Saturday, October 31, 2015

Museo Bailo

Post veloce per sottolineare un highlight della città che ha di recente bloccato il traffico per la sua (ri)inaugurazione dopo 12 anni di chiusura e quasi 5 anni di lavori.

Siamo stati a vedere il Museo Bailo di Treviso, in una sfolgorante giornata d'autunno, curiosi di vedere per la prima volta le collezioni che contiene. C'è molta trevigianità in Arturo Martini e Gino Rossi e negli altri artisti che comunque solcavano l'europa da Parigi a Monaco per vedere e odorare gli esperimenti artistici di un mondo che viaggiava a folle velocità verso la prima guerra mondiale.

La facciata esterna e la tersa luminosità interna.
Non sono per nulla esperto ma leggo nei pannelli di Arturo Martini e della sua Ca' Pesaro, quando per un periodo l'ombelico del mondo era là. E ci sono le opere, belle, stranianti, anche paurose come una maternità arpia, e insieme dolci e inquietanti.


In alto un gesso di Martini, elegantemente valorizzato da una fascia metallica dorata. Sotto, la versione di Ca' Pesaro a Venezia.
Resta nella memoria anche la forza visionaria e fauve di Gino Rossi, che finì i suoi anni in manicomio dopo aver illuminato il mondo coi colori e con l'amico Martini.

"Paesaggio Asolano" di Gino Rossi. Si vede la chiesetta di Monfumo, edificio familiare a tutti coloro che transitano per i colli.
Il museo in sé è anche una bellezza architettonica che ha valorizzato il convento degli Scalzi e i suoi chiostri. Le finestre disegnano dei De Chirico e i dettagli sono illuminanti, ampie vetrate, grate metalliche e placche d'acciao vivo. Bentornato Bailo!



Un De Chirico fatto in casa, preziose immagini dell'enorme lavoro di  remise en forme del museo e un dettaglio della porta d'ingresso.

Sunday, October 18, 2015

Tutti gli uomini del presidente


Mi godo da giorni, a mo' d'ornitologo, una frenetica attività all'ex-macello. There is something in the air, gran parecio, chiacchiere fra i passanti e molti lavori manuali. Arriva a compimento dopo 19 anni il restauro del Mulino Passuello, il grande S. Giobbe è finito: un lavorone da 19.000 metri quadri, in uno dei luoghi simbolo di questa città screziata di tante cose, inclusi edifici d'archeologia industriale che avevano perfino solleticato i progetti di Le Courbusier.


Abbiamo il mulino, dove si spostano in prevalenza i colleghi giuristi; abbiamo il giardino, dove gli studenti potranno "riposare durante le lezioni" come dice con involontaria comicità la Nuova; abbiamo una biblioteca sfolgorante di luci, volumi e collezioni. Abbiamo tutto... eppure oso trafugare proditoriamente un leggendario pezzo di Bubola, che ho sempre e solo dedicato a Cesira, per provare a colmare una mia inconsolabile e acuta sensazione di mancanza:

E mi trascino la notte e il giorno come un fantasma di bar in bar
bevendo birra, tossendo lacrime sfidando la forza di gravità
con un bicchiere sopra la testa ed una voce dentro di me
che mi ripete, che mi ricorda
che non ho niente se non ho te
molto di niente se non ho te


Potranno mai perdonarmi Bubola (e, specialmente, Cesira!) per questo accostamento? Non ho niente se non ho te, non ho niente se non ho il presidente!

Infatti, come sapete, girava la voce che sarebbe arrivato anche lui, his majesty the king e presidente del consiglio Matteo Renzi. Da giorni ammiravo squadre di lavoratori intervenire con la carriola nel corridoio di S. Giobbe per sistemare la pavimentazione. È stato bello vederli rifare le boiacature fra le pietre d'Istria, cazzuola e via dove c'era più bisogno. Io posso anche pensare che hanno dato, come diremmo dalle mie parti,  na passada dove passa el prete, a macchie di leopardo e allestendo piccoli micro-cantieri. Ma è lo stesso, hanno anche rifatto gli intonaci, anche questi a scacchiera, un pezzetto malandato si, un altro in forma migliore, no. Una lodevole spending review estetica ancor prima che finanziaria: si fa solo quel poco che serve a migliorare tanto l'immagine, il resto della salsedine è evidentemente del maligno.

