Il tema di oggi è “l'idea di università'”... una parola! Il solo tentativo di mettere a fuoco con maggiore precisione l'argomento si infrange con la difficoltà di scegliere uno fra i moltissimi aspetti che mi sembrano centrali quando si parla d'università oggi.
È forse questo il confuso nesso che mi fa tornare alla memoria Italo Calvino e le sue “Lezioni Americane”. In particolare, mi pare che la Molteplicità possa sintetizzare l'idea di università che discuterò brevemente in questa nota (senza la benché minima pretesa di rendere onore alla bellezza e profondità del testo di Calvino).
All'università oggi viene chiesto di tutto: oltre ai compiti tradizionali, istruzione superiore e costruzione di ricerca e sapere critico, sono richieste attività di terza missione, differenziazione e formazione specialistica. Non che agire su molti fronti sia in sé una novità: al buon docente veniva un tempo richiesto di svolgere con brillantezza compiti didattici, organizzativi e di ricerca che, a ben guardare, potrebbero domandare attitudini e preparazione differenziate, non sempre reperibili nei medesimi soggetti. Eppure, adesso serve di più, di meglio, per molti più studenti/utenti che in passato, con personale in numero inferiore e risorse ridotte e tagliate di continuo.
E chi se la può permettere questa Molteplicità?
Credo che l'innovazione tecnologica possa e debba essere utilizzata per rendere le nostre università molteplici e in grado di affrontare le impegnative sfide che ci vengono proposte. Non mi soffermerò sui modi in cui tecnologia e software stiano incidendo nei processi amministrativi, di raccolta dati e controllo/gestione degli atenei. Certamente, l'impiego comune di pacchetti come U-GOV o Esse3 ha portato anche miglioramenti (oltre che inenarrabili sofferenze...) Ritengo che l'innovazione in ambito didattico abbia un potenziale enorme e largamente non ancora sfruttato.
Mi riferisco in particolare alla crescente diffusione in ambito internazionale di pratiche didattiche che si potrebbero genericamente definire con i termini multimediali o elearning. Per dare un'idea, penso a corsi MOOC (Massive Open Online Courses), flipped lectures (“lezioni capovolte”), insegnamenti a distanza, master executive, corsi d'aggiornamento...
Un ateneo molteplice dovrebbe forse attrezzarsi per consentire ai propri docenti di accedere facilmente alla possibilità di creare prodotti didattici in video o multimediali, aperti a tutti ed erogati sul web, anche in lingua straniera. Evitando alcuni flop clamorosi del passato e disastri pedagogici, come filmare le lezioni in presenza, le attività sarebbero basate su:
- brevi video da 8-12 minuti di durata;
- quiz e materiali di autovalutazione;
- assistenza e tutoraggio online da parte di personale esperto sia di questioni tecniche-informatiche sia disciplinari;
- presidio di forum, blog e canali social.
Alcuni di voi potranno intravedere in questa lista una descrizione di quello che è un buon MOOC. Ma si dovrebbe aspirare a qualcosa di più generale. I materiali video, multimediali e veicolati via web dovrebbero essere una commodity. Leggo sul dizionario la definizione di commodity:
a useful or valuable thing, such as water or time.Potrei tradurre in italiano come “bene di largo consumo”, di basso costo e di grande potenzialità. In ambito agricolo, ad esempio, il termine commodity si riferisce a materie prime come i cereali, che oltre ad essere molto diffusi, si prestano alla creazione di molteplici altri prodotti finiti o semilavorati.
La capacità di produrre video e materiali didattici multimediali di alta qualità mette in condizione di miscelare questi oggetti in modi diversi:
- per creare corsi online o MOOC a costi ridotti (con organizzazione adeguata);
- per riconoscere crediti a chi ne ha titolo (persone in regola con iscrizione e tasse) previo esame in presenza con accertamento di identità;
- per parificare in ingresso gli studenti, fornendo competenze di base non ancora possedute;
- per fornire in modo riutilizzabile ed efficiente competenze molto specialistiche destinate a numeri di utenti così bassi da rendere poco pratica l'erogazione di corsi.
- come supporto a lezioni in presenza, fornendo la possibilità di discutere i video/materiali già visionati/studiati, o attivare forme di didattica non standard (brainstorming, lavori di gruppo, flipped lectures...);
- per promuovere processi d'internazionalizzazione (se i prodotti sono in qualche lingua veicolare);
- per presentare pillole di ricerca e didattica al grande pubblico, imprenditori, pensionati.
Ci si può chiedere come sia possibile che un video possa svolgere tutte queste funzioni contemporaneamente: pensate, per fissare le idee e cavalcare l'attualità, a un video sul trattato di Schengen. Come può essere usato per un corso online ma anche in presenza, per studenti del master e per i pensionati? Credo che la risposta sia proprio nella sua natura di commodity, di blocchetto di un Lego che non può prescindere dagli altri mattoncini con cui l'università lo circonda.
- Gli utenti di un MOOC sul Diritto Europeo erogato interamente online usufruiscono del video e rispondono a semplici quiz. La conoscenza acquisita è, forse, di base e volatile e la persona che ha seguito il corso riceve un semplice attestato di frequenza senza nessun valore legale.
- Gli studenti regolarmente iscritti usufruiscono del video (a monte) e lo usano come base per una lezione tradizionale (a valle). Il docente, facendo leva su quanto già fatto, può spingere l'analisi a fondo e un esame finale certifica competenze riconosciute con crediti formativi.
- L'avvocato, il professionista o l'imprenditore che da molto tempo non rinnova il suo bagaglio di nozioni, usa il video in corsi di formazione che prevedono anche discussioni di gruppo e/o panel con esperti. Una verifica finale concorre a certificare che i requisiti di aggiornamento richiesti dalla legge sono stati assolti.
- ...
Sono solo esempi ma questa idea di università consente agli atenei di cavalcare le possibilità offerte dalla tecnologia, di continuare a esprimere programmazione didattica di alta qualità, di servire il territorio consentendo agli operatori economici di sapere quel che si crea in accademia, di trarre benefici dalle conoscenze diffuse nei dipartimenti e di riutilizzare spunti, idee e competenze adattandoli ai propri bisogni con flessibilità.
Dicevamo: a useful or valuable thing, such as water or time. Potremmo sintetizzare in:
Le commodity multimediali sono l'acqua e il tempo: ingredienti semplici e preziosi per gli atenei che sanno utilizzarli per creare prodotti formativi ben progettati e “molteplici”.Rileggo i brevi titoli delle lezioni calviniane: oltre a Molteplicità ci sono Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità. Nella prefazione leggo che sono “alcuni valori letterari da conservare nel prossimo millennio”.
Con eccessivo ardire credo che le commodity multimediali di cui abbiamo parlato per l'università di domani potrebbero essere interpretate secondo canoni simili, “oggetti didattici da progettare per il prossimo decennio”, si parva licet.
[ Testo di una nota presentata al convegno IDEE DI UNIVERSITÀ E STRATEGIE DEGLI ATENEI ITALIANI, organizzato dal centro GEO, 30 novembre - 1 dicembre 2015, Roma, http://www.congressi.unisi.it/geo2015/ ]