Saturday, December 02, 2006

La storia dei deportati

Questa e’ una storia per Marco, Valentina, Anna, Lorenzo, Jacopo, Veronica, Samuele, Paula, Emma e Oscar. Ma non e’ una storia “storia”, e’ una storia vera, successa qui in Australia molti anni fa.

Quando gli inglesi scoprirono l’Australia a qualcuno di loro venne un’idea. Siccome l’Australia e’ una grande isola circondata dal mare e molto lontana dalle altre terre abitate dagli uomini, pensarono che poteva essere usata come una grande prigione, tanto da qui sarebbe stato impossibile scappare. Questo lo pensavano loro!
Gli inglesi cominciarono a caricare i prigioneri delle prigioni in Inghilterra su grandi navi e dopo mesi e mesi di navigazione li scarivano qui in Australia. Si chiamavano deportati perchè erano obbligati a venire qui a scontare la loro pena e venivano messi ai lavori forzati: dalla mattina alla sera dovevano spaccare la pietra oppure fare altri lavori molto faticosi senza potersi fermare o andar via altrimenti venivano torrturati e imprigionati un’altra volta.
Ma qualcuno riuscì a scappare. Uno di loro si chiamava Martino. Martino era un ladro, poi un giorno fu preso dalla polizia e condannato a essere deportato in Australia e qui obbligato ai lavori forzati. Un giorno Martino e altri due compagni deportati che si chiamavano Lorenzo e Giorgio progettarono un piano per scappare. Senza essere visti da nessuno si nascosero in una grotta strettissima e rimasero li’ per tre giorni aspettando che i soldati smettessero di cercarli. Poi si legarono i vestiti e tutte le loro cose in testa per non bagnarle e attraversarono a nuoto la baia stando attenti a non farsi scoprire dai cani da guardia e soprattutto dagli squali che infestavano quelle acque.

Quando riuscirono a raggiungere l’altra riva Martino e i suoi compagni erano finalmente liberi e per vivere cominciarono a fare i banditi andando a rubare nelle case e nei negozi, ma senza usare violenza e senza fare troppi danni, così diventarono famosi come i “banditi gentiluomini”. Ma un giorno Martino fu catturato e condannato ad essere impiccato. Invece un’ora prima di essere impiccato la sua condanna fu cambiata e Martino venne mandato un’altra volta ai lavori forzati. Questa volta si comportò come un prigioniero modello tanto che molti anni dopo riuscì comprarsi una fattoria e lavorò come agricoltore per tutto il resto della sua vita.

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