Attacchiamo con i 108 verso le 6.15, un saluto dietro l'altro, scanditi dalle 9 fasi, uno mi allungo, due sguardo alle ginocchia, tre guardo la fronte, quattro piegamento, cinque cane a faccia in sù, sei cane a faccia in giù (inserto: uno, due, tre, respiri) e poi si torna a casa, samastithi. mi piace questa sequenza di 9 passi ripetuta 108 volte, un mantra che ti prende e ti porta via. ci riconosco altre esperienze di vita comune: la bella ripetitività del contare le pecore quando non arriva il sonno, ma anche le 100 disequazioni fatte per esercizio fino a quando non solo capisci ma meccanizzi il procedimento e sciogli l'esecuzione e le 30 serie da 10 tiri da fuori di Drazen Dalipagic, uno dei più grandi tiratori di basket di tutti i (miei) tempi. e ci potrei aggiungere il rosario con le sue 50 avemaria e la stessa corona di grani che Romina usa per scandire il conto alla rovescia verso 108. Queste serie, successioni lunghe e incessanti, grondano di matematica che mi risuona dentro, mi confermano la solida certezza che i piccoli passi ti portano lontano e che l'archimedeità è una potenza esistenziale oltre che una proprietà dei reali.
Guardo l'orologio solo alle 6.30, per un attimo, c'è da aver paura! Saremo sì e no arrivati a 30 saluti. io sgrondo anche di sudore, oltre che della matematica di prima, le mani che scivolano sul mio tappettino pieno di gocce ad ogni cane faccia in giù... Romina mostra vista e cuore acuti, se ne rende conto e mi da un tappettino ``serio'', di quelli in cui non mi sento sul ghiaccio. da quel momento, a poco a poco, quel che resta dei 108 comincia a volare via. forse era destino, ma comincio a respirare col ritmo giusto, a rallentare le inspirazioni e espirazioni, a godermela un po'. occhi bene aperti, ``che sennò la mente ti porta via'', sbircio anche la perfezione allungata dei cani a faccia in sù di Cristiana (grazie!), prendo energia dal respiro di chi mi sta accanto, desincronizzando le mie braccia con le loro per evitare di sbatterci quando apriamo e chiudiamo le ali all'inizio e alla fine dei saluti. ho l'impressione, a partire dall'ottantesimo saluto o giù di lì, che potrei continuare a lungo, sfioro quello stato di flow mentale e fisico in cui fai quello che devi, lo fai bene, non ci pensi più e tutto scorre nel modo giusto. succede in certe biciclettate, in certe lezioni, in certi post in cui tutto s'incastra nel punto esatto senza fatica apparente. oltre che flow è glow!
Romina dice ``100'', è una folgorazione, vediamo la fine, altri 8 saluti e siamo al capolinea, me li gusto con la sensazione blandamente trionfante di chi non sapeva del tutto se ce l'avebbe fatta e ne ha pur sempre sgranati 108. sono contento, rilassamento, sorvolo sulla voce dal tono udibilmente irritato della signora che si lamenta che le abbiamo occupato il parcheggio dei clienti (ma quali se sono le 7.40 di mattina...)
Ringrazio e saluto, mi rituffo nel traffico che a quest'ora inizia a mordere rabbiosetto, tutti zigzagano e si fermano a ogni buco per lasciare i bambini a scuola, raccogliere i passeggeri, arrivare puntuali al lavoro. il casino mi fa pure simpatia, per qualche ora vivrò di rendita e poi i pensieri, l'ASN (questa te la racconto fra un'anno e mezzo), le grane e tutto il resto verranno a riprendermi. ma mi resta la consapevolezza, molto numerica, molto mia e forse molto yogi, che sono protetto da 108 ekam, dve, trini, catvari, panca, sat, sapta, astau, nava... bei numeri, no?
[Si leggono yekan, duei, trini, ciatvar, pancia, shat, sapta, astau, nava. E per chi non vive di sola matematica, l'archimedeità è quella proprietà dei numeri reali che dice che anche se y è grande a piacere e x è piccolino, esiste un numero n tale per cui n volte x supera y. Te lo ridico come piace a me: per quanto piccolo sia il passo x, se lo moltiplichi tante volte si va oltre qualsiasi limite y...]
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