Saturday, August 26, 2023

Pedemontanesiana

Sveglia presto, oggi è il giorno del convegno del Centro Ricerche Didattiche U Morin a Paderno del Grappa, pardon, Pieve del Grappa in seguito alla fusione dei comuni ai piedi del massiccio. Mi ha invitato Silvano, cui invidio una potenza semplice e diretta e cumuli di passione per la matematica e la cultura. Lo avevo già visto all'opera all'Università Popolare di Maserada e oggi lo rivedo rifulgere e tessere questo evento di tre giorni con una sessantina di iscritti, roba da non credere, a me sembrano numeri alti e vacillo quando poi, a pranzo, mi dirà che ci sono stati anni in cui si raccoglievano diverse centinaia di presenti.

Porto S Margherita - Paderno non è la strada dell'orto, ma non sono i kilometri a colpirmi o la sveglia all'alba per guadagnare il tempo di fare colazione con Cesira al panificio Di Bernardo. Il percorso che devo fare mi ricorda in modo carsico quello che sono, attraverso un pezzo di Piave basso e veneziano, poi faccio il Passante e mi immetto sulla Strada Pedemontana Veneta: è un bagno nella mia storia e, forse, nella mia essenza etnica, nella profondità di ciò che mi ha cresciuto, dei luoghi che mi hanno plasmato, negli orizzonti, profumi, cartografie umane e aromatiche che hanno contraddistinto questo transito terrestre (sì, lo so Sydney sta nel nome del blog, ho visto e amato alla follia anche qualche altra scheggia di mondo e, proprio per questo, riconosco anche casa e lascio che la mia terra riconosca me).

E, come tutti i viaggi che hanno senso, torno a casa anche in numerosi altri modi. Direzione Riese Pio X, c'è pure un'uscita della nuova superstrada; ritorno agli Istituti Filippin, faraonico complesso cui siamo tutti affezionati anche se è visivamente una specie di ecomostro sulle pendici della nostra montagna. Il Filippin però è lui, sempre lui, ha forgiato generazioni di trevisani, una leggenda curiale e organizzativa capace di cose buone e anche di conquistarsi la solida fama di "blindare" i diplomi per i figli zucconi o svogliati dei metalmezzadri e padroncini arricchitisi lavorando 15 ore al giorno, senza pace, senza pietà, senza domani. È questo che ha reso il mio Veneto quello che è; e ritorno anche in una matematica che è prevalentemente, e forse totalmente, didattica e passione, e nuovamente ascolto quel richiamo alle radici quando rivedo i corridoi e le aule dove ho fatto ripetizioni ai corsi estivi, guadagnandomi la pagnotta quando avevo poco più di 20 anni, 5-6 ore di recupero al giorno, seguendo individualmente quei figli di cui parlavo prima, insegnando un po' di matematica a chi era stato rimandato (tutti!) e anche a digrignare i denti contro gli esercizi da compito, un giusto mix di (poca) teoria e (tanto) pragmatismo. Adesso che siamo diventati fighetti la chiameremmo teach the exam, la tecnica che consiste nello studiare come si supera la prova, dimenticando largamente i contenuti della materia e memorizzando trucchi, regolarità, scorciatoie logiche e pratiche per evitare i trabocchetti e le tagliole sparse da noi docenti assetati di sangue. Me la sono sempre cavata bene in questa miscela di trucchi, motivazione e conti, matematica forse non aulica ma efficace e battagliera, specie per chi si deve salvare e se ne frega di volare alto. Sto divagando... sì, ma è proprio questo il punto!





Il Filippin, dopo una lunga storia, si è riconvertito e ospita il CIMBA, master che vede riuniti molti atenei USA di cui non so molto, e vari altri corsi, convegni, incontri e eventi culturali.

Passante e Pedementana, a 110 km/ora percorro in meno di un'ora due miti fondativi del Veneto moderno, vacca boia! ci abbiamo messo decenni per cavarci dalle pastoie di Roma ladrona e costruire quello che serviva al pistone della locomotiva per correre, o far correre più veloce tutti i pistoni dei camion che intasavano la vecchia tangenziale di Mestre e tutte le strade pedemontane. Dopo decenni ce l'abbiamo fatta, habemus passantem ed etiam pedemontanam... uno come me nasce che già se ne parlava, cresce che si fanno progetti, si trovano i fondi, cambiano le giunte e i governi, si allungano le code, i costi crescono, i ricorsi anche, il commissario ci prova,Vernizzi ci riprova, diventi un borghese con la panzetta (beh, se non avessi imbracciato la spietata ferocia alimentare di noi diabetici T1) ma, ostrega, finalmente sventolano le nostre bandiere sul passante (pieno di macchine) e sulla Pedemontana (quasi deserta, ma che importa?)

