Monday, April 23, 2018

Leicester adieu

I font delle ferrovie e altri cartelli pubblici sono celebri e
 ad altissima leggibilità. Io ho scoperto quest'affascinante
storia in "Just my type" ma potete farvi un'idea anche qui.
 Chiudo la mia visita a Leicester alle 12.18, prendendo dalla stazione di London Road il "CrossCountry" di tre carrozze con destinazione Stansted Airport. Il treno attraversa queste lande verdi e ben curate con grandi pascoli e montagnole morbide appena accennate, punteggiate di pecore e qualche cottage.  Continuerà così per due ore e venti, nell'Inghilterra centrale con fermate varie fra cui nientepopodimeno che Cambridge).

Sono nel paese di Thomas Cook, l'inventore delle gite organizzate e delle agenzie di viaggio che portano il suo nome.  Ha lavorato qui, cristiano battista e attivista anti-alcol delle lega per la temperanza, ha spostato centinaia e poi migliaia di persone con le sue excursions, portava i clienti a vedere Londra o la Scozia utilizzando per la prima volta quella meravigliosa innovazione che fu la ferrovia.  In effetti, ogni volta che salgo su un treno in UK penso che le ferrovie le hanno inventate loro e si vede: le stazioni e le infrastrutture hanno un che d'antico e britannicamente industriale, mattoni rossi e pensiline di ferro ottocentesche.

Addento il mio panino, comprato da Jacks' durante la mia visita del centro di Leicester, a passo lento e un po' bighellonato, senza furia e senza grandi mete.  Ho percorso la New Walk, una passeggiata urbana alberata e vittoriana che ti porta in centro.  È là da 200 anni, non sorprende nemmeno tanto che si chiami new, evidentemente sono in un paese in cui il passato è abbondante e sempre presente.  Mi compro The Big Issue da un signore di una certa età, ormai è una tradizione e raramente torno dal Regno Unito senza il giornale di strada più geniale del mondo.


Tornando al panino, non è stato semplice sceglierlo al posto della jacked potato (''giaccapatata'' per consumatori accaniti come noi) ma non ho resistito alla baguette con bacon e stilton, "Would you like butter?", "Yes, please". A questo punto, dopo robuste English breakfast molto gradite, continuo a fare l'indigeno fino in fondo. La commessa mi dice che me lo scalda e lo avvolge nella stagnola, così resta caldino.  Ha ragione e in treno mi gusto, con mente e papille, questo panino sensato e ben radicato sul territorio.  Fra l'altro, ci siamo appena fermati a Melton Mowbray, Rural capital of food (così recita un cartello di benvenuto) e luogo d'origine proprio del formaggio Stilton con cui sto impercettibilmente oliando la tastiera.

Stamane, dopo aver raccolto le mie cose e scritto qualche email, sono partito alle 10.00 a piedi per il centro, tirando il trolley lungo la rettilinea Queens Road che pare una di quelle strade tipiche e un po' da cartolina, piena di negozi dal look britannico. Mi fermo anche al Post Office per vedere se posso mandare a casa tre volumi, pesanti come bimattoni, del CFA training program. Li ho raccattati in corridoio al dipartimento di economia dove molti si stanno disfando dei libri inutili per via di un trasloco.  Ci sono numerosi italiani in quel corridoio, fa sempre impressione vedere il numero di connazionali trapiantati all'estero.  Ma forse dovrei dire espiantati perché promanano una forte sensazione di precarietà e logorio psichico e fisico: raramente sembrano felici e pienamente integrati, continuano a parlare in italiano del'Italia, un po' trasandati, ossessionati dal tasso di cambio, dal tax rate, impauriti o, in ogni caso, preoccupati di come evolvono le cose e della pressione burocratica, sempre coi piedi in due scarpe a raccontarti anche che stanno "guardandosi intorno" per vedere se possono tornare.  Insomma, non mi hanno dato l'impressione dei fighi che lavorano all'estero di cui talvolta fantastichiamo e osservo, ancora una volta, che non sembrano per nulla fare la bella vita.

La commessa del Post Office è indiana e sveglia, mi dice che se spedisco tutti insieme i libri del CFA pago più di 30 sterline; prova con tre pacchetti separati ma mi servono sempre 25 pounds + 3 buste.  Nope, me li porto a casa in spalla col sudore della fronte.  Con grande gentilezza mi cambia le monete fuori corso di cui parlo in un altro post, anche se in teoria avrei dovuto andare in banca e aprire un conto.  Esco contento con un biglietto da 10 valido ma ancora di più perché ci sono ancora persone (di un piccolo ufficio di periferia) che inseriscono il cervello e l'anima per una piccola grande cosa, senza dire sempre no, non si può, non si deve...

Cattedrale di Leicester
 Dopo la new walk ho visitato la cattedrale, scortato dalle signore volontarie che mi hanno raccontato, fra l'altro, ogni dettaglio sul drappo che ha coperto la bara di Riccardo III, che è stato sepolto qui nel 2015. No, non sono fuso: RIII, come lo chiamano qui, è l'ultimo re d'Inghilterra morto in battaglia nel 1485, a Bosworth Fields. Il corpo però era andato perso, cose che capitano nel medio evo.  Ma la buona sorte ha voluto che le spoglie di RIII siano state trovate qualche anno fa.  Alla fine, con tanto d'expertise dei docenti della locale università e test del DNA, dopo avere accertato che le ossa erano proprio del sovrano, è stato risepolto e ora riposa finalmente in pace nella cattedrale.

È uscito un sole bello forte, l'altoparlante del treno gracchia più o meno che non funziona l'aria condizionata e che ci possiamo recare in un'altra carrozza.  Non ci penso nemmeno ma mi devo spostare dalla finestra verso il posto sul corridoio a caccia di ombra, continuando a godermi questo caldo tropicale con le maniche della camicia tirate su.  Verso la fine del viaggio scambio la grandiosa cattedrale di Ely per una chiesa di Cambridge. Arrivo a Stansted con robusto anticipo e, tenuto conto che il controllo di sicurezza è rapidissimo, finisco bivaccando due ore nell'area comune.  Anyway, I'm back!

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