Tuesday, August 22, 2017

Monte Grappa downunder

Strisce di muscoli mi bruciano ancora forte e chiaro, è una cosa superficiale ma quadricipiti e tibiali sottocute sono ancora in fiamme a distanza di due giorni pieni.  È merito del sentiero 106 da Cima Grappa al Santuario della Madonna del Covolo. Venerdi 18 agosto sono ritornato in Grappa, dopo che ci ero stato in notturna il mercoledì precedente. Non mi capita spesso di andare su e giù per il Grappa, che pure è forse l'unica montagna nota e amica, ma avevo un compagno d'eccezione e ho fatto discesa e salita con Andrew, un trentenne australiano incontrato la sera prima.

In questo piccolo mondo capita che Cesira, mentre attendiamo un tavolo all'aperto alla Piola, si sente chiedere ``Hiccups, eh?  Did you drink too much?''  Pardon?  Andrew aveva scambiato i suoi singhiozzi liberatori, quelli che dissolvono a volte mal di testa latenti, per i postumi di una birra.  È un inizio e alla fine chiacchieriamo tutta la sera, lui ordina una seconda birra mentre noi finiamo la pizza e di ciacola in ciacola veniamo a sapere che è di Brisbane, è stato nell'Australian Army per 5 anni e che poi ha lavorato in servizi di security in Afganistan, anche per la sua ambasciata, e altrove.  Non immaginatevi Rambo, tutt'altro: di media statura, compatto e di carnagione chiara tendente al pel-di-carota, parla un inglese facile da capire (cosa non sempre scontata per un Aussie), è reduce da 35 giorni di cammino di Santiago, da Roncisvalle a Finisterre, inserendolo in un viaggio di 3 mesi circa in Europa.  Gli chiediamo come mai è a Treviso e ci dice che, proprio sul cammino, ha conosciuto tante persone e amici di Motta di Livenza e Udine lo hanno invitato dalle nostre parti.  Detto, fatto: dal Queensland a Treviso-Motta via Santiago, non è la prima volta che osservo che le varie walks of life seguono percorsi non geodetici, arabescando uomini, paesi ed esperienze in modi non lineari e degni di nota.  Andrew clearly "got the action, he got the motion".  Questo, poi è un blog figlio del continente giusto, Sydney nel nome, viaggi e lontananze-vicinanze fisiche e mentali nelle storie e nelle assonanze (e per altro il Grappa è già entrato in queste pagine, lettore compulsivo sei avvisato!)

Il punto è che il Grappa lo tira fuori lui, "vorrei andarci, ho sentito parlare del monumento ai caduti, ma non ci si riesce con l'autobus..."  È appena stato a vedere Villers-Bretonneux (credo) dove stanno migliaia di suoi connazionali, mandati sotto comando inglese a morire per gli stessi motivi che anche da queste parti hanno generato migliaia di caduti.  Taglio i dettagli, ci fa (tanta) simpatia questo ex-militare fresco di Kabul, con la leggenda dell'ANZAC e Gallipoli nel cuore, sobrio e apparentemente senza coltello fra i denti, che ci parla della necessità di ricordare e che ha letto del Monte Grappa e del suo sacrario.  Penso che, in effetti, andare in Grappa in autobus non si può e, in ogni caso, ci si impiegherebbe un tempo così lungo che tanto vale andarci a piedi...

Cesira mi sorprende, non sempre dà confidenza agli sconosciuti, specie se le fanno notare il singhiozzo, e propone di offrirgli un passaggio all'indomani fino all'attacco del sentiero 151 di S. Liberale.  Detto, fatto.  Ci salutiamo con l'appuntamento per le 9.00 del mattino dopo, il piano è di scarrozzarlo e di lasciarlo andare su da solo lasciando che si trovi in autonomia un modo (non ovvio) per tornare a Treviso.  La notte porta consiglio e alla fine decido che posso fare andata e ritorno con lui, conosco il sentiero 151 come le mie tasche e mi rendo conto che per prendere la corriera MOM (Mobilità di Marca) delle 17.15 da Crespano del Grappa a Castelfranco serve metodo e organizzazione.  Inoltre non salgo in cima di giorno da tanto tempo e, fresco visitatore di Redipuglia, rivedere l'ossario m'incuriosisce specie in compagnia di un ex-fante del Commonwealth.