Microcantiere per pavimentazione e sistemazione locali/intonaci/ quel che serve...
E io che per anni avevo pensato che fosse una cosa ex-democristiana d'altri tempi: prima delle elezioni, che le vincevano sempre loro, comunque si dava un'asfaltata veloce alle stradelle (ve lo ricordate il macadam?) e si cambiavano le lampadine ai lampioni per migliorare la sicurezza notturna. Insomma si metteva a posto. Da noi hanno lavato perfino i vetri, l'ultima volta che io ricordavo simili "pulizie di primavera" risale alla Gelmini! Devo ammettere che questi democristiani erano renziani ante litteram? Forse si, se si giudica dai lavori pubblici che si dispiegano per l'arrivo dei potenti o in occasione degli appuntamenti elettorali. E aggiungo comunque che, se questo è l'effetto, vale la pena invitarli più spesso i politici: una volta Renzi e rifacciamo la pavimentazione; una volta, che ne so, la Boldrini e sistemiamo gli intonaci; poi sotto con Grasso e via di questo passo: gli edifici restano perle d'arredo urbano e i locali sempre sbiancati di fresco.

È stato bello anche attendere trepidanti in aula magna che arrivasse il Renzi: brusii, chiacchiere, tweet. La solita e sempre interessante fenomenologia di chi sta in piedi "in corridoio", in apparenza lì per caso, a conversare leggiadro come a un high tea, ferocemente in vista. Tanti colleghi, tanti politici, molte uniformi, carabinieri in divisa di gala con un pennacchio così bello da fare vacillare anche un obiettore come me!

Poi arriva il presidente e noi di CF partiamo con gli effetti speciali: giù le luci e show di muscoli multimediali con video a tutto schermo, Carmina burana ad alto volume in una lingua che non ho capito ma di grande effetto, immagini oleografiche di una Venezia visivamente rapitrice e sotto-titoli che, appunto, sotto-lineano i "1000 follower", i "10000 studenti", i "100000 metri quadri", i "1000000 di euro investiti"... Eddai che scherzo, non mi prendete alle lettera, serve per dare l'idea!

Effetti speciali, Rettore, Brugnaro, Donazzan... noi si ballava sui tavoli con Renzi in platea!
Adesso, per due righe, smetto di scherzare: veramente sembravamo una super-potenza accademica e sentivo l'orgoglio istituzionale di aver contribuito un cin a fare un campus di paurosa bellezza. Harvard, MIT, Sorbonne e atenei foresti tutti: mangiate pure la nostra polvere! "Il futuro è qui!", come recita il titolo di chiusura del video. Poi parlano il rettore Bugliesi, discorso bene in campana; si passa la parola alla Donazzan che m'impressiona positivamente perché evita la polemica leghista e le riesce pure di usare con deliziosa ironia l'aggettivo "sereno", che resterà per sempre renzianamente appropriato; poi anche Brugnaro si difende con onore parlando a braccio e, pure a lui, mi tocca obtorto collo dargli dei punti dato che assolve il ruolo con la professionalità degna della fascia di sindaco che indossa.

Poi, Renzi: parla bene, camicia bianca d'ordinanza e tenue tocco di colore con cravatta celeste, eye contact. Dice molte cose, dice che è stato sindaco anche lui e che "il governo farà la sua parte", Brugnaro chiama l'applauso che la platea concede. Dice che "bisogna fare uscire l'università dal perimetro della pubblica amministrazione": bello, brutto o speriamo ben?  E poi, perché "il perimetro"? Hai qualcosa contro "l'area della pubblica amministrazione"? Scusate, fisima matematica! Dice tante cose, le dice bene, le dice con energia, in fondo suona la carica per tutti e dice che ascolteranno le voci che vorranno interloquire e poi faranno quello che c'è da fare (ahi, ahi... vedo la sinistra PD in un nuovo incubo!)
Tutto curato, il centrotavola pare un merletto di Burano!

Ok, la festa è finita. Mentre Renzi va in visita io passo per l'ufficio e preparo con cura l'imboscata al buffet (mise en place curata, camerieri in gran tiro giacca nera elegante, cibo bello da vedere ma, come dire, etereo al punto che devo fare parecchi giri).

Ripenso al titolo del post:  non mi deludere ancora, presidente, non finirmi nella discarica della storia come un Nixon qualsiasi...

BEC: un fior di biblioteca (source)