi formaggi e grandi vini. il dolcetto e' buono e il barbera ancor meglio, conosco anche Nadia e resto sveglio fino alle 23.00 quando crollo a letto e dormo come un angioletto, sono sveglio da piu' di 24 ore ma il jet lag batte in ritirata!

mattina presto al politecnico, mi fanno simpatia gli studenti che sciamano, me li immagino diventare ingegneri ruvidi, rigorosi e scientifici. la citta e' grigia, cielo grigio, palazzi grigi, chi ha proibito le foto a colori? restera' cosi' per tutto il giorno, finche' noi finiamo le pratiche di un concorso in cui ci sono piu commissari (siamo in tre) che candidati. mi chiedo come sia possibile che si presentino due sole persone per un posto in un'universita' nota di una citta' come milano, non e' esattamente l'ateneo di cendrole! facciamo il lavoro: verbali, due prove scritte, inframezzate da verbali, prova orale, verbali. poi giudizi individuali, verbali, giudizi collegiali, verbali, relazione finale... immaginatelo voi: verbali! alle 20.15 usciamo dal polimi, un candidato ha vinto e uno ha perso (sono contento per uno e triste per l'altro ma e' come il campionato di calcio in cui uno vince lo scudetto e gli altri no, purtroppo non c'e' la zona uefa). penso a Tony che assegna 10 posti all'anno a UTS sulla base di interviste e curriculum e penso che siamo bizzarri se pensiamo che i verbali e le decine di buste ci difendano dagli abusi, da errori, da qualsiasi cosa... saluto Gabriele e Emilio dopo cena, la cosa bella e' che abbiamo finito il venerdi sera e ora ho due ore sabato mattina per vedere milano. ho un'idea fissa, trovare "il fasciocomunista" di Pennacchi. la deliziosa signora dell'hotel dieci (bell'albergo, bel buffet a colazione, dettagli come i datteri impreziositi da una gentilezza avvolgente e meneghina), mi indirizza in corso buenos aires. comincio ad abituarmi a questa citta' monocolore e slavata, intuisco muscoli tesi, i binari metallici del tram innervano un posto di proverbiale adrenalina. triste, forse troppo triste, ma potente. trovo una serie di librerie magnifiche, mi fermo in quella "del corso". i commessi sanno dov'e' il libro senza bisogno di catalogo, la cosa mi sembra molto milanese. alla cassa chiedo di una buona caffetteria, Cesira mi ha cambiato e ora una citta' senza pasticcerie mi sembra scondita, un computer senza internet, una storia senza finale. mi dicono che due traverse a destra c'e' la "S. Gregorio", nell'omonima via.



mi avvio, imbattendomi in un enorme e curioso cartellone di Playboy, due minuti a piedi e sono la'. chapeau, armadi a vetro pieni di brioches varie e profumate, cassate, cassatine, cannoli, pasticcini, trovo il caffe' perfino piu' buono di quello di Sydney (!) la mia visita di milano, finisce qui: e' ora di tornare a mpx-malpensa, direzione syd via dbx-dubai. la nebbia e' sempre presente, il freddo pure ma un buon libro e un buon caffe' possono fare miracoli. compro i giornali, guardo un po' intristito i mucchi de "il giornale" e "libero", prendo "corriere" e "repubblica" dato che ci sono i supplementi del sabato, i preferiti per il "subentro" di Cesira. bye bye milano, 48 ore interessanti in cambio di 60 ore di viaggio e 20 ore di fusi. con Fabio di Cavarzere alla guida, buchiamo il muro di nebbia proprio a malpensa, arriva il sole, rivedo il verde della campagna invernale. mi sembra un buon auspicio, me ne torno da dove sono venuto, dove il sole non se la tira cosi' tanto.