Saturday, March 26, 2016

E morte non avrà dominio

sabato santo, post inaspettato, mentre sono in pausa pranzo dal ciclo di pulizia, un po' pulisco casa ma un po' ramazzo il mio mondo dalle scorie di troppe intensità locali e piccole battaglie che diventano però smisurate per la voglia di (stra)fare e l'ossessione per la qualità, nel tentativo di abbattere i miei multini a vento dopo aver spinto il ronzino a grande velocità per tanto tempo.

il triangolo si chiude quando sento una bellissima puntata di "Passioni" su Radio3, che ragiona sulla poesia e su quanto sia insensato pretendere di capirla.  più che una figura geometrica mi sento di contemplare un personale corto circuito di cuore e cervello, di scienza e anima.  forse il punto di partenza è la bellissima "La misura del mondo'' di Azzura D'Agostino, letta qualche giorno fa.
In matematica non sono brava.
Perdo il conto delle foglie dei rami
e per le stelle ogni volta ricomincio da capo.
Non riesco a misurare il salto delle cavallette
e non so la formula per il perimetro delle nuvole.
Il calcolo di quanta neve sia caduta mi sfugge
e anche di quanta ne possa reggere un filo d'erba.
La somma dei passi per arrivare al mare non mi riesce
e mi chiedo se per il ritorno devo fare una sottrazione.
Ho diviso il numero dei semi per i frutti
il risultato è una nuova foresta e ne avanza qualcuno.
Se moltiplico le giornate di sole per quelle di pioggia
ottengo più di sette stagioni e non so quante settimane.
La matematica mi confonde. Come misura del mondo è strana.
Per quanti conti si facciano qualcosa non torna mai pari.
Due finestre fanno una vista? quattro muri sono una casa?
Noi siamo i nostri centimetri, chili, litri? quanto pesa un segreto?
quanto misura una risata? e l'area del cuore come si calcola?
È evidente che la parte più profonda di me non è d'accordo: una delle poche cose che capisco è la matematica.  eppure è altrettando adamantino che la D'Agostino ha ragione e per giorni mi sono portato dentro questa antitesi un po' bislacca, fra purezza di visione e confusione della realtà, con quei versi che mi ricordano i sorrisi del Gatto di Chesire.  Razionalizzando anche troppo, la poesia evidenzia un conflitto fra modello e oggetto del modello: tanto è elegante l'uno quanto è sfocato l'altro.

Da http://www.verascienza.com/wp-content/uploads/2014/08/stregatto.jpg
Poi, a caso, oggi sbatto sulla trasmissione di Davide Rondoni, "La poesia dei vivi", Radio3, 26/03/2016:
  Molto spesso le poesie non si capiscono
  ogni tanto me lo dicono:
  le poesie, specie quelle contemporanee, non si capiscono
  un tempo provavo a spiegare un po'
  ma adesso prendo una strada più veloce.
  Perché lei sua moglie la capisce? i suoi figli li capisce?
  La guerra in Iraq l'ha capita? Qui non capiamo niente
  e bisogna capire solo le poesie?
  Cosa vuol dire veramente capire?
  ...
  Pensiamo forse che capire una persona sia, dopo 5 minuti
  o 5 anni o forse 50, guardarla negli occhi e dire
  "io ti ho capito, non hai più sorprese per me
  non hai più nulla da dirmi, non mi sorprenderai mai più?''
  Pensiamo che sia questo capire?
  Pensiamo che capire sia definire --de finis, mettere dei confini--
  ...
  Mentre invece no: le poesie, come le persone, non si capiscono.
  Si comprendono, cioè si prendono con te
  e per tutta la vita ti parleranno, ti stupiranno, ti faranno dei casini
  ti metteranno in questione, ti faranno dei problemi.
  Non è che Dante l'abbiamo capito, Dante continua a parlarci
  e anche la persona che ami, con cui stai, che hai sposato
  continua a parlarti a sorprenderti. Se non ti sorprende più, è
  finito tutto.
  ...
  Gli uomini sono fatti così: non si capiscono, al massimo si
  comprendono, si portano con te.
ho trascritto un po' al volo, dopo aver scaricato l'mp3 a futura memoria (DownloadHelper sempre sia lodato). mi è venuto di scrivere come se fosse poesia e invece è prosa recitata in radio ma tant'è. ho riascoltato questa bella voce e queste frasi dense a saporite che mi illuminavano sui motivi per cui non capivo la D'Agostino.  e di colpo, invece ho "capito" tutto e mi è venuta voglia di un post, mentre spero che a voi venga la voglia di sentire questo strepitoso podcast.

forse volevo tenere vivo il legame fra matematica, comprensione, poesia e canto del mondo; forse sono solo in debito di post per le troppe cose da fare, in crisi da astinenza da diario e uso il blog come metadone. di colpo, Rondoni prende un'altra piega e mi racconta coi suoi ospiti perché la poesia è vita, la metrica è controllo, coincidenza d'opposti, matematica dappertutto, "è la misura che ci consente di conoscere lo smisurato", sembra Lebesgue!  ma nella vigilia di Pasqua rimbomba in radio la potenza del verso di Dylan Thomas
  "E morte non avrà dominio"
Rondoni riattacca con "La poesia è dei vivi, è una passione dei vivi, perché fa vivere di più, non nel senso di durata, ma più intensamente…" Racconta che la partita non è fra vita e morte ma fra amore e morte e "morte non avrà dominio". 
  Benché impazziscano saranno sani di mente,
  Benché sprofondino in mare risaliranno a galla,
  Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;
  E morte non avrà dominio.
per quanto siano giorni strani, col loro fardello di negromanti fanatici e sanguinari, è nuovamente primavera, domani l'ora legale suona la carica e "morte non avrà dominio". Buona Pasqua.