Sono le 18:21 e questo sarà un post adrenalinico, di quelli che ti vengono (anche se ci penso da un paio di giorni con qualche lucidità) per la cattiveria di non farti prendere per sfinimento, andate in mona ma adesso scrivo per sopravvivere metaforicamente in un mondo lavorativo il cui senso è evaporato fin troppo.
Sarà colpa della pandemia ma a furia di zoom, gmeet, virtualità, email per ore e ore, video per ore e ore, tastiera per ore e ore mi girano le eliche vorticosamente: che cosa ci faccio io qui? In realtà ho tradotto Chatwinianamente un più padano "che cavoeo sto a far tuto il dì?", visto che se pur lavori come un negher quando t'azzardi a fine giornata a guardare indietro, a mo' di esame di coscienza del proletario, ti sorge il rovello di sapere che cosa hai fatto veramente tutto il giorno.
Eh sì, perché uno si chiede come mai, dopo che la collettività ha investito su di me e, temo, su migliaia di altri docenti, valanghe di euro per decenni in formazione, stipendi, miglioramento del capitale umano, io passi le giornate su email, piattaforme, video-riunioni interminabili, questioni asfissianti di forma senza sostanza, scadenze, procedure, moduli, email (l'ho già detto, scusate, ma ne arrivano così tante da creare un'ansiosa ripetizione) email, email...
Vedete, se pensate che mi dovrei dare una calmata perché scrivere email e dintorni tutto il giorno è un lavoro come un altro, ebbene no cicci belli! Io dovrei anche fare didattica e ricerca, sono pagato, mi sento pagato -forse lo devo alla collettività, forse lo devo a me stesso- per insegnare, ascoltare gli studenti, studiare a mia volta e fare ricerca, scrivendo qualche buon articolo scientifico ogni morte di papa. Ma quando mai? La maggior parte di noi docenti ormai vive gli studenti come un ostacolo, una cosa che si frappone fra te e la necessità di provare a pubblicare e poi rispondere a decine di richieste, dare informazioni, stendere report amministrativi, rendiconti, relazioni, lettere di referenza, riempire moduli di missioni, di disponibilità, di indisponibilità, di acquisto, di rimborso. e avanti con autorizzazioni, delibere, consultazioni e così via. E gli studenti? Quali? Quelli che vorrebbero avere un docente decente con la testa sulla lezione e si trovano davanti invece un UFO, oggetto umano non ben identificato, che fino a due minuti prima e due minuti dopo la lezione pensa a tutt'altro e scrive quintali di "boiate" finto chic in email e piattaforme fino a quando la vista si sfoca davanti al video?
E la ricerca, il sogno di ogni giovane che ama la scienza? Quale? Quella che dovresti fare per una quota consistente del tuo tempo? Non pervenuta, mi spiace, rarefatta al punto che mi domando "ma quand'è l'ultima volta che ho studiato e pensato seriamente a un problema?" Boh... ma almeno hai scritto tanti email "urgenti", mi vien quasi da piangere solo a pensarci.
Sono le 18.46 e mi sono un po' sfogato. In fondo scrivo per questo, l'oppio inchiostrato dei blog per resistere a un andazzo che non mi piace e che, certamente, è andato peggiorando negli ultimi anni (lo so, non ridete, è dai tempi di Cicerone che tempora e mores vanno sempre peggio!) Ma l'università ha preso una piega in cui fatico ad arginare la tracimazione di scartoffie (virtuali) che travolgono i veri motivi per cui questo è un lavoro fantastico: insegnamento e ricerca. E a dirla tutta anche i compiti organizzativi, se te li lasciano fare bene, danno soddisfazione e contribuiscono a un mondo migliore. Ma come czzrla si fa a fare bene qualsiasi cosa se i neuroni ballano impazziti in un frullato continuo di email tamburellanti, adempimenti vari, moduli, telefonate?
Ispirato dal brillante "Dear Data", un giorno della settimana scorsa ho deciso di appuntarmi (più o meno) tutti i pezzettini di una giornata abbastanza standard. In altri momenti avrei forse fatto altre cose ma il succo credo sia lo stesso. Ne è uscito questo elenco di dati "reali", in cui ho inserito qualche iniziale per non implicare colleghi e collaboratori che si potrebbere bene riconoscere. E un micro-campione senza significato statistico (Francesca inorridirebbe!) ma con parecchio significato per me. Se proprio non v'interessa farvi gli affari miei, scorrete pure in velocità, credo che il messaggio passi forte e chiaro anche senza i minuti dettagli dei miei rapporti coi CUP della provincia:
9:18 controllo banda consumata
9:21 email a C
9:30 email a M
9:32 email ad A
9:36 registrazione esami
9:41 risposta a T
9:48 email organizzativo per corso
9:58 email E articolo media
10:01 WA C per mandare email (WA sta per whatsapp)
10:01 WA collega
10:03 email interlocutoria "aspetta un attimo, non ho tempo"
10:21 lunga telefonata con R per laurea su zoom
10:31 email a laureanda per zoom
10:34 inizio aulss 2
10:38 fine "non ci sono operatori", la richiameremo
10:44 email per lettera di referenza (interlocutoria)
11:06 fine richiamata per visita (senza esito)
11:21 sono stato 15.01 minuti con operatrice gentile di CFranco, prenotato!