La mia 500 leggera viaggia leggiadra e io vedo le mie campagne, i miei colli, la mia pedemontana. adesso si chiama SPV, che vuol dire, appunto, Strada Pedemontana Veneta anche se a me suona pure come Special Purpose Vehicle, quelle specie di società semi-truffaldine che hanno usato per impacchettare titoli tossici nella crisi finanziaria del 2010. Le analogie si fermano qui, qualche 10 o 100 o 200 milioni andati in fumo nella costruzione ci sono stati, i conti, in Veneto, non tornano mai alla lira, vedi MOSE. Ma non toccate la SPV, adesso ce l'abbiamo e pazienza se per ora la si usa meno di quanto era previsto, tornerà buona come tutte le infrastrutture quando la domanda crescerà, è come il porsel che non si butta via niente. 6 euro di pedaggio da Spresiano a Spineda, sono arrivato ed è ora di uscire per andare a Paderno via Fonte. Ma queste sono strade che rischio di conoscere anche bendato, si sente il profumo del Muson, si coglie nel contagiri del motore la pendenza lieve che conduce verso la prime falde del Grappa, morbida, non più di 2-3%, perfetta per il giro-caffè domenicale in bicicletta.

Mi fermo da Bizzotto a Fonte Alto, sempre una signora pasticceria, di quelle che ti domandi ma com'e possibile che in mezzo al nulla (beh, a Fonte Alto non me ne vogliano!) ci sia un'eccellenza simile. Eppure ormai questa storia l'ho gia vista spesso: le buone pasticcerie sono oasi di serenità in mezzo ai deserti urbani, mai perdere le speranze dopo che si è visto Accardi nel bronx di Palermo o Papa nei sobborghi di Sydney.

Quando hai otto piani da salire, la vista sui colli di Asolo (visti da "dietro") è spettacolare.

Al convegno racconto "Dalla semplicità alla complessità: tre modelli per barcamenarsi nel presente: Segregazione, SIR, ChatGPT", tentando di ragionare su cos'è un modello, auspicando che sia semplice e chiudendo con qualche riflessione su ChatGPT che ha 170 milioni di parametri e che, da questo punto di vista, semplice non è. Scriverò una quindicina di pagine per la rivista del centro, sono felice di contribuire con qualcosa che forse qualcuno legge, mentre continuano a lievitare i dubbi sulla rilevanza di quello che compare sulle riviste scientifiche che, pare, serva solo per aggiungere piccole tacche sul manico della carriera e a sommare frazioni di punti a conteggi, fasce, impact factor e avanti col latinorum di cose che sempre più distraggono sia dalla scienza che dalla sua trasmissione agli studenti, in una marea di carte e adempimenti e valutazioni e classifiche sulla presunta eccellenza. Critico? Mah, forse sì, prendetemi pure con le molle dato che mi lamento ma fare il prof è comunque meglio che lavorare in miniera!

Sono quasi le 17.00, il cruscotto della macchina misura 42 C, sto benone e il collo mi si rilassa come se fossi in una sauna. Scendo per Castelcucco e spesso vedo i 37 C, a finestrini spalancati e palmo sinistro controvento, giro a sinistra per Pagnano e mi rinfresco a 35 solo quando passo accanto ai filari di pioppi. Sosta a Riese per un piatto di sola verdura, cetrioli dell'orto di mamma e insalata dell'EuroSpin, e poi via verso Treviso, sempre un bel freschino, 35-36 C, ma no moeo mai la condisionada, sono tornato a un livello basico che rasenta il cavernicolo. Ci metto il mio tempo per tornare a PSM, lungo strade belle dritte, in stile Treviso-mare, decido di saltare l'autostrada a Meolo-Roncade, basta pedaggi, e proseguo per Caposile, Stretti, Fiorentina, Brian... quando sono quasi arrivato comincio pure a sentire il caldo,  do la colpa del surriscaldamento ai blue jeans blu, che io chiamo neri, le gambe roventi e alla maglietta, mentre sogno di guidare a petto nudo e mutande, così se ti ferma la polizia ti fanno fare un giro al fresco della caserma per controllarti bene.

È la fine di una giornata memorabile, un bignami di luoghi e storie che fanno parte di me, che sono me, e che ritrovo di tanto in tanto, fingendo di viaggiare nelle metafore piuttosto che da un posto all'altro. Sto anche ascoltando "Amuleto" di Roberto Bolano, letto dalle funambolica voce di Maria Paiato, e a mio modo sento la realtà sfaldarsi come Auxilio Lacouture, lei nel bagno della facoltà di lettere e filosofia dell'UNAM della sterminata Città del Messico il 18 settembre 1968, e io in un endocosmo veneto quasi altrettanto tentacolare. 120 kilometri: ad occhio sono lunghi eguali, Città del Messico e la traversata di oggi, intendo.

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