Tuesday, December 08, 2020

Covid vari

XVI martedì
Mi metto a scrivere in reverse mode, un po' per malcelato orgoglio, un po' per provare a lasciare traccia in quello che sembra comunque essere un solido percorso d'uscita da questo covid familiare. È l'Immacolata, un 8 dicembre in cui a Treviso piove ininterrottamente da ore, a Venezia è arrivata un'acqua alta traditrice, a MOSE rimasto un po' inspiegabilmente giù, polemiche al vetriolo in vista... Arrivano sferzate di vento violente e nel buio del pomeriggio sono ormai al secondo giorno di sfebbrata. Non mi pare nemmeno possibile, dopo che quasi dieci giorni fa avevo avuto i miei episodi di febbrone notturno e almeno sabato e domenica sono state giornate fastidiose. Sembra una vita fa e sono passati neanche tre giorni.
A volte penso che forse il malessere dipenda più che da come stai, da quel filo di ansia che il covid si trascina a suon di cattive notizie, dalla stanchezza e dalle scatole che si riempiono dopo tanti giorni di convalescenza, letto divano and all that jazz. Per me è stata un'influenza bella lunga, incubata per una settimana circa, avanti con febbri intermittenti per un'altra e poi, difficile a credersi nonostante sia esperienza comune, svanire quando è il suo tempo.
Avrei dovuto fare il tampone domani: la "teoria" si basa sul fatto che ormai sono passati una decina di giorni dall'insorgere dei miei sintomi e inoltre, avrei potuto fare una risonanza prenotata da tempo. Ma credo proprio che aspetterò fine settimana, in attesa di consolidare un altro po' i progressi recenti. Magari me lo faccio venerdì.

Nonostante fuori sia una giornataccia, dentro casa Cesira si gode la sua personale primavera, la negatività nuova di zecca e il vaso di tulipani gialli che troneggia in cucina, dono che Sara ci ha fatto trovare alla porta una mattina, assieme ai nostri quotidiani preferiti. Non riusciremo mai a sdebitarci con i nostri vicini che tutti i giorni ci hanno coccolato e viziato, rendendo "lievi" queste due settimane di isolamento e procurandoci medicinali, viveri e ogni genere di comfort: dalle torte fatte in casa, ai tortellini in brodo, dal  baccalà mantecato al Pignoletto frizzante. Ci hanno fatto tornare bambini ogni volta che scendevamo le scale per andare a ritirare la nostra “consegna” nella borsa sempre appesa fuori dell’uscio di casa, proprio per evitare ogni forma di contaminazione all’esterno. Praticamente il Natale  per noi è iniziato due settimane fa e i nostri babbo natale condominiali sono stati più solerti, efficaci e avvolgenti di Amazon Prime!


XV lunedì
Oggi giornata un cui le cose vanno meglio, senza febbre per molte ore a partire dalla mattinata (e, anzi, la febbre non mi risalirà più, è il primo giorno pieno). Penso che sarà merito dell'antibiotico ma ammetto di non essere del tutto sicuro: forse era il suo tempo, con o senza sarebbe cambiato poco. Questo filo di scetticismo me lo hanno trasmesso proprio i medici, ne abbiamo sentiti vari ma nessuno mi aveva proposto di iniziare con l'antibiotico, alla fine al telefono ho detto a Pio  "scusa, ma ho una scatola di amoxicillina-acido clavulanico... la prendo?" "Mah, sì, prendila pure..." Non è esattamente un esempio di scienza muscolare, di quella apparentemente semplice e dritta, che sa, che fa e che non sbaglia. Eppure medici bravissimi quando gliene ho parlato mi hanno detto che gli antibiotici sono così, "guarda, spesso li prendi tre o quattro giorni dopo che hai provato il resto senza gran successo, e finisce ogni volta che non è chiaro se siano serviti sul serio o se il tempo avrebbe fatto lo stesso". Osservo anche la solidissima struttura dell'argomento, che è scientifico sul serio: finiamo per attribuire effetti a cause senza controprove, solo perché le vediamo, sono le più recenti e salienti e non consideriamo mai l'ipotesi che quanto accaduto dipenda da una marea di altro, è consolatorio pensare che siamo in controllo ma resta, o dovrebbe restare, il dubbio sano che siamo barche in mezzo al mare. Per chiudere su una nota diversa, leggo un'intervista a Stefano Boeri e il suo rapporto con la pirotecnica mamma Cini Boeri, luci, ombre e tranches de vie interessanti.