11:25 studio lettera per V
11:35 chiamata di C
11:54 rientro da caffè
11:55 WA con P
11:58 email F per commissione online
11:59 WA con P
12:35 fine stesura lettera referenza per studente bravo
12:42 prima reference spedita
12:56 seconda reference spedita
12:58 lettera di conferma referenze a V
13:39 finita la pausa pranzo, contatto WA infermiere per vaccino
13:46 cancellazione appuntamento esami sangue
13:51 email a G
13:57 email a G (è un altro!)
14:08 partita veloce a bkgm, vinta! (sono i primi segni di cedimento...)
14:16 revisione partita che mi ha portato a 1790 fibs
14:23 email organizzativa a C
14:28 letto email per distinguere urgenze da altro
14:36 finisco di bere una tazza di the
14:38 email a G e C
15:19 email a B per seminario settimana seguente (con pausa)
15:33 inizio lettura paper di X
15:36 email a Z
15:54 telefonata di C mentre leggo paper
16:29 finita tazza di caffè che mi sono fatto e 6 pagine di paper (7 minuti l'una)
16:32 sospendo tutto e mi metto a fare i piatti
17:00 finiti i piatti (mentre ascoltavo il tg3 delle 16.45)
17:20 mi distraggo cercando "Trieste, verde bianco e rosso" su raiplay
17:21 torno al paper, è buio e fra mezz'ora devo "presentare" a un webinar
17:35 email di D con bio, mi vesto
17:43 studio le bio di B e di G
18:05 inizio dopo che E ci ha ammesso online
19:15 esco dal webinar e...
19:30 a tutta manetta preparazione e collegamento per fare pilates (e fine della giornata!)
È un giorno come tanti altri ma come diavolo avrei potuto fare qualcosa in questa "normalità"? La qualità richiede concentrazione, la scienza richiede dedizione che rasenta la ferocia e la cura dei propri e altrui pensieri richiede attenzione. E invece il rumore di fondo di questa sequenza mi pare oggi e mi è parso allora distruggere ogni speranza sotto i colpi di un multitasking selvaggio e un fiume di distrazioni e cambi di fronte (cose che fra l'altro sono note per essere deleterie, produrre errori e inquinare le idee, come c'insegna Spitzer in "Demenza digitale").
Questa deriva non è una novità e, ad esempio, Ben Martin nel 2017 in una rivista che discute temi manageriali relativi all'innovazione scrive:
In recent decades, many universities have been moving in the direction of a more hierarchical and centralised structure, with top-down planning and reduced local autonomy for departments. Yet, the management literature over this period has stressed the numerous benefits of flatter organisational structures, decentralisation and local autonomy for sections or departments.
Già: negli ultimi decenni abbiamo diretto l'università verso modelli centralizzati e gerarchici... con controllo top-down attuato con continue raccolte di dati su piattaforme, monitoraggi, valutazioni semi-automatizzate... nonostante la letteratura manageriale sottolinei i grandi benefici di strutture organizzative orizzontali snelle e decentralizzate... Trovate l'articolo a questo link e sono debitore a Pia di avermi segnalato un paio d'anni fa un altro approfondimento in cui si segnalava la stessa cosa: i docenti fanno sempre meno quello che t'aspetti da loro (didattica e ricerca) e passano sempre più tempo affacendati in altri compiti e compitini para-amministrative e meta-burocratici.
Al tempo si pensava che il tema di come fermare questo processo potesse entrare nel dibattito per l'elezione del nuovo rettore. Poi l'elezione si è svolta in un'atmosfera surreale, con dibattiti online per colpa del covid-19 e scarsa discussione di temi di ampio respiro che pure trovavano posto nelle piattaforme dei candidati migliori. Alla fine dopo 6 anni di un omino perennemente in nero abbiamo eletto la sua vice, sigh... pazienza, fatta una papessa se ne fa un'altra (fra sei anni).
Ritengo però che non si possa attendere oltre per ragionare e provare a cambiare qualcosa nell'organizzazione del lavoro per limitare lo strapotere di queste che gli ingegnieri chiamerebbero "correnti parassite". Non sto dicendo che è semplice e probabilmente il ricorso a strumenti informatici è stato ulteriormente e definitivamente acuito nell'emergenza sanitaria; forse io sto invecchiando e non reggo più i ritmi di lavoro di un tempo; forse il continuo sottofinanziamento del sistema universitario rispetto agli altri paesi europei sta presentando il conto ("meno persone e finanziamenti = meno servizi e più lavoro per chi resta").
Credo che si potrebbe tentare anche qualche aggiustamento interno: abbiamo il dovere di tagliare diversi processi kafkiani e semplificare questa boscaglia di richieste e raccolte dati, posso anche accettare che il carico extra-didattico ed extra-scientifico sia aumentato, forse fa parte dello zeit-gest. Ma si potrebbe riorganizzare il supporto amministrativo ai docenti creando gruppi in cui, ad esempio, una risorsa dedicata è parte di un team di 6 docenti affini per interessi o settore (per fissare le idee pensate a un ordinario, due associati e tre ricercatori/post-doc), in modo che questo manipolo di 7 persone possa interagire al suo interno e contare sull'aiuto di una persona del PTA che aiuta a sbrigare la mole di compiti "extra" che sarebbero richiesti a tutti i membri del team.
È solo una proposta da blog e sicuramente se ne possono fare di migliori. Ma credo che sia ormai ineludibile sterzare e cambiare strada per tornare a dare la sacrosante priorità ad attività centrali e focalizzarsi sul miglioramento della didattica che ormai sta diventando di esilità preoccupante tanto è schiacciata da altre incombenze.
We're on a ride to nowhere
Come on inside
Takin' that ride to nowhere
We'll take that ride
(Talking heads)
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