Wednesday, March 08, 2017

Über alles

Quasi certamente si tratta dell’albergo più costoso della mia vita. E con altrettanta sicurezza è anche il peggiore che io ricordi: un buco bene organizzato con degli adesivi di carta sulle porte per indicare il numero di stanza, la moquette filamentosa verde vivace tipo prato sulle pareti, i soffitti dei corridoi bassi e pure controsoffittati e illuminati né più né meno che come fossero cunicoli del braccio della morte. La mia camera poi è uno spettacolo di sottoscala. sì, un sottoscala in cui almeno non picchio la testa se mi alzo di scatto, dato che la parte bassa sta verso i piedi. il bagno è microscopico, il bidet occuperebbe metà dello spazio, rigorosamente cieco e senza nemmeno l'aspiratore "vortice". però, pensa un po', ci sono le misure di sicurezza: l'uscita d'emergenza dal nome pomposo di "Notausstieg" è sulla finestra. sì, in caso di bisogno si esce dalla finestra... guardo fuori, sono al primo piano e sotto c'è un parcheggio. in emergenza puoi sempre saltare e sperare di atterrare sul tetto di un'auto che attutisce!




Ma dove sono capitato? E' o non è la stessa Germania che poche ore fa mostrava il bicipite possente allo ZIF, l’istituzione di ricerca superiore interdisciplinare più vecchia dello stato, quadri artistici alle pareti, appartamenti per i fellows, stanze luminose acciaio e vetro mollemente adagiate su una collina? come ho scritto altrove, alle città bisogna lasciare tempo, sennò non hanno il tempo di mostrarsi. questo albergo in Am Wald 6, Dusseldorf-Benrath, profonda periferia della Dusseldorf con un aeroporto strafigo dotato di Flughafen Banhof e Skytrain mozzafiato, questo albergo -dicevo- è la sintesi di un bel dilemma in cui anche i tedeschi sfiorano il terzo mondo e forse lo toccano con mano. eppure, fammelo dire, a poco a poco, se gli dai il suo tempo, anche posti luciferini come questa topaia dove forse passano danarosi profughi o magnaccia, rivelano la loro corrusca bellezza. Intanto è più pulito di quel che pare: un buco allo spic e span, diciamo così. poi mi lasciano sul piumone e cuscino una bustina monodose di ciuccetti Haribo Goldbären. infine, la signorina alla receptionist, sui 25 anni appena appena portati malino, quando capisce che non faremo colazione perché partiamo all’alba si offre di farci la colazione al sacco. datti un pizzicotto e ripeti con me: “colazione al sacco?”. questi devono essere fuori di zucca, ti pare che m’importi della colazione al sacco in questa allegra fognatura?

a un certo punto ce ne andiamo, saranno le 10.00, decisi a trovare un boccone da mangiare. passiamo per una strada che mi pare la quintessenza della periferia: desolata, sgarrupata, case troppo sfatte e troppo chiuse, poca luce, perenni lavori in corso… poi arriviamo a un sottopasso che invece fiammeggia sotto le luci strobo-neon che lo accendono a giorno. ci infiliamo in questo budello colorato di graffiti immersi nel rombo di fiumi di macchine che ci passano sopra sull’autostrada. mi attendo da un momento all’altro una gang di malviventi o, peggio, di skinhead rasati e tatuati con una croce runica sul braccio destro e una svastica sul sinistro.

 
ma non succede nulla e arriviamo al grande parcheggio sotto al grande viadotto, quello dove passano i fiumi di macchine di prima, e a poco a poco affiora un paese, Benrath, dove c’è pure una Halte Kirche in mattoni rossi e un centro storico con i negozi. sono chiusi sprangati ma mi vien pure da dire che “è un bel centrino”. e troviamo Palmenhaus, restaurant-biergartner e unico posto in cui trovi da mangiare in questo lembo di svincoli autostradali periferici. è gestito da greco-turchi, due popoli molto popolari nella Germania di questi anni, io mi sento dentro una sintonia mai provata prima col sud del mediterraneo! sotto col mezzo tedesco, “was ist Pilzen?”, fungo, “ablo espagnol”, can we have a soup, ya e avanti con una babele funzionale che ci consente di capirci e anche di stupirci di un locale il cui sito recita "mitten unter den Palmen im Zentrum von Benrath")

non so che dire di questa Germania supertecno che ti fa sempre sentire in deficit di efficienza e con la nostalgia di casa. alla fine ci prendiamo una zuppa di pomodoro (con panna dolce, strano ma vero), una weizen e una wiener schnitzel (Barbara liscia con le patate fritte e io con patate arrosto e salsa di Pilzen). stavolta siamo caduti in piedi e mi porto pure via il tovagliolo con la palma, che anche in questo posto surreale ha il sapore di mare e di sole. aufwiedersen a tutti!

[A futura memoria: siamo venuti a Bielefeld, Nordrhein-Westfalen, per il kickoff meeting del leggendario progetto di ricerca EU funded ExSIDE "Expectations and Social Influence Dynamics in Economics". May the force be with us fino al 2020!]

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