Partiamo alle 10.20, su per ``Plan of the Ball'' lungo quel bel serpentone di sassi bianchi, piccole pause per bere, banana, foto, in una giornata sfolgorante.  Facciamo, come da tradizione una pausa e selfie a Pian dea Baea e poi via per l'ultimo tratto verso la cima che raggiungiamo alle 12.22 e dove  non manca un discreto traffico di turisti venuti su in macchina, moto, pullman.  Come gli avevo raccontato speranzoso anche la galleria Vittorio Emanuele è aperta e per la prima volta posso visitare il tunnel, di recente restauro, scavato sotto la cresta sommitale dal febbraio al giugno del 1918.  Il manufatto è impressionante: una lunghissima galleria, con sotto-gallerie che portano a quaterne di nidi di mitragliatrici o postazioni di calibro 75.  Tutto è ben curato e riporta, a distanza di quasi un secolo, a quei tempi umidi e bui, dove i soldati come talpe hanno combattuto rintanati per mesi.



Usciamo alla luce del sole e ci dirigiamo all'Ossario, "Gloria a voi soldati del Grappa": cimitero italiano con circa 13000 morti; cimitero austriaco, altri 12000 a sancire quasi un pareggio che, a me pare, mostra come in un certo senso non ha vinto nessuno (sì, sì lo so, abbiamo vinto noi, ci mancherebbe, è dai tempi di Pirro che uno vince e uno perde senza che sia chiarissimo a nessuno dei due chi sia arrivato primo...).



Percorriamo la via Eroica, gli racconto quel che so, e torniamo al rifugio.  Vedo che Andrew fa delle fotografie in cui inquadra un braccialetto nero.  Mi dirà poi, mentre stiamo mangiando un piatto di pasta prima di spararci la discesa, che porta con sé il ricordo di un compagno d'armi, morto in un conflitto a fuoco in Afganistan, prova a nutrirne il ricordo mentre visita questi incredibili posti di memoria, orrore e valore.
Through these fields of destruction
Baptisms of fire
I've witnessed your suffering
As the battle raged higher
And though they did hurt me so bad
In the fear and alarm
You did not desert me
My brothers in arms 
Dire Straites, "Brothers in arms"

Tornando a toni più lievi, sapevo che per prendere la corriera bisognava scendere celermente da un altro sentiero e opto per il 106 che percorre una valle che sbocca a Crespano del Grappa.  Non lo facevo da anni anche perché si tratta di un sentiero ripido che non a caso è denominato "la direttissima".  Sì, in vari tratti il 106 è solo un'idea: una linea molto dritta fra il punto A (Malga Ardosetta) e B (Covolo), una vera e propria stambeccata in mezzo a boschi ameni con la luce che filtra a macchie di leopardo e in cui spesso viene voglia di usare anche le mani perché non è semplice muoversi su simili pendenze stando in piedi.  Se mi volete ascoltare, è già duro in discesa e consiglio di non farlo in salita o forse provate solo se avete cattiveria, polmoni e gambe da vendere.  D'altro canto, proprio perché il 106 è "direttissimo" e altimetricamente spietato, si rotola giù presto e in un'ora e quaranta siano al Covolo.  Andrew scende con le sue scarpette da ginnastica (o almeno sembrano tali) mentre io, come un dinosauro, in montagna continuo ad andare con lo scarpone da trekking che erano in auge una trentina d'anni fa (alla fine metterò il culo a terra una sola volta e già ridevo prima ancora di aver toccato il suolo, di solito è buon segno!)
La vista da "El balcon", 1265 m, lungo la direttissima  106.
Abbiamo un'ora per raggiungere il centro di Crespano e scendiamo nuovamente dritti come fusi lungo la Via Crucis asfaltata che dal centro porta al Covolo.  È un'altra strada di pendenza accentuata, come sanno tutti i ciclisti che una volta o l'altra nella vita hanno sacramentato cercando per puro orgoglio di raggiungere il santuario.  Tagliamo a sinistra e arriviamo al piazzale dell'autostazione, un po' discosto dal centro e dalla chiesa, alle 16.45.  Passiamo la mezz'ora che ci separa dalla corsa 203 per Castelfranco bevendo alla fontanella, scattando qualche foto del Grappa che incombe sul paese e chiacchierando del più e del meno.  Mi dice che è fed up e che spera di non occuparsi più di sicurezza ed è iscritto a distanza a un corso di Management e leadership, riesco perfino a domandargli due cose tecniche relative ai corsi e alle tecniche di elearning che usano alla Southern Queensland University.

Mi offre il biglietto della corriera, 4 euro, siamo gli unici due passeggeri che vanno verso Castelfranco, zigzagando e ripercorrendo tratti di strada avanti e indietro per raggiungere angoli sperduti di frazioni come Bessica.  Saluti, good luck e scambio di whatsapp per memorizzare i numeri.  Io scendo a Ramon, è il posto più vicino a Riese e m'incammino verso casa con la consapevolezza che potrei marciare per ore e che i kilometri sono (anche) astrazioni.  Sono quelle strane idee, alla Forrest Gump, che ti vengono dopo che le gambe girano per ore e sembrano non volersi fermare più.  Thank you Andrew, have a safe trip back!



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