XIV domenica
La giornata vola via "bene" e senza scossoni come le altre: riposini, combino poco o nulla, mangio con discreta verve mandibolare (adesso che il frigo si è rimpinguato), soliti febbre e brividi senza enormi patemi, tenuti a bada con la tachipirina. Questa sarà un altro ricordo che il covid mi lascerà: un freddo boia di questa portata non lo sentivo da tanto, mi basta un 38 o 38.5 C per ghiacciarmi dentro tanto. forse, questa sensazione di freddo dipende anche da altro, ma certo che adesso m'immagino con maggiore realismo il passaggio a nord-ovest!
Per via diretta o de relato constato che pochi medici sanno veramente che fare (se con questo s'intende che cosa prendere di preciso, quanti mg, quali diagnostiche...), tutti ti dicono le solite cose che mi sembrano sempre anche generiche. Però l'esempio di Pompea e un filo di stanchezza da cuscino aggravato e continuato ci fa partire al contrattacco con antibiotici, fermenti lattici, gastroprotettore e vitamine recuperati nella santabarbara medicale di Cesira. Affiniamo anche gli orari di distribuzione della tachipirina, da adesso ogni assunzione è annotata sul diario, e la serie storica delle temperature è sempre a disposizione per vedere se è meglio prima o dopo le 19.00 o a distanza di 6 o 8 ore.

XIII sabato
Arriva la risposta del tampone di Cesira: negativa! Wow, siamo contenti, lei ne è fuori, è stata brava! Anche Lorenzo è negativo, mentre Luciana è positiva. Cesira telefona e glielo dice, forse sottovalutando l'effetto di scoramento che la notizia si porta. Luciana s'incazza e mette giù il telefono, sintomi da logoramento e chiusura in casa da giorni: quando speri almeno di avere il patentino di "scampato", niet! Non è che cambi molto, non ci precipiteremo di sicuro ad assembrarci giulivi e alitanti alla prima occasione, ma uno spera sempre di fare quel passo in più...

XII venerdi
Cesira sta bene, io non posso dire di essere un fiore, mi prendo il mio attacco di febbre serale ma non mi posso nemmeno lamentare. Oggi Cesira torna a Riese dopo la pausa di quarantena, ha prenotato il tampone e preparato la lista della spesa per Elena che si sfogherà per conto nostro fra gli scaffali. Le colazioni tengono alto il morale a casa, abbiamo perfino il fulgore dei tulipani di Sara! Sul lato organolettico, sono tornati i cibi salati "all'inglese": oggi ho fatto onore al salmone (scozzese) che è entrato per la prima volta nel menù della colazione causa una certa rarefazione del frigo e, udite udite, anche ai cetriolini sottaceto! Lo so, magari vi sembra una stranezza ma, per prima cosa, il cetriolino resta una sciccheria sic et simpliciter e poi, più sottilmente, è legato ai ricordi del lago Balaton e alla passione degli ungheresi per la vendita dei vasetti di sottaceti a bordo strada. Addento e penso a Balatonlelle e ai nostri passaggi verso Kaposvar, in tempi ormai eroici in cui transitavamo con qualche tensione da quelle parti. Abbiamo (anche) sperimentato le avvisaglie della deriva di Orban e dei suoi amichetti di Jobbik Magyarországért Mozgalom (non ho resistito a riempirmi gli occhi nuovamente di questi nomi d'indiavolata e incredibile complessità magiara!) e fortunatamente rasenta il sarcasmo ricordarmi di questi maschioni tronfi e omofobici in termini di cetriolini. Alla salute! 





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